Se questo è un crowdfunding

Un anno fa vi avevamo spiegato per benino la battaglia legale tra i due membri superstiti e i due ex della formazione storica dei Fear Factory. Il pezzo lo trovate qua. Per farvela brevissima, Dino Cazares e Burton C. Bell, con Mike Heller alla batteria, hanno registrato un nuovo album che però non è ancora uscito per via della causa sull’utilizzo del moniker intentata da Christian Olde Wolbers e Raymond Herrera. Wolbers aveva proposto una reunion della line-up originale per chiudere la faccenda ma gli altri due avevano risposto picche. Bell, pur avendo nel frattempo dichiarato bancarotta, si era visto quindi recapitare un’ingiunzione di pagamento da 900 mila zucchine dalla sua vecchia sezione ritmica.

Nel frattempo, la trafila giudiziaria è andata avanti lasciando Cazares unico titolare del marchio. L’album che era stato inciso viene annunciato per il 2021. L’esile messicano afferma però di aver bisogno di 25.000 dollari per rifinirlo, rifare alcune tracce eccetera. E lancia una campagna di crowdfunding che, mentre scrivo, ha quasi raggiunto l’obiettivo. Alcuni fan, indinniati, gli chiedono conto della faccenda su Twitter, dove il panzone è molto attivo. Qualcuno insinua che il denaro servirebbe a rientrare dalle spese legali per aggiudicarsi l’utilizzo esclusivo del nome. Cazares, che pure aveva parlato apertamente all’epoca di una “causa di quelle costose”, nega.

In effetti la faccenda è strana. È vero che anche con le migliori case discografiche ormai molti gruppi devono pagarsi lo studio di tasca loro ma non posso credere che la Nuclear Blast non sganci qualche quattrino per la postproduzione di un nuovo disco dei Fear Factory, ammesso e non concesso che servano davvero 25 mila dollari per quanto ha annunciato di voler fare Cazares.

Because BOOBS

A rendere l’iniziativa ancora più sospetta sono state le dichiarazioni dello stesso Bell, che ha definito la raccolta fondi “una truffa” e ha affermato che non “trarrà benefici” da essa. Cazares ha replicato che invece, una volta che il disco sarà uscito, ne beneficerà eccome. Pur premettendo che i rapporti tra lui e il frontman non sono sempre stati eccellenti, il chitarrista afferma che sicuramente quei post non sono stati scritti da Bell ma da qualcuno che gestisce i suoi profili e non sa bene come funziona il music business. Come no, perché quello ha debiti con questo mondo e quell’altro ma ha i soldi per assumere un social media manager. Non abbiamo gli elementi per ricostruire in modo preciso le ragioni del malumore del cantante ma quello che sappiamo (lui non ha più i diritti sul nome e deve un fracco di soldi a Wolbers e Herrera) è sufficiente a intuirli.

A prescindere dallo stato delle relazioni tra Bell e Cazares, che dovranno appianare in qualche modo le loro controversie se vorranno andare in tour per promuovere il disco, quello che non torna è che un crowdfunding propriamente detto prevede che chi mette i soldi ottenga qualcosa in cambio. Sono anni che le band ricorrono a questo canale di finanziamento per le nuove uscite, dagli Obituary ai The Birthday Massacre, e la cosa funziona. Perché tu metti venti euro e ti arriva il disco con la dedica, ne metti quaranta e ti danno anche la maglietta. Così ha senso, diventa pure un modo intelligente per gestire parte delle prevendite. Nulla di tutto ciò è previsto dal crowdfunding lanciato da Dino, che non può quindi lamentarsi troppo se tutta ‘sta gente contesta l’onestà dell’operazione. Ad ogni modo, gli mancano poco più di duemila dollari per raggiungere l’obiettivo, quindi chiamatelo fesso. (Ciccio Russo)

 

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