Perchè se lo meritano (continua la dotta disquisizione sui SANGUISUGABOGG)!

Tempo fa voi ventiquattro lettori vi siete soffermati, avete dibattuto, fatto simposi su questo interessante articolo di Ciccio Russo. Il punto di vista era ed è ancora più che legittimo, e veniva avanzato a poche settimane dall’uscita di Homicidal Ecstasy, l’ultimo putridissimo album dei Sanguisugabogg, vero e proprio fenomeno di genere. Il disco ora è uscito e noi abbiamo aspettato un po’ per dirvi la nostra, ma ora provvediamo.
Chi vi scrive segue la banda americana praticamente dagli esordi, quando ancora la gente rispondeva “chiii?” al sentirli nominare. Ne hanno fatta di strada da allora, dalla etichetta ultraunderground che pubblicava quasi solo cassette alla gigantesca Century Media, con tutta la promozione che ne consegue. Il singolare fenomeno però ve lo ha già ben spiegato il collega in quell’altra sede, e sono completamente d’accordo che fosse inaspettato. Io stesso, al vedere i promo del loro primo full, rimasi di sasso e pensai: “Ma questi sono quelli della demo putrida di due anni fa?”. Da allora ho addirittura visto un’intervista all’ex-membro, nonché fondatore, Cameron Boggs sul pessimo Loudwire, in cui cantava le lodi di St Anger dicendo che The Invisible Kid ha un riff che potrebbe essere uno dei loro e che QUEL suono di batteria è praticamente lo stesso usato nel loro genere di riferimento. Differenti contesti, per carità. Io comunque sono qua solo per dirvi che il successo, per quanto casuale (perchè non i Fulci o gli Eternal Rot, giusto per dirne due tra i migliori del panorama odierno?), è strameritato. Strameritato perché alle promesse sono seguiti i fatti, e di album in album le sanguisughe sono andate crescendo. Non ci sono cazzi. Oggi hanno un batterista che sa il fatto suo, in fase di pianificazione e arrangiamento sanno il fatto loro, con pezzi meno “costruiti a tavolino” e più imprevedibili, dove per la prima vera volta fanno capolino delle belle sfuriate ultraveloci e pattern anche piuttosto complicati.
Il loro riferimento è sempre stato lo slam e quel groove spaccoso e paludoso a cui comunque non rinunciano e che rimane la formula vincente di questi yankee. Però c’è decisamente più sapienza in fase di allestimento dei pezzi, e i suoni, oh i suoni, sono migliori di tutto quanto fatto prima.
Dietro questa copertina indecifrabile e francamente incomprensibile si nasconde uno dei dischi migliori usciti finora nel 2023, che tutti aspettavano al varco e che non delude manco per il cazzo. E no, non è ancora tempo di dire “erano migliori quando li scoprii io”. (Piero Tola)
Tutto vero. Ho ascoltato l album partendo un po’ titubante, ma devo dire che in tema di arrangiamenti e memorabilità, sono formidabili. In pochi saprebbero scrivere un album così orecchiabile slam-brutal o quello che è. Complimenti al batterista, grande prova. Chissà che non aprano un filone groove slam. Poi non si prendono sul serio come band, un punto a loro favore.
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Finalmente.Giocare a fare il bastian contrario diventa noioso.
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Perché questi hanno successo? Perché fanno cagare e la gente non capisce un cazzo.
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