La finestra sul porcile: THE NORTHMAN

Questo articolo potrebbe contenere spoiler. Non trattandosi di un thriller o di un giallo pieno di imprevisti, però, è un po’ affar vostro, io me ne curo il giusto.
Alla fine sui film di Robert Eggers si finisce inevitabilmente per dividersi. Stavolta i detrattori hanno di sicuro qualche argomento in più oltre alle solite “pretenziosità” e “pallosità”. Io francamente adoro The VVitch e ho apprezzato tanto The Lighthouse, anche se riconosco che abbia un po’ l’estetica da pubblicità di un profumo di classe, come diceva qualcuno. Lo dico perché capiate meglio la mia posizione, non che debba per forza fregarvene qualcosa. Stavolta il cineasta hipster newyorkese è uscito dalla sua zona di comfort dell’horror di classe, vera o presunt(uos)a, per un ennesimo film in costume, ma di trama eroica tra lo storico ed il fantasy. Il risultato non è quella palla mortale che si legge in giro e si fa vedere con tutti i suoi difetti, senza indignare davvero troppo. Insomma, se avete resistito alla combo popcorn + cola maxi potreste non avere bisogno fisiologico di un intervallo. Salvo dover pisciare, appunto. Che non siamo alle prese con un nuovo Conan il Barbaro, eh, ma nemmeno con un novello Andreij Rublev. Del mastodontico e soporifero capolavoro di Tarkovskij riprende palesemente la suggestione sensuale pagana e notturna del rituale nel bosco. Di Conan, beh, il duello col non-morto al chiaro della luna che filtra dentro un dungeon impolverato è un bel pezzo di heroic fantasy da manuale. Nella realtà The Northman si colloca un po’ più nel mezzo, nella fascia di film che hanno provato a conciliare un po’di autorialità con lo spettacolo. Tipo Valhalla Rising di Refn (altro regista dalla spocchia pazzesca e magari anche un po’ sopravvalutato) che in fondo era un po’ una solfa simile ma che ricordo più palloso. Il tutto però in un contesto post-Vikings (la serie) in cui i vichinghi sono diventati fighi e fotogenici. Come tema quindi sorprende poco sia stato adottato per il nuovo film del nostro, e infatti i meme da Instagram già si sprecano.
La trama è la solita, una vendetta, uno zio usurpatore, bla bla bla. Sarà un archetipo letterario documentatissimo (e infatti dalla stessa fonte norrena un certo poeta inglese elisabettiano ha tratto ispirazione per un’ opera un po’ più riuscita di questa). Però dai, un po’ di impegno ci vuole, che ormai le storie coi vichinghi sembrano citofonate. Però scenografia, costumi e fotografia sono grandiosi. Tutte cose del cinema di Eggers che raramente hanno trovato detrattori. Sulla ricostruzione storica non mi pronuncio con sicurezza, non ne ho sufficienti competenze, ma macro-cagate non dovrebbero esserci, ad occhio, anzi. Persino la chiacchierata valchiria con apparecchio ortodontico sembra essere un effetto dovuto alla rappresentazione di una documentata moda di segarsi i denti che andava tra le élite guerriere. Sulla recitazione, direi pareggio. A parte il lusso (o spocchia?) di coinvolgere Bjork e Willem Dafoe e giocarseli, irriconoscibili, in due piccoli camei (la cantante islandese fa gli onori di casa conciata da strega che pare uscita da On the Silver Globe di Żuławski). Bravo lo zio, Claes Bang. Straniante per benino la solita Taylor-Joy. Stoccafisso il belloccio muscoloso Skarsgård, che però quando ruggisce e ulula, letteralmente, ci sta. Nicole Kidman un mistero. S’è talmente rifatta per continuare ad assomigliare a Barbie che è finita per essere la copia di Ken. E l’abuso di chirurgia estetica, difficilmente contestualizzabile nel mondo scandinavo del nono secolo, è una delle cose che mina la credibilità dell’operazione tutta. Non l’unica, purtroppo.
La sceneggiatura invero ha falle macroscopiche. Tipo che nessuno si insospettisce per uno schiavo in più su una nave. Uno in più su una decina, non su novanta. Sapete contare? Uno schiavo poi grande e muscoloso che parla la lingua degli schiavisti. È un po’ la “sindrome” dei Masters of the Universe: chi l’avrebbe detto che il principino scemo ma ultramuscoloso che assomiglia come una goccia d’acqua a He-Man è He-Man stesso! Ok, è diverso, Amleth (questo è il nome del protagonista) è scappato da bambino e sfido a riconoscerlo una volta diventato berserker, ma se stai cercando tra gli schiavi uno che possa essere stato autore di una carneficina, non ti viene proprio in mente possa essere stato quello grande e muscoloso, che ha già dimostrato doti omicide e guerriere e che, stranamente, non ha l’accento degli altri schiavi? Già, l’accento. Premetto che questo l’ho visto in italiano e mi fido che anche stavolta Eggers abbia fatto un lavoro sensato, anche se fine a sé stesso, nella ricostruzione del linguaggio. Quindi non mi pronuncio su dialoghi e vocabolario, che potrebbe essere un problema di edizione italiana. Ma che qualcuno abbia pensato che la schiava Olga, per renderne “credibile” la provenienza slava, dovesse parlare da mentecatta, ecco, questa è una cosa che fa venire l’orticaria. Stessa identica cosa de La Promessa dell’Assassino di Cronenberg, altro film devastato dalle iniziative dei curatori delle edizioni italiane. Ma non conoscete nessuno che provenga dall’est Europa? Ammesso che abbia un qualunque senso replicarne la parlata, vi pare che c’entri qualcosa quella voce sbiascicata? Qua si aprirebbe un capitolo su doppiaggio e dizione di film in Italia ma ci staremmo dei giorni. Tornando a The Northman ed alla sua sceneggiatura zoppicante, ecco, purtroppo questa a volte distrugge l’atmosfera che le altre discipline del film riescono a creare. Tipo la scena della nave. Talmente sbrigativa e irrazionale che pare degna di una soap più che di un’Epica maiuscola. E poi quella battuta, “ho dei parenti alle Orcadi”… Spezza qualsiasi cosa buona raccolta fino a lì. Sbotti a ridere al cinema come un idiota. Gestiscono forse un agriturismo? Sembra una roba scritta da Guzzanti, tipo il telespettatore con la casa in Abbruzzo, e invece è Eggers.
Però, se vi devo consigliare, andateci al cinema, se non avete altro da fare, o anche se sì. Occhio alle aspettative, ma se ruotiamo tutti attorno a questo blog su certi argomenti non siamo proprio insensibili. Tipo guerrieri sbudellati, riti sotto effetto di stupefacenti, teschi mummificati che parlano, streghe inquietanti, lupi al chiaro di luna, duelli all’ultimo sangue tra colate di lava. Insomma, un certo spettacolo alla Weird Tales è assicurato, per lo meno visivamente. Tipo che se siete di quelli che, come me, si sono visti pure Viking (il film), polpettone russo visivamente fantastico e dalla trama discutibile, sapete di che parlo. Northman è in quella medietas (involontaria) lì. Sicuramente meglio del precedente russo, e non ha appiccicata quella fastidiosa vena propagandistica. Vorrebbe essere qualcosa di più alto, magari kitsch e sopra le righe come Excalibur, il mezzo capolavoro di Boorman palesemente omaggiato (… no?) nel finale, ma resta un risultato claudicante. Eppure, non mi sembra che al cinema in questi anni passino poi tanto di meglio. (Lorenzo Centini)
Minchia, il Sig. Livore, pensavo di ricordarmelo solo io… mi moglie butta l’olio del fritto nel pozzetto dell’ascensore!
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Quanto han sfracellato la minchia ‘sti vichinghi….nei film come nella nostra musica….. Ovunque sono. Sono diventati addirittura il simbolo e i portavoce di valori millenari, come se le guerre le avessero fatte solo loro. Che cazzo avranno mai fatto di grande sti panzoni con gli elmi cornuti? A casa nostra a quei tempi già c’erano le terme, gli stadi, i bibbitari e le ammucchiate con le schiave nel giardino …..
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