Skunk Jukebox: to serve man

boldrini

Non so a voi, ma Surgical Steel più lo ascolto e meglio mi prende. Jeff, Bill, mi arrendo, avete vinto. Quando la gente mi chiede che ore sono per strada, se sono sovrappensiero, rispondo Captive Bolt Pistol. Quando Roberto mi domanda che intendo cucinare per cena gli dico Unfit For Human Consumption (in certi casi è vero). Mo’ il 24 novembre me li vado a vedere a Trezzo. Sticazzi se mi dovrò sorbire pure gli Amon Amarth, che a me fanno due palle aerostatiche. Viene pure Paolo Bianco. Magari ci becchiamo là. Mi riconoscerete perché sarò quello che si lamenta perché non fanno quasi niente da Swansong. Non so se ricordate, ma gli inglesi avevano spiegato che durante le sessioni di registrazione erano usciti fuori alcuni pezzi che ne ricordavano troppo lo stile per essere coerenti con lo spirito di Surgical Steel E non è da escludere che uno di questi pezzi sia Zochrot, uscita come singolo allegato a Decibel. A dirla tutta, non è granché, ma è pur sempre un fottutissimo inedito dei CARCASS. E ce lo ascoltiamo in streaming qui.

Un gruppo che non amerò alla follia come i Carcass ma al quale voglio comunque molto bene sono i METAL CHURCH. La vulgata metallarica vuole che i loro album da avere in casa assolutamente siano l’omonimo esordio dell’84 e il successivo The Dark. Per carità, bellissimi. Ma fidatevi se vi dico che, se non avete mai ascoltato The Human Factor, vi siete persi qualcosa di enorme e dovete smettere immediatamente di leggere per procurarvelo all’istante. Masterpeace, il disco della reunion del ’99, mi era garbato dimolto. Poi David Wayne se ne andò – prima dalla band, poi, sigh, da questa valle di lacrime – e la cosa mi pigliò troppo male perché avessi voglia di continuare a seguirli con reale interesse. Nel frattempo sono usciti altri tre dischi, c’è stato un secondo scioglimento nel 2009, seguito oggi da una seconda reunion, con Kurdt Wanderhoof unico superstite della formazione originale e il valido (e assai memore del predecessore) Ronny Munroe confermato alla voce. E con Generation Nothing fanno dieci. Uscirà a ottobre sull’etichetta personale di Vanderhoof e girano già due pezzi: la title-track (che potete ascoltare qui) e questa Scream:

Nulla che possa cambiare la vita a nessuno ma, ve l’ho detto, io voglio molto bene ai Metal Church.

E voglio molto bene anche ai NEGURA BUNGET, al netto della riprovazione morale per il colpo gobbo alla rumena con il quale Negru si appropriò del marchio, dopo che gli ex sodali Hupogrammos e Sol Faur avevano concordato con lui lo scioglimento definitivo della band, per poi dare vita agli straordinari Dordeduh. Perché, a prescindere dalle valutazioni etiche, Vîrstele Pămîntului era proprio carino, non un magistrale saggio di suggestione orrorifica come un ‘n Crugu Bradului, ma era proprio carino. E ho ancora piuttosto vivo il ricordo dell’appagante concerto romano di qualche mese fa per non approcciarmi con curiosità a questa Curgerea Muntelui, dal nuovo singolo Gind A-Prins, preludio a un ambiziosissimo concept sulla Transilvania che consterà di tre album e tre lungometraggi, ciascuno con rispettiva colonna sonora:

Tutto folk e niente arrosto? Sospendiamo il giudizio e attendiamo il prossimo full, Tau, che uscirà in primavera.

Saltiamo di palo in frasca con gli SKELETONWITCH, la tipica band che giustifica l’esistenza di questa rubrica, che ha lo scopo non solo di spiattellarvi le anteprime più sugose che ci regala la musica del Dimonio ma anche segnalare uscite che riteniamo sì degne di nota ma sulle quali non troveremo mai qualcosa di abbastanza profondo da scrivere per giustificare una recensione. Tipo Serpents Unleashed (bel titolo), quinto sigillo di questi amabili trucidoni dell’Ohio, che promuovono la loro I Am Of Death con un simpatico video slasheristico:

E proseguiamo su questo groove con i WARBRINGER, meno interessanti, meno slayeriani e più classicamente thrashettoni. Io apprezzo sempre la buona volontà nel voler riportare in auge determinati suoni, però, se gli aficionados di vecchia data del metallo battente come il sottoscritto continuano a smuoversi solo per operazioni passatiste alla Hatriot o per gli insperati colpi di coda che i veterani continuano a incredibilmente a regalarci (ma quanto è fico The Electric Age?) e se ne fregano dei vari Bonded By Blood ed Evile, beh, ci sarà pure un motivo. Da IV: Empires Collapse, nei negozi di dischi superstiti a ottobre per i tipi della Century Media:

Va decisamente meglio con i RAMMING SPEED, sempre dediti a un revivalismo thrash aggiornato alle sonorità e ai gusti di oggidì ma dotati di una cazzimma che non si trova spesso in produzioni di questo tenore, spesso troppo estemporanee per soddisfare noi reduci incartapecoriti. Non hanno nè la solare spensieratezza dei Municipal Waste, nè la feroce intransigenza dei Toxic Holocaust (sebbene la marcia in più sia, anche in questo caso, il retroterra death’n’black), però menano che è un piacere. Divertente e senza pretese, Doomed to Destroy, Destined to Die è una mazzata tra capo e collo che vi lascerà sanguinanti e felici e va recuperato piuttosto e anzichenò:

E già che si parlava dei TOXIC HOLOCAUST, spariamoci pure Out of the Fire, che apparirà su Chemistry Of Consciousness, fuori su Relapse a fine ottobre. Su Loudwire un altro estratto, la scapocciosa Rat Eater (sono tempi di recessione per tutti). Prego, maestro:

Ora vi saluto che devo finire di picchiare la mia ragazza, la quale si ostina a servirmi a tavola il mio piatto preferito (i rigatoni Barilla al ragù di negro ebreo omosessuale, trovate la ricetta sulla pagina facebook dei Cattle Decapitation). Lo faccio per il suo bene, dovrà pur emanciparsi da questi degradanti stereotipi sessisti. Che, se non continuiamo a decidere e stabilire dall’alto come devono agire, pensare e comportarsi, quando mai saranno libere queste femmine.

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