Un Sabbath italiano, Vol.2: la donna malvagia

Shamash Dagon Moloch Bilé
Oh Yama Pan Seth Thoth Nyam
Nel 1970 Mike Bongiorno porta sugli schermi degli italiani una giovanissima Sabina Ciuffini, la prima soubrette parlante della TV italiana. Parlante. A Sabina non si chiede la sola bella presenza, ma persino l’ardire di interagire con il pubblico ed i partecipanti alla trasmissione. Stando a Wikipedia, Bongiorno, che aveva 26 anni più di lei, l’aveva notata all’uscita del liceo Giulio Cesare di Roma e le avrebbe proposto di comparire in TV. Lei avrebbe poi dichiarato che al momento della proposta aveva ancora 17 anni e mezzo, ma comunque era pienamente maggiorenne e supportata dai genitori quando poi esordì sul piccolo schermo, appunto nel ’70, diventando subito uno dei volti più noti della TV italiana.
Sempre nel 1970 esordivamo i torinesi Circus 2000. Se è possibile, un po’ forzando, ascriverli al panorama del nascente prog italiano, bisogna elencarli proprio tra le prime band di un fenomeno che sarebbe esploso entro un paio di anni. Ma appunto, un po’ è una forzatura, perché i Circus, anziché anticipare il prog, sono invece una tarda manifestazione di psichedelia anni ’60. Di west coast parliamo e allora facciamo un nome su tutti: Jefferson Airplane. C’è persino una bravissima cantante (di origine calabrese), Silvana Aliotta. Il disco d’esordio è omonimo ed in lingua inglese. Bel disco, sentito, oltre che competente. Poi un ritardo di un paio di anni, specie in un’epoca di comunicazioni ed interscambio necessariamente piu lento, non è mica revival. Ma noi ci concentriamo su di una delle canzoni, dal titolo eloquente di I Am the Witch. Che poi fu reincisa in lingua italiana per un singolo per il mercato nazionale, cosa conveniente all’epoca. Io, la Strega, se possibile, suona ancora più inquietante della versione inglese. Se la struttura del brano è un rock psichedelico sgargiante e dinamico, ma un po’ convenzionale, specie se conoscete già i riferimenti, la ragione per soffermarci su questi 3 minuti e 20 (e non, per esempio, sulla splendida Magic Bean, in odore persino di 13th Floor Elevators) è l’invocazione esoterica che apre il brano, lo chiude e lo spezza anche verso la metà. Una cantilena inquietante, incomprensibili evocazioni di divinità antiche, una chitarra acida a doppiare la nenia vocale. Rende più inquietante ancora le altre parole, più comprensibili, del testo del brano:
Fuori bestie dai vostri buchi
io vi aspetto su questa rupe
me la rido dei vostri sforzi
niente possono su di meTrema mondo tuoni e lampi a me
sono io che vinco e sai perché
Sono la strega e puoi dire quel che vuoi
Oh katayoun
Prova a lottare con me se ce la fai
Oh katayoun
Quindi allora sono due le cose che sorprendono di Io, la Strega, entrambe per modernità: il riff visionario, psych ed occulto, ed anche il ruolo, appunto della Strega. Forte, pericolosa, minacciosa, fiera. Né vittima sacrificale di frustrazione e pregiudizio, né maschera di carnevale per il solo divertimento maschile. Aliotta rivendica indipendenza e libertà. Ce n’era forse bisogno, all’epoca di una rivendicazione del genere. Ce ne sarebbe ancora oggi. Il brano in fondo non starebbe male affatto nel repertorio dei Coven di Jinx Dawson o, in tempi più recenti, dei Blood Ceremony. Ma Aliotta, invece di streghe o fate sensuali, in Io, la Strega ha una fierezza dura e guerriera. Spingendosi un po’ oltre coi riferimenti, più affine ad una Jex Thoth. Forse esagero. Forse no.
Nel ’73 il prog italiano è fiorito e sforna capolavori. Il tema della Strega lo ritroviamo però in un complesso più leggero, scuderia Battisti & Mogol, di nome Flora Fauna e Cemento. Esordiscono appunto quell’anno, prima di incrociare la strada con Gianna Nannini. Il disco contiene canzoncine voyeur come La Nostra Piccola Canzone ed anche un brano rock intitolato Magia Nera. Qui, incalzati da un riff piuttosto audace (non sono convinto sia originalissimo…), i nostri mettono in scena quello che pare un confronto strega/stregato. La voce prevalente però è quella dell’uomo:
Io, l’uomo, ero un uomo
Ma stregato tu mi hai!
Nei tuoi occhi c’è il demonio
No, una donna tu non sei![…]
Non mi so spiegare nemmeno io il perché
Forse è solo inesperienza o impazienza forse è
Questa gabbia del leone forse maleducazione solo è
Un ricordo delle streghe tentatrici, falso volto delle antiche cicatrici dentro me
Eh, no, non è proprio la stessa cosa. Pare proprio che la parola Strega sia tornata ad essere sinonimo di capro espiatorio delle frustrazioni maschili.
Nel ’74 Sabina Ciuffini, confidente della fama ormai raggiunta e forse desiderosa di portarla ad un livello successivo, posa per la versione italiana di Playboy, discinta ma non troppo. Chissà se se l’era immaginate così, le conseguenze. Fatto sta che pare non solo perse dei contratti pubblicitari, ma indispettì pure lo stesso Mike Bongiorno, che doveva aver calibrato con precisione la lunghezza delle minigonne della presentatrice parlante per la morale del pubblico della TV generalista. La Ciuffini, che poi divenne giornalista scrivente e di successo, tentò nel frattempo pure la carriera musicale. Nel ’76 usci con un singolo. Il lato A era No, No, No, un tentativo sciatto di riscrivere una moina sensuale alla Je T’aime, Moi non Plus. Il lato B si intitola La Strega, ma non c’entra nulla con la nostra musica. Forse non c’entra con la musica e basta. Strega è la donna che ha capito che il suo uomo le sta raccontando fandonie (è lui a definirla strega per questo), ma non per questo è minimamente incazzata, sarcastica o risentita. Insomma, l’innovazione della presentatrice parlante non ha portato molto lontano, forse le streghe non ce l’avevano fatta a tornare per davvero. Oppure sì.
E Silvana Aliotta? La ritroviamo proprio nel ’76, dopo lo scioglimento, anni prima, dei Circus 2000, a mettere in piedi un trio canoro femminile di musica disco, già parecchio in voga. Guarda un po’, il nome scelto è Le Streghe e sono nate per la necessità di fornire a Pippo Baudo (guarda un po’: la nemesi di Mike Bongiorno) supporto musicale per la trasmissione Secondo Voi, abbinata alla Lotteria Italia. Prodotte da Shel Shapiro, nel ’78 cacciarono persino un album intitolato L’Iniziazione, con brani tipo Lucifer and The Witch. Di pura disco music parliamo, un po’ funk e tanto pop, di fattura buona ed intrattenimento assicurato. Secondo voi Leo Smee ne sapeva qualcosa prima di fondare i Chrome Hoof? Si lascerebbero ben ascoltare, Le Streghe, se foste in vena di nostalgia per certi ’70. Non sono una porcata, anzi, ma non so dire quanto di esoterico ci sia sotto. Sicuro anche l’immagine, piuttosto sessualizzata, non è comunque quella rassicurante e succube della strega Ciuffini. I testi nemmeno. La vaga malizia di No, No, No sparisce al confronto dell’esplicito richiamo carnale. Travisando forse la transverberazione di Santa Teresa d’Avila, Le Streghe cantano (ricostruisco ad orecchio che il testo non si trova):
La sua spada mi brilla dentro
E il desiderio arriva lento
Però già lo sento
Cosa mi succederà?[…]
Adesso sono un’altra ormai ed il passato vola via
(…) nelle mani mie realizzano ogni fantasia
E vivo insieme a tutta l’altra gente
Ma quella che volevi tu non esiste piùUna donna piu donna, amante
E strega nella mia mente
E a chi non si arrende
Cosa gli succederà?
Insomma, la strega si affranca persino da Lucifero, scopre sulla Terra, tra gli uomini (nel senso di genere umano), tanto il piacere quanto il proprio potere e desiderio di reale indipendenza. Il brano si intitola appunto Cosa Mi Succederà?, versione italianizzata di You Keep Me Hanging On portata al successo dalle Supremes e nota a noi rocchettari per la versione dei Vanilla Fudge. L’arrangiamento curatissimo, una bomba per il genere, lo rende una hit disco perfetta, sfavillante come certi brani dello stesso periodo cantati da Renato Zero. Tra l’altro, il gioco tra immagine provocatoria e rivendicazione libertina è in fondo quello lì. La Strega dei Circus 2000 ha forse scoperto qualcosa in più della sua vita, ma è ancora terribilmente fiera e pericolosa, come otto anni prima. Malvagia, per qualcuno.
Che poi comunque era l’aria del tempo e sempre nel ’78 la RAI tirava fuori un varietà inclassificabile come Stryx, di cui mi sa che non ci resta che recuperare pochi spezzoni sul tubo. Peccato. Pare che nelle sei puntate andate in onda, prima che la scure censoria si calasse sulla trasmissione, di cose degne di nota ce ne fossero. Che fosse esistita in RAI una trasmissione del genere l’ho scoperto, incredulo, per un articolo su Dagospia. A tutt’oggi, quello che so io ve lo potete leggere su Wikipedia:
“La struttura della trasmissione prevede la premessa che è «tutto sacrosantamente documentato» e l’annuncio «Signori, il diavolo!»; successivamente avviene la pomposa presentazione al pubblico di «Lucifero, Imperatore» e di «Belzebù, Principe» e una lunga passerella di streghe, sacerdotesse, ancelle e satanassi, protagonisti comprimari del programma.”
Pare non mancassero numerose, ostentate nudità femminili. Chissà se la ragione della censura e del successivo oblio sia da ricercarsi più nello sfacciato, ma giocoso satanismo oppure in ragioni di buon costume. Non avendo visto nulla della trasmissione, salvo le poche clip musicali rintracciabili liberamente sul tubo, non saprei dire e non mi sbilancerei in opinioni. Certo che, alla luce della cultura dello spettacolo dei successivi anni ’80, già alle porte all’epoca di Stryx, viene quasi da sospettare che le lotte portate avanti in quegli anni per la liberazione sessuale e l’uguaglianza di diritti tra uomo e donna abbiano avuto anche, come effetto collaterale ed indesiderato, travisando credo lo spirito di quelle lotte, una maggiore libertà di esibire la sola nudità femminile per l’esclusivo interesse maschile. Senza la pudicizia degli anni precedenti. Anni ipocriti, sì, ma anche la libertà degli ’80 lo è stata. O quella odierna.
Comunque Stryx, nudità o meno, deve avere avuto dei bei momenti di spettacolo. C’era Angelo Branduardi a fare da menestrello, magari il Barg ne sa qualcosa. Tra le cantanti, Anna Oxa e Mia Martini. Il video dell’esibizione di quest’ultima (in playback) è significativo. A parte la canzone, intitolata Bene (che potreste ritrovarvi a cantare a squarciagola con una parrucca arcobaleno in testa, se capitaste in certe serate, tra un successo di Zero ed uno della Carrà), la messa in scena dice molto. Mia Martini, perseguitata dalle dicerie troglodite che ne hanno segnato la sua carriera di interprete (straordinaria, indipendentemente dal repertorio), viene portata su di un rogo già predisposto e le viene dato poi fuoco. Il fuoco che dovrebbe liberarla da Satana, dicono i presentatori stessi. Attorno, musici e boia incappucciati di rosso si danno da fare per ravvivare le fiamme.
Un corto circuito, insomma, che ci aiuta a chiudere questa dissertazione sconclusionata. In soli otto anni in fondo ne sono cambiate di cose. Alla fine del decennio, aspettando Colpo Grosso (la parte per il tutto, ma sarebbe comunque ipocrita puntare il dito solo sulla TV commerciale), la condizione, l’immagine della donna non sembra cambiata per davvero, anche se minigonne gia audaci a un certo punto non sono nemmeno servite più. Anzi, cancelliamo “anche se”. Quindi ancora più di un riff heavy psych terribilmente avanti per il nostro orticello musicale e provinciale, è la cazzimma della Aliotta ventenne, fiera e sprezzante, indipendente, che ci dispiace non abbia avuto un impatto maggiore sul suo tempo. Intanto, continua a ronzare in testa una cantilena inquietante…
Shamash Dagon Moloch Bilé
Oh Yama Pan Seth Thoth Nyam
(Lorenzo Centini)
grazie Lorenzo per questa bella (ri)scoperta. Interessanti questi Circus 2000 che non conoscevo, nonchè la storia della cantante. Li approfondirò con piacere. E’ sorprendente e paradossale rivedere che decenni addietro, in epoche passate ma non così lontane, ci fosse una tale vivacità e liberta creativa.. e che anche l’Italia nel suo “provincialismo” meno pop potesse produrre musica del genere!
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articolo super interessante
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articolo stupendo! Complimenti!
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