DAEDRIC CHAMBER – Complete Discography 2022

“Complete Discography 2022? Siamo appena all’inizio di giugno, di quale discografia completa vai cianciando?”, voi vi domanderete. Precisamente parliamo di Beggar Prince (EP, fine gennaio), Arcane (full, 1 aprile), Tale of Woe (EP, 6 maggio) e del neonato Reverence of the Gods (full, 3 giugno), rispondo io. Due album e due EP in poco più di quattro mesi: se tanto mi dà tanto a fine anno avremo da ascoltare una discografia che una band normale ci mette non meno di un lustro a realizzare. Questa cosa delle uscite a raffica sta cominciando a rompere abbastanza le palle, anzi: a dir la verità è già da un po’ che mi viene l’orchite quando m’imbatto in situazioni di questo tipo, che tra l’altro anche finanziariamente sono una discreta presa per il culo.
Funziona così: esce il disco ed il tipo (già, non l’ho detto, è il progetto solista di un polistrumentista americano – tale Snitz – che vive in Tennessee) lo mette in vendita a tot dollari. Ne compri la versione digitale, paghi quel che paghi. Il giochino si ripete per altre tre volte e poi, quando il numero di titoli comincia ad essere nutrito, Bandcamp dà l’opzione buy full discography ad un prezzo che, tirate le somme, è la metà di quanto avresti speso se avessi comprato ogni uscita singolarmente (e meno male che ci sono sistemi per evitarlo), e questo non va mica tanto bene. Non sperate invece di acquistarne le copie fisiche, la sua etichetta non spedisce nulla al di fuori degli Stati Uniti per quanto riguarda i CD, mentre le versioni in cassetta esistono in una trentina di copie che penso avrà già venduto a tutti i suoi amici, visto che vanno esaurite in dieci secondi (avrebbero comunque dei costi di spedizione del tutto demenziali e fuori mercato).
Il fatto è che tanto vale recensire tutti i dischi in una volta sola, perché cosa volete che cambi nel modo di scrivere musica di una persona in quattro mesi? È normale che la proposta sia sempre quella, specialmente perché inquadrabile nel settore raw black metal che grandi divagazioni non ne consente. I due pezzi del primo EP Beggar Prince (intro ambient esclusa) vengono riproposti nel successivo Arcane in versione leggermente modificata, gli altri brani (25 in totale, ci sarebbero stati tutti tranquillamente in un unico CD) sono per la maggior parte succinte tracce di black metal scarno ed essenziale (anche se non mancano brevi episodi – per lo più intermezzi – di ambient/dungeon synth) e brutale quanto basta, ed è musica che, invece che ispirarsi agli dei-ex-machina DarkThrone come si è soliti aspettarsi in questi casi, volge maggiormente lo sguardo alla scena polacca di primo pelo: il black hateful metal dei Veles su tutti e prima di tutti, quindi di conseguenza Infernum, Thor’s Hammer, Sacrilegium, Dark Fury, Ohtar, per citare i più storici, e nei rari momenti in cui viene tentato di proporre qualche linea melodica più elaborata si possono riscontrare flebili tracce di Evilfeast.
Principalmente però la durata dei brani è sui tre minuti, anche meno; gli episodi che si discostano un po’ dalla linea guida si contano sulle dita di una sola mano, avendo pure l’imbarazzo su quale unghia scegliere. Ora, vuole il caso che tutti i gruppi della scena polacca di cui sopra siano (o siano stati) alfieri dell’NS black metal, il che potrebbe portarvi a pensare che anche il nostro buon middle-americano sia interessato a glorificare le gesta dello Zio, 1488, Wewelsburg, Ruota del sole, Aryan Blood, Ultima Thule e menate di questo tipo. Quand’anche fosse, dico io, chissene: contento lui contenti tutti, del resto finché c’è Marco Rizzo che porta avanti il Partito Comunista ci sta che qualcuno dalla parte opposta dica la sua. A me, che di queste cose poco importa, piace ribadire che alla fine della fiera l’NS black metal altro non è che black metal ortodosso suonato con un’attitudine punk/OI/RAC con testi a tematiche NS, tolte le quali qualunque altra band può permettersi di suonare nello stesso identico modo senza passare per nazista.
Difatti l’intero concept sul quale si poggia il progetto Daedric Chamber riguarda la serie televisiva The Elder Scrolls, che io ovviamente non so assolutamente cosa sia. Mi sono informato un po’ e pare che questa sia la trasposizione di una saga nata come videogioco ed arrangiata in tempi più recenti per il piccolo schermo (se non ho capito male). Va beh, meglio che l’ennesimo progetto che s’ispira al Signore degli Anelli, di quelli ce ne sono già abbastanza. Resta il fatto che non so minimamente di cosa trattino né il videogioco – capirai, io sono fermo a Tetris, Pacman e Burger Time, tentai eoni addietro Another World fallendo miseramente e il mio interesse nei videogiochi terminò in quei tristi istanti – né la serie TV, ma credo complicato che sia roba riconducibile all’estrema destra, visto l’andazzo censorterroristico che viviamo al giorno d’oggi. Fugato ogni dubbio sul protagonista del gruppo del quale si parla e delle sue convinzioni politiche, caso mai ne avesse, la sua musica è puro black metal minimale, grezzo, incurante degli arrangiamenti e privo di abbellimenti di qualsivoglia fatta, cioè la tipica musica in voga tuttora tra i nostalgici di quel periodo storico riferentesi alla scena musicale della quale si sono citati alcuni esempi poc’anzi.
Il motivo per il quale l’NS black metal al giorno d’oggi per me ha perso ogni motivo d’interesse è che viene anteposta la parte ideologica a quella musicale, ottenendo il risultato che tendenzialmente i gruppi suonano tutti uguali, sentito uno sentiti tutti. In Polonia in passato non era così, i pezzi dovevano funzionare e poi che i testi fossero “estremi” era una parte del tutto e non l’unica cosa che importava. Ovvio che se arriva qualcuno che si ispira alla musica di quel periodo senza coprire tutto quanto di svastiche io abbia piacere di supportarlo, senza però trascurare il fatto che due full e due EP pubblicati in così breve tempo sbattono brutalmente in faccia la cruda realtà, e cioè che ‘sto tipo appena se ne esce fuori con un paio di riff ci costruisce un brano sopra, sicché ragionando in questa maniera a scrivere un pezzo ci mette due giorni al massimo conferendo al tutto un certo sentore di superficialità. Va anche bene, eh! È spontaneo, genuino, convinto e coinvolto, ma se ragionasse un po’ di più sull’obiettivo-canzone non farebbe un soldo di danno. Se poi smettesse di far uscire un titolo al mese mi diventerebbe di certo più simpatico, se no diventa un cialtrone come tanti altri. Per adesso i dischi sono divertenti e valgono un ascolto, specialmente se siete degli incorreggibili nostalgici come il sottoscritto. (Griffar)
Considera però che Marco Rizzo, con fez e orbace, sarebbe un perfetto Mussolini con lo sguardo bovino. Che ci azzecca? Boh.
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Bah non sono convinto che valga sprecarci un articolo. Persino questo mio commento è di troppo
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“Il motivo per il quale l’NS black metal al giorno d’oggi per me ha perso ogni motivo d’interesse è che viene anteposta la parte ideologica a quella musicale, ottenendo il risultato che tendenzialmente i gruppi suonano tutti uguali, sentito uno sentiti tutti. In Polonia in passato non era così, i pezzi dovevano funzionare e poi che i testi fossero “estremi” era una parte del tutto e non l’unica cosa che importava”
Che dire sottoscrivo ogni singola sillaba
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