APTERA – You Can’t Bury What Still Burns

Un disco, peraltro un esordio, che parte immediatamente con un groove sabbathiano tondo, circolare, mette subito dell’umore giusto. Così con questo You Can’t Bury What Still Burns le berlinesi Aptera si presentano subito col vestito buono: stoner/doom, sludge/grunge, heavy/thrash. Ma andiamo con ordine. Per essere un disco d’esordio, dicevamo, quindi zeppo di riferimenti e in certi momenti acerbo, qua dentro di pezzi e personalità interessanti ce n’è. Per di più contando che di due membri su quattro non si conoscono esperienze musicali precedenti. Metal Archives riporta che la bassista Celia Paul è impegnata anche in una band black metal. Tra le esperienze della batterista Sarah Neidorf figurano i Brian Jonestown Massacre (eh?!?!). In effetti avere dietro le pelli qualcuno capace e di gusto fa spesso la differenza tra una band amatoriale e una che può già andare a bussare alle porte giuste. È questo il caso.
Sorprende già di più quindi che siano del tutto esordienti, credo, le due chitarriste Renata Helm e Michela Albizzati. Viste le premesse, un disco del genere non può che reggersi sulle partiture di chitarra. Bene quindi: qui non mancano gusto, riferimenti ed inventiva. Nei dettagli trovi intarsi speziati, quelli grunge acido di Selkies (un po’ alla Gary Lee Conner) e quelli prog del finale di Mercury. Perché i Mastodon sono, al pari dei Kylesa, un riferimento piuttosto diretto, nelle fughe strumentali che piacciono per gusto melodico più che per tecnica.
Saranno poi l’intro black e il blast beat nelle accelerazioni di Unbearable Stain, la voce roca ed aspra di Celia Paul o la suggestione fornita dalla provenienza carioca della Helm a suggerire la componente speed thrash, meno dominante ma urticante a sufficienza. A seguire il contraltare: uno strumentale come Cosmosis che dà libero sfogo ad un’ipnosi psichedelica calda, profumata, degna di esperienze stoner gentili (Yawning Man, certi Natas). Saper scrivere e condurre un brano del genere senza strafare e senza scadere nella ripetizione vuota di stilemi e riff riciclati non è affatto scontato, all’esordio. Vale la pena quindi essere ottimisti e puntare sulle Aptera per le prossime uscite. Per ora, da quel che possiamo ascoltare, non sembra si tratti di un artificio o di divertimento passeggero. (Lorenzo Centini)