Avere vent’anni: TYGERS OF PAN TANG – Mystical

Era parecchio che non si sentiva parlare dei Tygers of Pan Tang, nel 2001. Erano stati un gruppo importante e appartenevano alla benedetta NWOBHM. Proprio in quegli anni leggendari erano stati molto prolifici, dal momento che pubblicarono quattro album in un breve arco di tempo, fra il 1980 e il 1982. Era una cosa che poteva succedere, all’epoca: tutte le etichette erano ben felici di buttar fuori quanti più dischi possibili, perché il rock e il metal vendevano tantissimo, quindi avere dei giovani con molta voglia di suonare e di registrare era una risorsa che veniva sfruttata al massimo. Avevano anche la mania di mettere in copertina sempre una tigre, per rafforzare il loro marchio.

Per i metallari più incalliti, che cercavano velocità e potenza, forse erano un po’ leggeri, dal momento che sono sempre stati equidistanti dall’heavy metal e dall’hard rock, tuttavia scrivevano canzoni molto belle ed erano musicisti davvero bravi. Come accadde ad altri contemporanei, la loro carriera fu breve e si sciolsero nel 1983, anche a seguito delle pressioni che ricevettero da parte della loro etichetta (MCA), che voleva imporre al gruppo una certa linea artistica, per esempio fare molte cover, come era successo con Love Potion n.9 del gruppo rythm’n’blues The Clovers, e comunque pare che non promuovesse a dovere il loro lavoro. Fecero poi un tentativo di riformarsi nel 1985, con uno stile leggero e americano, dato che ormai la NWOBHM era finita e anche perché un certo orientamento radiofonico e hair faceva già parte delle loro origini. Nonostante la presenza di alcuni potenziali singoli, non riescono a riemergere come si deve. Dopo il 1987 si perseno le loro tracce e rimasero nel dimenticatoio per molto tempo.

Poi, all’improvviso, nel 2001 Robb Weir, fondatore e unico rimasto dei membri originali, mette insieme un gruppo di brava gente ed esce con un disco in linea con la tradizione hard’n’heavy degli ultimi Tygers: le canzoni rivelano un buon mestiere, sono tutte accattivanti, di impatto e, soprattutto, in copertina ritroviamo l’immancabile tigre, per rassicurare il pubblico. Il disco si chiama Mystical, i suoni sono belli, ben mixati. Ascoltato oggi risulta un prodotto molto datato, ma non del 2001: più vecchio ancora, come se venisse ancora dagli anni 80, più precisamente dalla fine degli anni 80. Lo stile oscilla fra i Judas Priest attenuati, gli AC/DC senza quella carica dannatamente rock’n’roll e un generico rock FM da telefilm pomeridiano. Non mancano canzoni interessanti, come Roar e Firepower, che a loro modo sono dei classici, ma il disco non riscuote successo e la casa discografica (Z-Records, attenzione al nomen omen) li molla.

La bravura dei Tygers post-NWOBM è quella di sapersi mantenere sempre in bilico fra hard e heavy, che a ben pensarci è uno degli stili più difficili da far apprezzare al pubblico, perché viene percepito come troppo leggero e commerciale dal metallaro medio, un po’ troppo duro per chi non conosce il nostro mondo e per i più giovani risulta troppo datato e passatista, insomma piace solo a chi apprezza questo ineffabile territorio, che è affascinante proprio perché poco definito e potenzialmente molto espressivo. Mystical fu un coraggioso e incoraggiante tentativo di riportare in attività un gruppo dal grande passato, che dopo vent’anni aveva ancora voglia di suonare e di esplorare nuovi mondi. Qualche anno dopo riusciranno a esprimersi più compiutamente e daranno ancora più senso all’insostenibile leggerezza dell’hard’n’heavy, soprattutto quando recluteranno l’italiano Jacopo Meille alla voce. Ma questa storia la racconteremo più avanti… (Stefano Mazza)
Maledetta tana delle tigri!
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