La finestra sul porcile: Mientras Duermes

Balagueró è l’uomo simbolo di quella brevissima infatuazione collettiva che, non troppi anni fa, ha colto intere comunità di cinefili e che li ha portati a vedere nella Spagna la nuova frontiera dell’horror, prima che questa venisse spostata definitivamente in Francia. Un po’come la mania del cinema coreano, quella lunga stagione che ci ha portati tutti ad apprezzare qualsiasi cosa purché proveniente dalla penisola coreana. Per carità, nessuno sottovaluta il valore della trilogia di Park Chan Wook o quel piccolo gioiellino misconosciuto (da noi) che è Memories of Murder, ma per un breve, quanto interminabile, periodo, schiere di critici si sono autoconvinti che qualsiasi scorreggia filmata da Kim Ki Duk fosse “cinema d’autore”.

Tornando a Balaguerò, il nostro eroe, e qui mi assumo tutte le responsabilità, ha prodotto una discreta quantità di filmetti insulsi, trascurabili e ampiamente sopravvalutati. Darkness e Nameless erano allucinanti boiate indegne di qualsiasi distribuzione al di fuori dei patri confini, Fragile era l’apoteosi del grottesco involontario. Poi la svolta: Balaguerò entra dentro un condominio. Nella Spagna del boom economico e del mercato immobiliare che viaggia su percentuali di crescita in doppia cifra, l’eroe di cui sopra manda una giovane coppietta di yuppies rampanti alla mercé di una psicopatica agente immobiliare e realizza Para Entrar a Vivir, divertissement di un’oretta per la trasmissione Peliculas Para no Dormir, l’equivalente iberico dei Masters of Horror.

Con tutte le limitazioni che il mezzo televisivo impone, l’episodio è il punto artisticamente più interessante toccato dal regista fino a quel momento. E così, saggiamente, torna in un condominio e tira fuori [Rec], una storiella che frulla cliché e spunti altrui per tirarne fuori un prodotto non particolarmente originale ma senza dubbio ben confezionato. Ora, dopo l’incommentabile [Rec]2 è la volta di Mientras Duermes, anche questo girato quasi interamente negli interni di un palazzo.

trattamenti particolarmente raffinati

Accantonati gli pseudozombie posseduti e le frenetiche macchine a mano, Balaguerò gira un thriller dallo schema e dall’incedere d’altri tempi ma assolutamente attuale per le tematiche che affronta in modo più o meno latente. Cesar (Luis Tosar) è il portiere di uno stabile amato dai condomini e (inspiegabilmente) odiato dall’amministratore che non vede l’ora di trovare un pretesto per licenziarlo. Apparentemente gentile e disponibile, nasconde la sua reale natura di sociopatico insoddisfatto dietro sorrisi di circostanza ed ha, come unico obiettivo ed antidoto al suicidio, quello di rendere la vita un inferno alle persone felici. La sua vittima preferita è la giovane architetto Clara (Marta Etura), alla quale riserva una serie di trattamenti particolarmente raffinati senza (quasi) mai destare sospetti nonostante le evidenze. Cesar è un personaggio complesso le cui motivazioni, sfumate da una sceneggiatura che accenna ad un rapporto morboso con la madre morente senza mai approfondire troppo, sono apparentemente irrazionali ed ineludibili. Un uomo rassegnato alla depressione cronica come fosse un destino immanente ma anche un sadico che, non potendo raggiungere la felicità degli altri, progetta di trascinare tutti nel suo inferno personale.

Mientras Duermes, dicevo, dietro la sua struttura classica cela una natura politica, profondamente critica nei confronti dello stato della società attuale, rappresentata dal microcosmo del condominio, metafora sempre efficace nel cinema spagnolo (da quelli variopinti di Almodovar al concentrato di cinismo ed egoismo de La Comunidad, di De La Iglesia, fino a quelli infestati dei già citati [REC] uno e due). I rapporti interpersonali, spogliati dai formalismi imposti da ruoli e convenzioni, si riducono a miseri contenitori buoni solo a svuotare frustrazioni e fallimenti repressi. C’è, in tutto questo, un segno evidente dei tempi che cambiano. Se i due protagonisti di Para Entrar a Vivir venivano sequestrati e costretti a mettere in scena una grottesca rappresentazione di una famiglia felice, oggi non c’è più spazio neanche per l’ottimismo di facciata. Ecco, quindi, che Cesar non è liquidabile come un semplice mostro ma è l’icona di un male che l’Europa occidentale tutta ha covato e fatto crescere per anni, nascondendolo nelle piaghe di un benessere comune che non sarebbe mai scemato. L’anonimo Cesar diventa l’archetipo della sconfitta, non solo privata, ma anche collettiva ed al tempo stesso rappresenta il mezzo per mettere a nudo il becero, superficiale egoismo altrui. Così, tra tarde zitellone pettegole, invadenti bambine che guardano film porno nel segreto della loro cameretta e inservienti strafottenti, ecco arrivare il diabolico finale che riporta la narrazione sui binari di un manicheismo prevedibile. Fare i misantropi pessimisti è un lavoro che richiede talento, ispirazione e tanta pratica. Non è detto che Balagueró ne sia portato. Peccato.

5 commenti

  • A me Nameless non dispiace, regge quasi fino al finale. Di diverso avviso fu la generalità del pubblico del Fantafestival del 2000, dove fu proiettato in anteprima. In sala c’era anche Balaguero che annunciò il film come una ‘pelicula de miedo’ (cioè, ‘di paura’) scatenando il boato ‘pelicula de mierda’ prima ancora che la proiezione iniziasse. Alla fine fu coperto da insulti in spagnolo maccheronico. Ricordo un idolo totale (credo fosse un membro dei Corpsefuckingart ma potrei sbagliarmi) che era venuto con il costume da Mostro della laguna nera.

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  • poche storie ragazzi, Rec è una bomba, il resto, con tutti i difetti ed i distinguo del caso si regge più o meno in piedi ma è vero che Balaguerò è stato insignito troppo presto della nomea di autore horror.
    nel frattempo in francia è andato tutto a puttane (ok, aja ha fatto piranha che è divertente ma è a hollywood e non è alta tensione-che io avevo adorato), in spagna ci sta “solo” De la Iglesia, in Italia stiamo ancora decidendo se Fulci era andato a pisciare o no durante il cinquatesimo ciak della tot scena di Zombi 3

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  • Se devo essere sincero i suoi film non mi sono mai dispiaciuti.Forse, apparte i due REC, un pò troppo lenti, ma il suo merito è secondo me il fatto che finalmente ha inziato a togliere i lieto fine nei film horror.Comunque i francesi sono una spanna avanti ormia , anche se mi dispiace ammetterlo: Martyrs e A l’interieur capolavori

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    • il primo rec è una figatona, il secondo il contrario ma mi sono divertito lo stesso. in Francia vediamo se si riconfermano le promesse: a “Al’interieur” mi aveva un pò stranito per come mischiava il tema “alto” della maternità con un aspetto da farsa splatter(pur apprezzando non poco il bagno di sangue); “Martyrs” invece non si tocca, anzi quasi quasi mo me lo rivedo…

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      • Pure “Alta Tensione” non è affatto male !Diciamo che i francesi ci hanno visto bene sull’incentrare gli horror focalizzandosi sul personaggio femminile e togliendo qualsiasi tipo di buffonata spiritica o simili, lasciando solo lo spazio a pura violenza gratuita (vedi in Alta Tensione la scenda della decapitazione sulle scale) accostata alla fragilità e bellezza delle protagoniste!peccato mi stiano cosi sui coglioni i francesi

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