Fartwork: SKYLARK – Twilights of Sand

Buonasera a tutti, cari draghi pipparoli, e benvenuti in un nuovo ed avvincente episodio di Fartwork, la rubrica di Metal Skunk sulle copertine fatte mentre si litigava animatamente al semaforo per una precedenza non rispettata.
Quest’oggi stranamente non tocca ad un album black metal, bensì power; sto parlando del decimo lavoro in studio dei longevi, italianissimi, bravissimi (!!!) Skylark, datato 2012 e intitolato Twilights of Sand.
Ho guardato la copertina e la storiella si è scritta da sola.
“No, no e poi no!” – sbraitò il direttore del papiro scandalistico Spada in mano, il signor Fibizio Koronan, mentre lanciava sulla scrivania e poi in faccia al suo povero dipendente, il giovane paparazzo Segon, le foto che gli aveva appena portato – “non solo non ti pubblico questo scoop ma non te lo pago nemmeno, ok?!? Neanche mezza draga per questa roba. È la quinta coppia di nani che si ingroppano in due settimane, ce n’ho un cassetto pieno, e mò basta veramente però!”
Il giovane Segon era mortificato. Guardava il suo direttore con un misto di rassegnazione e timore:
“Ma… ma signor Koronan… suvvia, questi non sono due nani qualsiasi. Questa è Nana Belarda, vincitrice di Miss Miniera 2005, e Nano Ceppone, il falegname più bravo di tutta Dragonlandia. Dall’opinione pubblica sono considerati entrambi monogami e felicemente sposati, non è una cosa di tutti i giorni fotografarli mentre fanno robe!”
“Non se ne parla nemmeno, riprenditi queste foto del cavolo, rinfodera la macchinetta, tornatene a casa, fatti una doccia, una sega e vattene a dormire. E ringrazia che non ti licenzio in tronco!” – esclamò, feroce e irremovibile, Koronan.
“Ma… ma mi dia almeno due draghe per la carrozza, come ci torno a casa sennò?”
“Torna a piedi! E adesso fuori di qui!”.
Un momento dopo il giovane e bistrattato Segon camminava verso casa lungo una brulla strada di campagna, con la coda tra le gambe e i severi rimproveri del suo direttore che gli rimbombavano per tutto il cranio.
In più il suo umile alloggio distava ben venti miglia, e percorrerle a piedi, senza un soldo, col caldo di quella afosa serata estiva addosso, la stanchezza di una giornata di lavoro buttata e l’ansia di poter essere licenziato da un momento all’altro, non era di certo cosa la cosa più augurabile del mondo.
“E i nani che si ingroppano non vanno bene, e gli elfi che si pippano il polline non vanno bene e la strega Palanca che picchia la figlia al mare non va bene… chi dovrei fotografare per far contento quel cialtrone di Koronan, eh?!? Chi?!? Vorrei tanto saperlo!” – pensava il povero Segon, prendendo a calci una pietra rotolante.
Ma mentre si angustiava in queste riflessioni accadde qualcosa di sconvolgente, anzi oserei dire miracoloso. Segon stava giusto percorrendo una via desertica inframmezzata qua e là da montagne e montarozzi, quando gli apparve, dal nulla, a pochi passi da lui, accompagnata da una specie di fuoco fatuo, una bella e formosa giovane, coi capelli neri, un vestito bianco e due ali anch’esse bianche.
Segon sbattè le palpebre: era proprio la magangela (fusione di una maga e di un angelo) Fellona Spark; la figlia illegittima del re di Dragonlandia, avuta diversi anni prima da una tresca con una servetta della sua quinta casa al mare: Bella e dannata, amante dei begli uomini, ex attrice e conduttrice di un programma di approfondimento sulla scherma medievale, giaceva imprigionata da almeno un lustro nelle prigioni della fortezza di Tolabarg per aver tentato di avvelenare la matrigna (che ovviamente la trattava male, come ti sbagli) e ora, a quanto pare, era incredibilmente fuggita… forse proprio quella sera stessa, magari solo pochi istanti prima di quella celestiale apparizione.
Segon, con una rapidità mai avuta prima, sfoderò la macchinetta e scattò un’istantanea della bella fuggiasca.
Poi, con un’eccitazione febbrile e un sorriso a 326 denti, cominciò a pensare: “Questo… questo è uno scoop da minimo 7000 draghe! Ma no no, col pene che porto ‘sta foto da Koronan, non se la merita quel bastardo. Sai che faccio? Vado subito in tipografia, ci faccio scrivere sopra LA FIGLIA FELLONA, DALLA CELLA ALLA … vabbè, qualcosa che finisce con -ona, ci allego un po’ di foto di nani che si ingroppano ed elfi che pippano come riempitivo, stampo 800.000 copie, le vendo tutte in una notte a 10 draghe l’una e guadagno 8 milioni di draghe. Poi, coi soldi guadagnati, mi compro la carrozza con le viverne, quella che vola, poi vado al bordello e dopo che le ho trombate tutte vado in vacanza, e poi… e poi… ”
Perso nei suoi sogni di gloria di denaro, il giovane Segon aveva però dimenticato di nascondersi (o scappare) dopo lo scatto, e quindi la magangela Fellona aveva avuto tutto il tempo di accorgersi di lui e pensare a come sbarazzarsi di quella foto compromettente.
Mentre quello fantasticava ancora, con gli occhi per aria e il sorriso ebete, lei con un incantesimo gli fece esplodere la macchinetta (quindi addio scoop e futuro successo) e in più gli riempì le tasche di pipì, così, a sfregio, per punirlo forse. Dopodiché, così com’era apparsa, sparì nel nulla, e di lei si perse ogni traccia. Nessuno la vide mai più.
Segon si accorse solo molte ore dopo di essere stato buggerato dalla magangela, e una volta realizzato l’accaduto pianse e perse il senno, con le mani tutte bagnate di pipì. Passò il resto della sua vita in strada, vivendo come un barbone pazzo, descrivendo nei minimi particolari a tutti i passanti che gli capitavano la scena che aveva visto e la foto che aveva scattato, ma poi sfortunatamente perduto.
Una volta, di ritorno dal tour in Giappone e di sosta a Dragonlandia per un weekend di relax, si imbatterono in Segon i membri degli Skylark. Il racconto del barbone pazzo gli piacque, ed ecco la copertina:
Alla prossima, amici! (Gabriele Traversa)
che fine hanno fatto, tra l’altro? devo avere qualcosa di loro di fine anni 90, quando si facevano fare le cover da Luis Royo… ricordo solo che era un album discreto ma con una produzione terrificante.
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appena avrete ascoltato il disco, la copertina in confronto vi sembrerà la Venere di Botticelli
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Tiziano cerca una location all’altezza del proprio sentimento. Vuole immortalare un’istante che valga l’eterno.
“Ti scatterò una foto”, sussurra a Gavina, ma sta già programmando di smanettare con Photoshop per uno sfondo adeguato. La limitata fantasia di Tiziano, detto Acciaio de noantri, non gli consente di colonizzare un altrove immaginario e realistico, al contempo. Nulla gli sovviene alla mente. Mejo er PC con la versione demo der programma dell’ex compagno delle Superiori.
“Sti cazzi alla fine. La foto gliela scatto stasera, alle giostre dei Sinti al quartiere Q4 (acqua!) de Latina”, pensa. Così decide Tizianello. E così succede.
Gavina s’è appena magnata una busta de noccioline caramellate dopo un paio de giri sui carcinculo. Si mette in posa. Il suo iPhone 2 rigenerato da Peppe Casamonica vibra nella borsa. Adducendo la scusa della ciocca di capelli fuori posto, con rapido gesto, mentre Tizy cerca il giusto filtro foto, risponde. Dall’altro capo qualcuno le ricorda che “l’artra sera sei stata brava co’ la bocca. Quanno se rivedemo?”.
Acciaio de noantri non può sapere. Non vuole vedere. È vittima di se stesso e della propria potente negazione.
“Angioletto mio, te metto pure un paio de ali”. Non vuole, non può immaginare che Gavina le ali ce le ha spostate sulle maniglie dell’amore. Mentre cavalca un altro uccello.
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Va beh qua siamo davanti ad un tipico caso di ammiocugginite. Perchè ditemi che per una simile letamata almeno non hanno dovuto sborsare un euro. A parte la topina fa tutto schifo, il concept, le alette di angioletto i colori che non c’entrano nulla…
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