SONS OF LIBERTY – Brush-Fires Of The Mind (Century Media)

Come già annunciato in un precedente articolo, questo è il debutto del side-project di Jon Schaffer, mente di Iced Earth e Demons & Wizards nonché idolo indiscusso per svariatissimi motivi. Il progetto Sons of Liberty nasce per esprimere le sua convinzioni politiche, è la sua band impegnata, la punta dell’iceberg di un più vasto progetto che prende corpo dal sito ufficiale, inteso come archivio di risorse per aprire gli occhi su tutte le cose che i governi mondiali tengono nascoste alla gente. Questo ovviamente nelle intenzioni di Schaffer. In Brush-Fires Of The Mind Schaffer, oltre a occuparsi come al solito di tutta la fase compositiva e della chitarra ritmica, è l’unico cantante. Deve aver preso qualche lezione di canto perché non abbaia più come ai tempi di Stormrider (che tempi, che tempi), diciamo che sembra una copia stonata di Matt Barlow, il che è comunque più che dignitoso conoscendo le potenzialità del tipo.

Per capire quest’album bisogna capire Jon Schaffer. Jon Schaffer è uno che si prende tremendamente sul serio, ed è assolutamente ed intimamente convinto che tutto ciò che fa sia di importanza capitale per le sorti dell’umanità. E’ un uomo che ha comunque pagato il suo scotto alla vita (partito dal paesello con la moto e la chitarra, arrivato a Los Angeles ha dovuto fare vita da barbone per un po’) e alla musica, scrivendo dischi splendidi ad inizio carriera. Il punto però è che si prende davvero troppo sul serio. Io penso di aver scritto una delle mie migliori recensioni (e ne avrò scritte sicuramente più di un migliaio) per un dvd degli Iced Earth uscito subito dopo The Glorious Burden, un pomposissimo e pretenziosissimo e verbosissimo concept album sulla battaglia di Gettysburg. Ecco, in questo dvd non c’era musica. In questo dvd apparivano solamente Jon Schaffer e una guida turistica coi baffi che spiegava le varie fasi della battaglia mentre tutti e due camminavano insieme sul sito in cui i fatti si erano svolti. Era lunghissimo, a prezzo pieno e aveva il logo degli Iced Earth in copertina. Questo è Jon Schaffer: uno che scrive un concept su un avvenimento storico e poi crede che fare un dvd con una guida turistica coi baffi che spiega il suddetto concept sia una buona idea. Perché lui pensa che il mondo guardi alla sua persona come ad una luce che illumina il cammino. Jon Schaffer, nella mente di Jon Schaffer, è al centro del mondo. Ogni mattina Jon Schaffer si alza e cerca di fare qualcosa di buono per questo pianeta, perché da grandi poteri derivano grandi responsabilità. Lui è l’ultimo dei pasionari. Si appassiona ad una cosa, qualsiasi cosa, e ci mette tutto sé stesso, abbandonandosi totalmente a quella causa. Crede sempre intimamente in quello che fa, darebbe la vita per le sue convinzioni e da ciò prevedibilmente consegue la certezza di essere illuminato dalla Verità e onerato dall’obbligo morale di metterne a parte tutti.

Ha i presidenti americani tatuati sul braccio

Immaginate se quest’uomo decidesse di dare sfogo ai suoi convincimenti politici. Perché è esattamente quello che è successo. Jon Schaffer qui non ha scritto un disco in stile Iced Earth, anche se lo stile quello è e si sente. Questo disco, nella mente del suo autore, è tutt’altro. Brush-Fires Of The Mind deve innanzitutto svegliare le coscienti dormienti, grazie alle Verità che Jon Schaffer ci rivela; ma soprattutto dev’essere la colonna sonora della rivolta. Le nove canzoni contenute devono essere le melodie cantate negli angoli delle strade, in modo clandestino, come un segno di riconoscimento per i ribelli; devono essere gli inni cantati a squarciagola dagli sfrontati cortei che fronteggiano il Potere . Perché quello che stanno facendo al pianeta ma soprattutto al glorioso popolo degli Stati Uniti d’America è inaccettabile. Siccome poi Jon Schaffer non pare avere alcuna stima per i suoi fan (voglio dire, mica ce la fanno ad informarsi da soli su un evento che insegnano a scuola, ci dev’essere lui che fa il dvd con la guida turistica coi baffi, no?), ecco che arrivano i suggerimenti dell’utilizzo che si deve fare del disco. Alla fine di molti pezzi, dopo la dissolvenza, rumori urbani di sottofondo a un chitarrista da marciapiede che canta le canzoni ribelli dei Sons of Liberty, o delle enormi masse che intonano i vari rise up, open your eyes, wake up vari di cui il disco è disseminato. Così Brush-Fires of the Mind si compone principalmente di ballate cadenzate, da suonare agli angoli delle strade mentre la rivolta capeggiata da Jon Schaffer si diffonde silenziosa tra le case della gente ormai non più accecata dalle bugie dei potenti che Jon Schaffer ha disvelato, oppure di inni epicissimi e in crescendo, liricamente zeppi di rimandi alla tradizione americana, ottimi per le masse di rivoltosi che marciano per le strade per abbattere i tiranni smascherati da Jon Schaffer. Non sto scherzando, il disco è tutto così.

Alla luce della carriera degli Iced Earth (che dopo un inizio fulminante hanno passato gli ultimi dieci anni galleggiando tra il discreto e il penoso) sinceramente avevo già affilato le armi, pensando di ritrovarmi di fronte a chissà che porcheria. Invece devo ammettere che, pur lungi dall’essere un capolavoro, Brush-Fires Of The Mind non è assolutamente malaccio.  E’ un disco gradevole, senza nessun picco né in alto né in basso: pur essendo pretenziosissimo, se qualcuno lo ascoltasse senza conoscere tutta l’impalcatura concettuale che c’è dietro avrebbe, al contrario, l’impressione di  un album orecchiabile senza alcuna particolare velleità. Paradossalmente funzionano più i pezzi più cadenzati (specie Feeling Helpless?, The Cleansing Wind, Tree Of Liberty), orecchiabilissimi e immediatamente memorizzabili, che quelli più chitarrosi e di più diretta derivazione Iced Earth. La batteria elettronica può dare un po’ fastidio, e a volte i toni si fanno eccessivamente pomposi e stucchevoli, ma ci può stare. Ora fatti da parte Ted Nugent, Jon Schaffer è qui per chiedere il conto. (barg)

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