Non tutto il djent viene per nuocere: MONUMENTS – In Stasis

Quando ho un po’ di tempo libero e non voglio fare né pensare a nulla, spesso mi piazzo davanti a YouTube e guardo, alternativamente, video di barbecue e cucina, oppure qualcosa di tecnologia e videogiochi o, soprattutto, roba su chitarre e affini. Tra questi ultimi, il malefico algoritmo del tubo ha cominciato a propormi, già da qualche tempo, quello che attualmente fa tendenza nel genere, quindi un sacco di djent o modern metal, roba neo soul, porcherie assortite e, da ultimo, anche i video di John Browne dei Monuments. Non è che poi mi sciroppo tutta ‘sta fuffa, ovviamente, però qualcosa alla fine può risultare interessante se non altro dal punto di vista tecnico, che possa essere squisitamente di performance sulla chitarra oppure riferito ai suoni, alla registrazione o alla produzione blablabla. D’altronde tutti questi gruppi e gruppetti djent, mathcore o vattelappesca per lo più sono venuti fuori dall’incontro, su qualche forum a tema, di manfruiti chiusi in cameretta a spippettarsi sui Meshuggah cercando di trovare la via più originale per copiarli, mo’ per un verso, mo’ per l’altro, e infatti se poi uno li osserva un attimo si rende conto che nove volte su dieci non hanno nulla, ma proprio nulla del classico stronzo metallaro venuto fuori dalle decadi precedenti tutto borchie e capelli lunghi, parendo più che altro dei diafani studenti di ingegneria fuori casa, in qualche caso anche fuori corso, e sicuramente in gravissima scarsezza di fregna.
E insomma John Browne e come sono arrivato a In Stasis. Ecco, la furbata che fanno questi delle case discografiche e sovente anche i musicisti stessi è proporre, in contemporanea all’uscita del singolo che anticipa l’album vero e proprio, il video in cui suonano il pezzo in questione, il che ovviamente può essere interessante per chi suona uno strumento, tipo me appunto; e se è vero che, pur essendo (a volte) interessanti da guardare, sempre di porcherie si tratta (vedi i Periphery), è anche vero che ho dovuto ammettere a me stesso che tutti e ripeto TUTTI i singoli che mi è capitato di vedere riproposti su YouTube da Browne mi sono immancabilmente piaciuti. Tutti, a partire da Lavos fino all’ultimo Makeshift Harmony. Tutti. Cos’hanno di tanto piacevole? Anzitutto direi i ritornelli puliti, che a differenza di altri casi funzionano bene e non è robaccia da cioccolatai, e più in generale funzionano le alternanze tra parti in scream e pulite, non già discrepanze alla cazzo di cane come accade spesso ma espedienti che spezzano la monotonia e creano tensione all’interno della canzone, donandole varietà. Poi il cantante, tal Andy Cizek, molto molto bravo in entrambi gli stili, è sicuramente un valore aggiunto notevole. In generale direi che i pezzi più ispirati prendono benissimo, il problema è che ci sono pure riempitivi non proprio riusciti (Opiate, Arch Essence, e Somnus sarebbero state tranquillamente evitabili) che purtroppo annacquano il buon lavoro fatto e aggiungono minutaggio che non serviva. Bella pure la conclusiva The Cimmerian, che con i suoi otto minuti e spiccioli chiude bene un album che, a patto di saltare qualche pezzo qui e lì, ho trovato piuttosto gradevole. O forse l’algoritmo di YouTube mi sta rincoglionendo, chi lo sa. Può essere. Consigliati. (Cesare Carrozzi)
Cazzo, è morto Richard Benson
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