Nick Cave & The Grinderman

Dopo l’uscita del doppio album Abattoir Blues/The Lyre of Orpheus avevo sentito di un nuovo sclero di Nick Cave intorno al progetto di spin-off dei Bad Seeds orbitante nella galassia garage. Non essendo particolarmente interessato al genere a quei tempi (ero tutto preso dalla nuova fissa per il surf rock alla Beach Boys – per una band italiana niente male consiglio di ascoltare i Cosmonauti) non ci prestai la dovuta attenzione. Cose che capitano. Recentissimamente ho fatto un viaggio a San Pietroburgo alla ricerca di quanto di marcio e corrotto possa offrire oggi la grande madre Russia ad un occidentale figlio del capitalismo. Ebbene durante il mio peregrinare ho scoperto l’esistenza del museo più brutal che avessi mai avuto il privilegio di visitare. Sto parlando del Kunstkamera, il museo di antropologia voluto da Pietro il Grande (che era un tizio decisamente brutal) che ospita una terrificante collezione di feti bicefali, idrocefali, ciclopici, gemelli siamesi conservati con cura certosina in barattoli di vetro, foto di uomini mostruosi con malformazioni aberranti (come il tipo elegante con la testa che gli spunta dalla pancia che tanto ricorda il Kuato di Atto di Forza) e vari aborti della natura (come la capra con due teste – hail Satan!). Insomma nel girovagare per le maestose strade di tale città malata mi sono imbattuto anche in un poster che annunciava il prossimo concerto di Nick Cave & The Grinderman (che mi sono perso per un soffio mannaggiairemagi). Allora se Cave & Co. si sbattono fino a lì immagino sia per suonare e non per mangiarsi un filetto alla Stroganoff. Da tale grossa rosicata, il rinnovato interesse per questo – è proprio il caso di dirlo – parto malato del buon Nicola Cava. Non è la prima volta che su MS si scrive di questo poliedrico artista. Lo avevamo già fatto in occasione di una notizia che aveva destato non poca curiosità (e per il cui seguito stiamo ancora aspettando). Ogni tanto fa bene all’anima parlare dell’australiano, sì perché con tutto quel suo scrivere di Gesù Cristo e compagnia bella abbiamo un’occasione per ripulirci dai peccati o fare par condicio (come volete voi), anche se prima di dare il via al progetto Nick fosse stato ammonito da Warren di farla finita coi testi sulla Bibbia sennò non se ne sarebbe fatto nulla. 

Dicevo che dopo l’uscita di quel doppio disco elaborato e abbellito manco fosse l’Ermitage – che è indubbiamente un bel lavoro ma troppo true fans oriented – Nick, che con i Bad Seeds pare avesse da un po’ di tempo adottato un contegno da impiegato modello (lavoro con dedizione senza strafare e senza droghe), non riusciva più a tenere in catene il Mr. Hyde ancora vivo in lui. Così decise di strappare ai Bad Seeds alcuni componenti, per la precisione Warren Ellis, Martyn P. Casey, Jim Sclavunos, e fondare i Grinderman. Gruppo garage dunque. Un po’ di più forse: sembra un mix tra i Velvet Underground di Venus in Furs e The Black Angel’s Death Song per l’intenzione alternative strafattona, i primi The Birthday Party per la vena punk, Nick Drake e Will Oldham per quella folk e Tender Pray perché sempre di Nick the Stripper si parla, con tendenza ad uno stoner rock leggero ma con quella immancabile dose di ossessione. Insomma c’è un po’ di tutto dentro. Ora sapete che la bestia è di nuovo libera e quindi è inutile che stia a cincischiare ulteriormente. Se volete approfondire anche voi avete il mio beneplacito. Il primo lavoro uscito nel 2007 si chiama Grinderman e il secondo, dell’anno scorso, Grinderman 2, non vi potete sbagliare. Enjoy. (Charles)

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