I Genesis in versione black metal: ÆTHĔRĬA CONSCĬENTĬA – Corrupted Pillars of Vanity

Purtroppo li conoscono ancora in troppo pochi e questo è un vero peccato. Il fatto è che i francesi Æthĕrĭa Conscĭentĭa sono veramente un gruppo innovativo, una di quelle realtà che hanno preso spunto dalla musica più estrema, come il black metal e un certo death particolarmente pesante, trasformandolo in qualcosa di diverso che a tutti gli effetti suonano solo loro. Se cercate informazioni li vedrete definiti come progressive technical black metal e la cosa mi trova assolutamente d’accordo, solo che nella loro musica c’è di più, di death metal se ne sente molto e non solo perché il cantante Tristan Brachi si avventura sovente in un growling cavernoso come dio comanda.
Avere un sassofonista fisso che rende le composizioni più piene e più studiate, anche nei momenti in cui si lanciano a velocità classicamente black metal, li rende praticamente unici. Il sassofono in questi brani non è solo un riempitivo, l’arrangiamento stravagante di fiati che compare e svanisce in un battito di ciglia, ma è un protagonista essenziale per la riuscita del pezzo come se lo sono immaginati loro, oltre al dare all’intero songwriting un mood complicato e contorto che, per gli amanti del progressive metal proposto da un punto di vista più estremo del normale, sarà una boccata d’aria fresca.
Si possono immaginare i Genesis degli anni ’70 impazziti che si mettono a suonare prog/black/death nel 2021? I Genesis avevano il flauto traverso e i nostri francesi usano il sax, ma tutto il resto è tranquillamente paragonabile ad episodi storici come Foxtrot oppure Nursery Crime: musica mai fatta prima di allora. I cambi di tempo, le progressioni in crescendo che lasciano spazio a momenti semiacustici sottolineati e rimarcati da una batteria a tratti sconfinante nella fusion, le tastiere che dipingono arabeschi dissonanti, le canzoni tutte lunghissime (l’album ha cinque brani e dura 55 minuti, la media è presto fatta… ad esempio la opener Asporhos’ Altering Odyssey è una suite di un quarto d’ora che cambia tempo decine di volte e si fregia di riff complicatissimi che di rado si ripetono) riescono nel raro intento di essere sempre coinvolgenti, non solamente interessanti. Il disco ha bisogno di molti ascolti per essere apprezzato pienamente, occorre dedicargli del tempo magari leggendo gli interessantissimi testi che parlano di mondi alieni persi nell’universo, entità astratte, tiranni che bramano tutto fuorché la pace.
Gli Æthĕrĭa Conscĭentĭa hanno la fissa per la fantascienza, credo che lo si possa intuire immediatamente dalla bellissima copertina del CD (ed anche da quella del disco prima, Tales from Hydhradh, debutto di tre anni fa che consiglio caldamente di andare a recuperare) e la loro musica accompagna a perfezione le tematiche, perché anch’essa sembra provenire a tratti da mondi diversi nei quali le regole dell’armonia e dei tempi musicali sono stravolti rispetto al nostro. Ovviamente in quanto a tecnica strumentale ci troviamo al cospetto di gente molto al di sopra della media, inutile dirlo. Un disco “difficile”, se vogliamo, che donerà grande soddisfazione a coloro che avranno il pelo di ascoltarselo con rispetto e curiosità. Piccola postilla: essendo un prodotto dei nostri tempi il gruppo è presente ovunque in versione digitale, ma Corrupted Pillars of Vanity si trova in quantitativi minimi anche in versione fisica: esistono duecento LP in doppio vinile colorato, e – udite! udite! – solo 50 copie in CD digipack. Credo sia uno dei primi esempi di una band che stampa più vinili che CD, il che mi fa pensare che come io pronostico già da un po’ in un futuro non distante sarà il CD ad essere oggetto kvlt… introvabile ed ovviamente carissimo. O tempora, o mores. (Griffar)
Sicuramente conoscono i Progenie Terrestre Pura
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