Quella volta alla Cava di San Colombano: AUTOPSY – Morbidity Triumphant

Ho trascorso parte della mia infanzia nei pressi dell’abitazione di una delle due nonne, a Grioli. Quello che indico con un nome da frazione o comune altro non è che un agglomerato di abitazioni situato nei pressi di Badia a Settimo, poco fuori da Scandicci. Grioli all’atto pratico non esiste né è segnalato da un cartello quando metti piede nel suo suolo. Mi ritrovavo con alcuni amici e giocavamo ininterrottamente a pallone, in particolar modo alla Tedesca: era possibile solo tirare al volo e chi la buttava fuori andava in porta. L’alternativa, a me particolarmente gradita, era andare a pescare alla Cava di San Colombano.
Con noi c’era un tizio che non apriva mai bocca. Non giocava a calcio, non pescava, non diceva mai niente di niente. Se ne stava lì e ascoltava quello che veniva detto, osservando quello che veniva fatto. Sapevamo soltanto che era il nipote dell’amica di mia nonna, come si chiamava, e nient’altro. Un giorno lo portammo alla Cava.
La Cava è uno dei luoghi del vicinato che più mi sarebbero rimasti nel cuore. Conosco quell’invaso a memoria: profondità variabile, dove si prendono i pesci e quando. Quel giorno però gli amati ciprinidi sembravano particolarmente inattivi, sebbene li stessimo attirando sugli inneschi con l’esca principe, ossia il bigattino o, se preferite, la larva di mosca carnaria. Non era una mossa furba perché equivaleva ad attirare sugli inneschi una serie di pesci indesiderati come il carassio (sempre un ciprinide, di piccole dimensioni e scarsamente combattivo). Ma tanto quel pomeriggio nessuno avrebbe preso niente.
Nella noia generale di quel torrido giorno, il tizio che non apriva mai bocca si avvicinò a noi e cominciò a scrutare nel sacco di tela che conteneva le larve. Non riusciva a togliere gli occhi di lì. Accadde un miracolo, disse alcune parole: “Me ne dai un po’?” Ognuno di noi pensò che volesse prendere alcuni di quei bachi e andare a gettarli nel sottosponda ai voracissimi e giovani esemplari di persico trota. Gli fu data una manciata di bigattini. Fece alcuni passi e si allontanò.
Non andò sufficientemente lontano da impedirci di vedere quello che fece. Il primo lo schiacciò mordendolo con gli incisivi. Non ebbe alcuna reazione, non manifestò repulsione o sgomento. Ricordo benissimo che aveva indosso una tuta da ginnastica da discount a righe, una specie di imitazione della Adidas senza nemmeno il cordino per legarla alla vita. La allargò, fece altrettanto con le mutande e ci gettò dentro tutti i bigattini che gli avevamo dato. E sorrise.
Non lo rivedo da quegli anni, doveva essere circa il 1992 o 1993. Certo che sia morto da tempo, rammento a me stesso che Chris Reifert in carriera potrà aver intitolato le sue canzoni Necrocannibalistic vomitorium ma mai arriverà a lambire il grado di disgusto che l’abbronzato ragazzino di Grioli ci provocò.
Tuttavia, prendendo le distanze dal disgusto, trovo con piacere che i suoi Autopsy, con Morbidity Triumphant, sono ritornati in scena e lo hanno fatto a pieni giri motore. Con un album vario e ispirato, per i freak del death metal delle prime ondate e per chi ha apprezzato la vena “doom” degli Incantation degli ultimi dischi (fate partire Born in Blood e capirete); con pezzi di sicuro effetto come The Voracious One (certamente dedicata al terzo dei miei cani) e con undici anni di distanza da quel Macabre Eternal che all’epoca tanto apprezzai ma dopo il quale non riuscii più a dedicarmi a loro con altrettanto entusiasmo. Direi che ormai Shitfun del 1995 ce lo siamo definitivamente lasciato alle spalle ma quel che accadde alla Cava, quello no.
Un disco dai rarissimi cali di tono, che alla settima traccia ti fa saltare sulla sedia con Knife Slice, Axe Chop (a proposito di passaggi doom, arrivate a metà e godrete come maiali) come se le danze fossero appena cominciate. Bentornato Chris Reifert, impareggiabili i primi due dischi ma qui si fa davvero sul serio. (Marco Belardi)
Storia pazzesca…
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Grandi Autopsy, li seguo dagli esordi, ed il primo, su vinile, lo conservo gelosamente. Purtroppo è uno di quei gruppi che non sono mai riuscito a vedere dal vivo, ma tengono duro anche dopo tutto questo tempo. La scena coi vermi è proprio da film splatter!!
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