I mostri all’angolo della strada: viaggio nella musica ispirata a Lovecraft #1

Inizia oggi una nuova rubrica dedicata alla musica ispirata dall’opera di Howard Phillips Lovecraft (1890 – 1937), scrittore fondamentale per chiunque ami la letteratura fantastica, in particolare l’horror, la fantascienza e il weird, ovvero quella corrente letteraria popolare nata agli inizi del Novecento di argomento prevalentemente soprannaturale, pauroso, macabro, ma anche speculativo. Gli scrittori che contribuirono con le proprie opere a questo genere pubblicavano soprattutto su riviste tematiche a basso costo, chiamati Pulp magazines, come Weird Tales, Astounding, Amazing Stories fra le più famose. Oltre a Lovecraft, altri esempi di autori che apparivano su questi periodici e che restano ben noti ancora oggi sono Ray Bradbury, Isaac Asimov, Robert Bloch, Robert E. Howard, Philip K. Dick, Fritz Leiber, Clark Ashton Smith e molti altri. Fra tutti questi, Lovecraft rimase colui che espresse con maggiore intensità il genere weird ed è riconosciuto come il principale iniziatore dell’horror letterario moderno, oltre ad essere un precursore di altri generi fantastici come la fantascienza e il fantasy.

WT10-36Weird Tales, ottobre 1936

Quello dell’influenza che Lovecraft ha avuto sul rock, ma soprattutto sul metal, è un tema ben noto agli appassionati di musica, perché lo scrittore in questione è stato da sempre una delle fonti di ispirazione più diffuse e più longeve per questo genere. È un tema molto noto anche agli appassionati di Lovecraft, i quali ben sanno che i mostri e le atmosfere create dal loro autore preferito sono entrate a far parte della cultura di massa a partire dal dopoguerra, ispirando altri scrittori per poi estendersi ad ambiti quali il cinema, la musica, i fumetti, i giochi da tavolo, i videogiochi e le serie televisive. Siccome questo tema è piuttosto specifico, do per scontato che sappiate almeno per sommi capi chi sia H.P. Lovecraft, che abbiate letto qualche suo racconto o che conosciate, almeno in parte, le sue creazioni. Se viceversa non sapete proprio nulla di Lovecraft e se nomi come Cthulhu, Necronomicon, Yog-Sothoth vi sono del tutto ignoti, vi consiglio vivamente di fare una ricerca e di leggere almeno qualche racconto, perché è probabile che vi stiate perdendo qualcosa.

1935.03.02HPL (1890 – 1937), fotografia del 2 marzo 1935 (The H.P. Lovecraft Archive)

Prima di addentrarci nella materia vera e propria, un avvertimento: siccome oggi esistono letteralmente migliaia di musicisti di ogni tipo che si sono almeno in parte ispirati a Lovecraft a partire dagli anni Sessanta, stiamo parlando un argomento che è vastissimo, per cui non potrò in nessun modo trattarlo in modo esaustivo: non sarebbe proprio possibile. Cercherò di passare in rassegna tutti i musicisti che ho conosciuto e che possono rientrare nella categoria “ispirati da HPL”. Comincerò in ordine temporale, ma non posso garantire di poterlo fare per sempre, perché, dato il vastissimo numero degli artisti coinvolti, lungo il cammino potrei scoprire qualche gruppo che non conoscevo e ne scriverò appena riuscirò.

zoboZobo, strumento prediletto da Lovecraft (The Metropolitan Museum of Art, NY)

Adesso, però, cominciamo. 

Se penso a Lovecraft e alla musica, la prima domanda che mi sovviene è: che musica ascoltava Lovecraft? Leggendo il suo epistolario e consultando le sue biografie, sembra che da adulto Lovecraft non fosse un grande appassionato di musica, tuttavia sappiamo che da giovane gli piacesse ascoltare le canzoni popolari della sua epoca e che per un periodo si mise a cantare e perfino a suonare, ma senza prendersi mai troppo sul serio. Da bambino andò a lezione di violino, che però ricorda come un’attività frustrante e che abbandonò molto presto. Questa esperienza negativa non gli impedì comunque di appassionarsi alla pratica musicale: a 11 anni, insieme a un paio di amici, fondò la cosiddetta Blackstone Military Band, ovvero un gruppetto demenziale dove suonò prima lo zobo, uno strumento a fiato simile ad un kazoo, per poi passare alle percussioni, soprattutto triangolo e piatti. Nel suo vasto epistolario racconta di come si divertisse moltissimo a fischiettare e a cantare alcuni brani dei suoi tempi, che lui definisce old barber tunes o cafeteria songs. Una di queste era Bedelia, una canzone del 1903 scritta da Jean Schwartz con testo di William Jerome:

Con un ritornello come Bedelia, I want to steal ya doveva essere l’equivalente di un tormentone hair metal per la Belle Époque

Altre canzoni molto famose nei primi del Novecento che vengono citate da Lovecraft sono On the Banks of the Wabash, Far Away (1897) di Paul Dresser e In the Shade of the Old Apple Tree (1905) di Harry Williams and Egbert Van Alstyne. Sembra che però fossero eseguite dal terzetto di amici a scopo umoristico e parodistico. Lo Scrittore proseguì successivamente con la propria passione per il canto e, sempre nelle sue lettere, racconta che attorno al 1907 provò anche a registrare qualche canzone da lui eseguita su un fonografo Edison ma, siccome il risultato ottenuto gli ricordava fin troppo “il lamento di un fox-terrier moribondo”, distrusse i rulli senza pensarci troppo sopra.

acu41 Fonografo di Edison (Museo di Fisica della Università La Sapienza di Roma)

Dirk W. Mosig, psicologo e critico letterario noto per le sue interpretazioni in chiave junghiana, suggerisce che Lovecraft potesse aver ascoltato Sibelius, il quale in effetti era un compositore classico molto apprezzato negli Stati Uniti degli anni Venti, tuttavia si tratta di speculazioni che non trovano riscontri nell’epistolario di Lovecraft, che tra l’altro ammise di non amare la musica classica. Neppure i suoi numerosi corrispondenti vi fecero mai cenno, quindi restiamo al fatto che al giovane Lovecraft piacesse cantare le canzoni popolari del suo tempo e che, in fondo, non gli interessasse molto la musica, a differenza di altre forme d’arte che prediligeva, come l’architettura, la pittura, il cinema e, ovviamente, la letteratura.

crssrds86Joe Seneca interpreta Robert Johnson. Fotogramma dal film Crossroads, 1986, regia di Walter Hill

Fra i musicisti contemporanei di Lovecraft ce n’è uno che ci riguarda da vicino, perché ha influenzato una generazione di chitarristi blues e soprattutto rock: Robert Johnson. Visse fra il 1911 e il 1938 nel Mississippi, ebbe una vita difficile, piena di difficoltà e di lutti che lo renderanno un alcolizzato, un donnaiolo cronico ma soprattutto un bluesman inquieto e instancabile. Imparò a suonare talmente bene e rapidamente che si sparse la voce, da lui stesso alimentata, che avesse fatto un patto con il Diavolo. Morì giovanissimo, a 27 anni, ma non fu mai accertata la vera causa del suo decesso. Insomma, era un personaggio veramente weird e anticipatore di certi eccessi da musicista moderno. Anche se visse nelle stessa epoca di Lovecraft, non era possibile che lo scrittore lo potesse conoscere e, in ogni caso, non ce n’è alcuna testimonianza. Tuttavia, è suggestivo pensare che Lovecraft, il più grande scrittore horror, e Johnson, il più grande chitarrista blues, abbiano convissuto nello stesso Paese e che le rispettive creazioni siano arrivate, decenni più tardi, ad intrecciarsi nel rock e nel metal. (Stefano Mazza)


BIBLIOGRAFIA

S.T. Joshi, H.P. Lovecraft: a life, Necronomicon Press 1996.

S.T. Joshi, Io sono Providence. La vita e i tempi di H.P. Lovecraft – volume 1: 1890 – 1920, Providence Press, 2019.

Mauro Canali, Il ruolo della musica nella letteratura di H.P. Lovecraft, in Studi Lovecraftiani n. 21, Dagon Press, autunno 2022.

Bruce M. Conforth, Up Jumped the Devil: The Real Life of Robert Johnson, Chicago Review Press, 2019.

5 commenti

  • Che bella idea!

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  • Al volo mi vengono in mente i Morbid Angel, già dalla copertina di Altars of Madness mi ricordano i racconti di Lovecraft. Se mi ricordo bene, Vincent lo ha anche nominato al concerto di Monaco del Tour di Blessed, devo riascoltarmi la registrazione della serata.

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    • I Morbid Angel sono sicuramente uno dei gruppi che si sono ispirati di più a HPL, già in Abominations of Desolations: c’è la intro “Invocation” che contiene un’invocazione a Yog-Sothoth (tratta da l’Orrore di Dunwich), nella prima edizione era registrata al contrario, nelle versioni moderne è stata rimessa normale. Poi c’è Angel of Disease, Azagthoth, Lord of Fevers and Plagues. Anche Blessed are the Sick è un disco molto ispirato a Lovecraft. Senza contare che George Emmanuel si fa chiamare Tray Azagthoth… Ne parleremo quando arriveremo alla fine degli anni 80.

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  • Vabbeh, “The thing that should not be” e “The call of Cthulhu”, sono persino oltre l’ovvio. Mi vine in mente H.R. Giger che ha realizzato alcune opere di ispirazione lovecraftiana, l’iscrizione sulla tomba di Eddie nella copertina di “Live after death”. Ho letto anche la biografia (uscita in Italia per Tsunami, con una bellissima copertina di Luca Solomacello”) ma non mi ricordi di particolari riferimenti alla musica amata dal visionario di Providence… ci devo pensare sopra ancora… Bella domanda comunque.

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  • Anche Mekong Delta, aggiungerei (‘The Music of Eric Zann’, ‘Lurking Fear’ etc.).

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