ANCIENT WISDOM – A Celebration in Honor of Death

Questa nuova fatica targata Ancient Wisdom per quanto mi riguarda è stata un vero e proprio fulmine a ciel sereno. La creatura di Marcus “Vargher” E. Norman da Umeå non dava più notizie da ben 17 anni, tanto che, quando sono incappato per la prima volta nella copertina del disco, complice anche il titolo, avevo pensato ad una sorta di raccolta di vecchio materiale, magari impreziosito da un paio di inediti. Ho subito approfondito la cosa sul sito dell’Avantgarde, per scoprire invece con mio sommo godimento che trattasi a tutti gli effetti di un disco nuovo di zecca, a cui il buon Marcus in realtà non ha mai smesso di lavorare in tutti questi anni. Parliamo di un personaggio conosciuto principalmente per il suo ruolo di chitarrista ritmico nei Naglfar, ma che soprattutto verso la metà degli anni ’90 ha messo lo zampino nei black/thrasher Bewitched (tutt’oggi ancora attivi), si è occupato delle tastiere nei primi due Vintersorg ed è stato il principale compositore di uno dei più sottovalutati dischi black usciti dalla Svezia, On Twilight Enthroned dei Throne of Ahaz.
Tutto questo ovviamente portando avanti nel corso degli anni il cammino della sua principale creatura, per l’appunto gli Ancient Wisdom, scovati dalla Avantgarde di Mammarella nel lontano 1993 grazie al demo In the Eye of the Serpent (quando si chiamavano ancora Ancient), e autori nel 1994 di uno degli esordi più belli che mi sia mai capitato di sentire, quel capolavoro di melodic doom black metal intitolato For Snow Covered The Northland. Dopo il suo degnissimo successore The Calling, Vargher negli ultimi due dischi prima dell’ibernazione ha in parte abbandonato le velleità black in favore di un sound più teatrale e vagamente progressivo, che ritroviamo in parte in questo nuovissimo A Celebration in Honor of Death, unito però a quel tipico rifferama melodic black degli esordi. Un disco che sotto certi aspetti rappresenta una sorta di summa della one man band svedese: so che può sembrare una frase fatta, ma col procedere degli ascolti ne sono sempre più convinto. Parliamo di sonorità senza dubbio derivative ma sotto certi punti di vista molto personali, con quel tipico uso lugubre dei synth sui quali si staglia la voce lacerante e sofferta di Marcus. Potremmo parlare senza tanti giri di parole di atmospheric black metal, non dando però piena giustizia alle peculiarità e alle continue sfaccettature che un ascolto attento rivela nella musica di Vargher.
Un lavoro di certo non immediato, considerata la scelta abbastanza singolare (almeno a mio giudizio) di mettere i brani più significativi come The Coronation, Those Who do not Exist e And God Saw (la più black del lotto) nella seconda parte, nella quale emerge quella tipica vena melodica che è sempre stata l’arma vincente degli Ancient Wisdom e che rimanda un po’ ai primi lavori. Rimane comunque un lavoro da assaporare nella sua interezza, una lenta e inesorabile celebrazione di morte e onore rigorosamente da ascoltare con una bella pioggia torrenziale in sottofondo, come sto facendo io adesso. Bentornata, Antica Saggezza. (Michele Romani)
ormai apro METALSKUNK,leggo, apro SOUNDCAVE, ordino senza pensarci
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