Il miglior disco degli In Flames degli ultimi 25 anni lo hanno scritto i MAJESTIES

Aspettavo quest’album da più di un mese, esattamente da quando avevo parlato dell’ultimo singolo degli In Flames in uno Skunk Jukebox. Tra i commenti sulla nostra pagina Facebook il lettore Stefano Vitali aveva citato i Majesties come il gruppo a cui i nostalgici dei vecchi In Flames avrebbero dovuto rivolgersi; incuriosito, sono andato a sentire i due-tre pezzi che erano disponibili in rete e mi sono accorto che aveva ragione. A quel punto c’era solo da aspettare il disco intero.

E il debutto alla fine è arrivato. Mantiene tutte le promesse dei singoli di apertura, anche perché è molto omogeneo e le tracce partono tutte dalle stesse premesse. Vast Reaches Unclaimed è una specie di atto d’amore verso la scena di Goteborg di metà anni Novanta, pur se risente fortemente dello stile personale del cantante/chitarrista Tanner Anderson, fondatore e leader degli Obsequiae. Quindi non una semplice scopiazzatura com’erano gli Stray Gods di cui abbiamo recentemente parlato: se la materia prima è composta dai primi In Flames, e più precisamente da Subterranean e The Jester Race, tutto è poi filtrato attraverso quella sensibilità cimiteriale e dimessa tipica degli Obsequiae, gruppo che peraltro consiglio a tutti di approfondire.

A differenza di ciò che molti dicono, nei Majesties non ci sono i Dark Tranquillity, o perlomeno io non ce li ho sentiti. Skydancer era un album nervoso, che procedeva a scatti, mentre qui la musica scorre fluida, quasi rassicurante, esattamente come nei primi In Flames. Allo stesso modo le chitarre intessono trame maideniane e mantengono un andamento folkeggiante, addolcendo le asperità e le accelerazioni e facendo aleggiare l’ombra di Jesper Strömblad per tutto il disco. Per questo insisto così tanto nel nominare gli In Flames, lasciando da parte i suddetti Dark Tranquillity, gli Eucharist, gli Unanimated o qualsiasi altro gruppo del periodo: questi possono tutt’al più essere considerati parte dell’immaginario dei Majesties, non un riferimento diretto. Chiaramente i suoni sono quelli, il mood è quello, ma ripeto: per comprendere questo disco, fatti salvi ovviamente gli Obsequiae, basta tenere presente quegli In Flames, perché ne restituisce le stesse sensazioni. Se lo ascolto in cuffia di notte mi riporta alla mia adolescenza, quando consumavo la cassettina di The Jester Race e con la mente volavo verso boschi fatati, cristallizzati nel tempo e ammantati del crepuscolo onirico della taiga scandinava. E se la sensazione che dà Vast Reaches Unknown riesce a essere la medesima vuol dire che l’adolescenza di Anderson non dev’essere stata troppo diversa. Poi sì, la sua voce richiama anche quella di Tompa Lindberg, ma non in maniera così netta e comunque non completamente, perché si sente anche qualcosa del primo Anders Friden.

Ad ogni modo non riesco a reputare Vast Reaches Unclaimed un semplice disco di imitazione. C’è davvero tanto della sensibilità di Tanner Anderson qui, al punto che, in qualche maniera, i Majesties riescono a mantenere una propria originalità. Ma il consiglio iniziale rimane comunque valido: se vi piacciono i primi In Flames correte ad ascoltare Vast Reaches Unclaimed, non rimarrete delusi. (barg)

9 commenti

  • Disco dell’anno. io ci sento anche parecchio Lunar Strain.

    "Mi piace"

  • il titolo dell’articolo è meraviglioso

    "Mi piace"

  • Per il momento su Spotify vedo tre singoli, allora tengo sotto controllo, molte grazie della segnalazione.

    "Mi piace"

  • ho dato un ascolto su spotify: veramente grandi. Vero che ci sono solo 3 singoli, però tutti belli. Soprattutto “The World Unseen”.

    "Mi piace"

  • Al momento su Spotify ci sono solo quei tre singoli, ma volendo il disco intero è disponibile sia su Bandcamp che su Youtube

    "Mi piace"

  • Cazha Selvarega

    Appena ascoltato su Bandcamp: veramente un gran album. Come essere tornati ragazzini, quando andavo a scuola in corriera con The Jester Race fisso nel walkman.

    "Mi piace"

  • Per la serie: non è mai troppo tardi.
    Tanner Anderson prima che in questo progetto e negli Obsequiae (Puro cascadian black metal, tra l’altro su youtube si trova un loro concerto dell’anno scorso avvenuto ad un festival nelle montagne del Wyoming, mi sono sempre domandato quanti casini burocratici succederebbero se una cosa simile la organizzassimo qui da noi, che so, in Alta Val Varaita) suonava negli Azrael. Che erano un gruppo di black metal tecnico ed arcano, tendente al religious prima che questo sottogenere godesse di qualche notorietà. In pratica sempre ignorati dal pubblico tranne che dagli amanti del black metal sotterraneo (me per primo, obviously) gli Azrael sparirono nel nulla più di dieci anni fa, dopo aver pubblicato 4 album da riesumare quanto prima. Per quanto mi concerne decisamente migliori degli Obsequiae, dei quali possiedo due dischi (gli ultimi due), ai quali riconosco una palese ricerca di sonorità diverse dal solito. Non mi esaltano come gli Azrael, ma questo, come sempre, è solo una questione di gusti.

    "Mi piace"

  • Ascoltato ora. È amore. Ho uno degli album da podio 2023.

    "Mi piace"

  • Mecojoni. Discone

    "Mi piace"

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...