La lista della spesa di Griffar: SOLUS GRIEF e RYE

Continuiamo il discorso iniziato nello scorso articolo a proposito di black metal ibridato con le atmosfere morbose del doom e del death metal.

Formatisi l’anno scorso giusto in tempo per pubblicare l’album di debutto (che evidentemente avevano già pronto perché viceversa si potrebbe tranquillamente parlare di miracolo), dalla Norvegia con furore ecco i SOLUS GRIEF e il loro album With a Last Exhale, che consta di quattro lunghe tracce oscillanti tra i 9 e gli 11 minuti di durata. Minutaggi importanti che sottintendono partiture complesse ed elaborate, e in effetti i cambi di tempo, di atmosfera e di situazione all’interno di ogni pezzo sono molteplici e variano dal depressive black derelitto e ombroso fino a sezioni più aggressive accostabili a certo cascadian black metal, massiccio, marziale e poderoso, sebbene atmosferico e con melodie di ottimo pregio. La voce è quella classica per uscite di questo tipo: uno screaming altissimo straziato e lacerante, ovviamente incomprensibile, tenuto parzialmente nascosto dal mixaggio che invece porta in bella evidenza il lavoro della chitarra e della sezione ritmica, di notevole fattura entrambe, tossiche e coinvolgenti quanto basta per convincere l’ascoltatore a ripetere più volte l’esperienza a breve distanza di tempo. Tra i quattro brani si fa preferire – solo di poco, il livello generale è comunque piuttosto elevato – il secondo Life has Left this Place ma tutti i quaranta minuti del disco volano via leggeri nonostante l’approccio significativamente plumbeo dell’intera opera. Vale tutto il vostro tempo, dategli un’occhiata. Si trova sia in digitale che in edizione fisica CD/vinile a cura di Purity Through Fire records, eccellente etichetta underground BM.

Chiudiamo in bellezza con un altro disco molto accattivante che ad oggi non ha avuto praticamente alcuna visibilità. Forse perché il progetto è russo e quindi soggetto a boicottaggio per le ben note vicende, manco fosse colpa del musicista in oggetto. Speriamo che ‘sto delirio finisca presto, perché la scena black metal russa è di primaria importanza ed è un peccato farne a meno. Vi sto parlando dell’one-man-band Рожь (in caratteri latini RYE) e del suo secondo album Всё, black metal fortemente incentrato su atmosfere di matrice post-black e saltuariamente quasi cosmiche anche per via del consistente uso di sintetizzatori molto anni ‘80, ridondanti e suonati ad accordo lungo, che conferiscono alle armonie dell’opera una pienezza notevole. A questo vengono associati sia ritmi folkeggianti e quasi tribali, sia cadenze molto, e intendo dire molto, doom, sia (con la stessa naturalezza delle precedenti) delle sane sfuriate in blast beat monocorda simili a quelle che troviamo ad esempio nell’ultimo Hate Forest, disco che anche per il tipo di suoni usati in produzione ricorda parecchio Всё nei pezzi più sostenuti. Basta ascoltare ad esempio la opener Прощай (Farewell) o la lunga (dieci minuti tondi) Истина (Sooth), quest’ultima contenente anche una lunga parte centrale di puro folk/black atmosferico, per farsi un’idea precisa di quanto il ragazzo russo sia in grado di creare. La voce in prevalenza è in screaming e anche in questo caso è tenuta abbastanza nascosta dal mixaggio; quando invece abbandona il classico cantato black diventa pulita e molto epica, con tutti gli altri strumenti, compresi alcuni arrangiamenti di archi, che godono di maggior rilevanza. Ribadisco il concetto che tutto il disco è di alta qualità e cresce col tempo, il ragazzo sa come si scrive e come si suona black metal di classe e ne consiglio satanicaldamente l’ascolto.

Tra non molto altra musica burrascosa in arrivo, stay tuned! (Griffar)

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