Frattaglie in saldo #34

PESTILENCE – Hadeon

Quando pubblichi un disco nuovo, parti in tour e suoni solo pezzi vecchi, già dai l’idea di essere il primo a non crederci manco un po’. Eppure Hadeon non è certo il peggiore (palma che spetta al tremendo Doctrine, dove c’era ancora, sprecatissimo, il bassistone Jeroen Paul Thesseling) dei quattro lp finora prodotti dall’altrimenti piuttosto infausta riesumazione dei Pestilence, anzi. Il vecchio Patrick Mameli ha cambiato tre quarti di line-up e il miglioramento è legato anche ai nuovi acquisti, in particolare il solido ed efficace batterista rumeno Septimiu Harsan. Rispetto agli altri album della riunion, Hadeon ha una maggiore coerenza interna e il death tecnico degli olandesi riscopre l’antica vena thrash. Sono i momenti più coinvolgenti: quando provano a piazzare lo svarione alla Spheres, non sempre gli riesce. Pesa pure la durata eccessiva; tredici brani sono davvero troppi se il riffing rimane così poco fantasioso. Nulla di trascendentale ma, dati i precedenti, mi aspettavo di peggio.

MAMMOTH GRINDER – Cosmic Crypt

Extinction of Humanity, classe 2009, mi piacque tantissimo; a tratti sembravano gli Entombed sotto anfetamine. E un po’ ci sono affezionato pure perché fu una delle prime recensioni che scrissi per il blog. Il successivo Underworlds, uscito a distanza di quattro anni, me lo ero perso e, nel frattempo, i Mammoth Grinder sono cambiati un bel po’, come direbbero a Falconara. E purtroppo non in meglio. Molotov e Superior Firepower non tengono del tutto fede ai titoli, nonché a uno dei moniker più fichi del mondo. C’è più post-hardcore generico, meno prese a male sludge. Non picchiano più come un tempo. Scopro ora che è rimasto solo il cantante e bassista Chris Huls e alla chitarra e alla batteria ci sono due tizi arrivati l’anno scorso. Mo’ tutto si spiega.

AUTOPSY – Puncturing the Grotesque

Considerando gli standard elevatissimi ai quali ci hanno abituato gli Autopsy da quando si sono riformati, questo nuovo ep suona come poco più di un cazzeggio interlocutorio in attesa di un full per il quale, presumibilmente, se la prenderanno comoda. Leggo su Blabbermouth che Chris Reifert è al momento al lavoro su un progetto chiamato Painted Doll con un comico americano, tale Dave Hill, nato dalla loro comune passione per la musica psichedelica olandese degli anni ’70. E nei mesi scorsi si è occupato del debutto (in uscita ad aprile) dei suoi Violation Wound, con i quali dovrebbe fare una roba più punkettona. Si vede che in questo momento gli girà così:Puncturing the Grotesque è molto essenziale e mothoreadiano e ritrova un’ignoranza degna dei vecchi Abscess anche nelle parti doom. Non male ma un po’ tirato via. Gli Autopsy ci hanno abituato a ben altro da quando sono usciti dalla tomba; si sente che Chris è distratto. Vabbè, ci riaggiorniamo quando esce il disco dei Painted Doll. Intanto cercherò di farmi una cultura sulla musica psichedelica olandese degli anni ’70.

UNDERGANG – Misantropologi

Avete letto bene, con la “i”. Suppongo il titolo sia in danese, dato che gli Undergang scrivono tutti i testi nella loro lingua madre. Adornato da una copertina tra Leonardo e lo stendardo dei Bolton, Misantropologi ha i suoi episodi meno interessanti nei brani più sparati e truculenti, che ricalcano senza troppa ispirazione le orme dei capostipiti del death di Stoccolma (non aiuta il rantolo ribassato e monocorde di David Mikkelsen). Molto più suggestivi e macabri i pezzi lenti, dove incombe l’ombra di Autopsy e Bolt Thrower e, in En bedemands bekendelser, spunta pure il piano. Si chiude con una cover dei cultissimi finlandesi Disgrace, ai quali quei sant’uomini della Dark Descent (che, lo ricordiamo, è la miglior casa discografica del pianeta) hanno dedicato pure un tribute album.

SPECTRAL VOICE – Eroded Corridors of Unbeing

Restiamo in casa Dark Descent con quello che è uno dei migliori dischi di death/doom alla vecchia dell’anno appena trascorso: Eroded Corridors of Unbeing, primo full di questo quartetto di Denver. Thresholds Beyond parte con una cavalcata scapocciona e poi caracolla su synth spettrali. I riferimenti principali restano i mostri sacri Winter e Disembowelment ma gli Spectral Voice non fanno parte della crescente orda di copisti che puntano solo sul marciume. A momenti più cupi e oppressivi, alternano frangenti più ariosi dove vengono in mente i primi Tiamat. E sulla strumentale Lurking Gloom spunta pure una funerea chitarra acustica. Se vi piace il genere, procuratevelo. (Ciccio Russo)

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