Avere vent’anni: SEEDS OF HATE – Persecution of Christian Filth

All’incirca nell’anno 2000 il buon Akhenaten, onnifacente personaggio dei già celebrati Judas Iscariot, aveva cominciato a bazzicare le lande tedesche (luogo dove si ritirò a vita privata dopo aver sciolto il suo progetto principale) interagendo con alcuni personaggi della scena locale. A quei tempi il bassista dei Krieg – il gruppo di Lord Imperial, altro vertice del triangolo true black metal americano – era giustappunto il tedesco Stefan Kuhr che, con lo pseudonimo SM Daemon, già suonava in un altro paio di band di casa sua, una di esse i Seeds of Hate, allora ancora allo stato larvale. Dal momento che in quel periodo anche Akhenaten suonava nei Krieg, i due si misero d’accordo affinché le chitarre di questo neonato side-project venissero suonate da lui, e così fu. Gli altri due membri del gruppo sono il cantante e il batterista dei Total Hate (discreto ma non fondamentale gruppino di fast black metal cattivissimo e caciarone con quattro album all’attivo). Prima uscirono un paio di demo per far girare il nome e poi, quando la Drakkar records scoprì chi era coinvolto nella band, li mise sotto contratto ed usci il primo full-length. Tutto ciò premesso e svelata la genesi della band, cosa e come suona(va)no i Seeds of Hate? Black metal, dalle forti influenze nordiche canoniche, esattamente come i Judas Iscariot e i Krieg, riviste secondo l’ottica americana di Akhenaten che nella stesura dei brani ci mise molto del suo. Il debutto Persecution of Christian Filth conta otto tracce per trentacinque minuti di musica molto eterogenea, canzoni turpissime sparate alla velocità della luce del tutto identiche a quelle che potrete trovare nei dischi di Judas Iscariot, specialmente i più datati. Sembra in tutto e per tutto un album della discografia del suo componente più famoso per cui se vi piacciono i Judas Iscariot questo disco fa per voi, diversamente non sarà Persecution of Christian Filth quello che vi farà cambiare idea.
Nei primi anni 2000 andavano taaanto di moda questi side project con dentro personaggi eminenti delle varie scene mondiali che si mettevano a fare dischi extra per monetizzare un po’ la loro fama, non era ancora la prassi incidere cinque/sei o più dischi in un solo anno con una sola band come assai sovente è accaduto in epoche più recenti. Le etichette più organizzate si accaparravano questi progetti estemporanei con grande gioia, potendo contare sul fatto che i blackster avrebbero comprato il disco a scatola chiusa sapendo che ci suonava dentro uno dei loro beniamini, pertanto non sarebbero rimasti fondi di magazzino; nella maggior parte dei casi il prodotto finale era discreto, anche buono, raramente un capolavoro, e l’esordio – rimasto anche l’unico full – dei Seeds of Hate rientra nel primo gruppo, un album di discreto black metal in grado di far fare air guitar e air drumming all’ascoltatore per un po’ di volte, pur lasciando sempre addosso la sensazione che il livello non sia pari a quello dei progetti principali dei componenti più esimi.
La collaborazione di Akhenaten con i Seeds of Hate si concluse con questo debutto. Il bassista partecipò anche all’ultimo episodio della carriera (lo split EP con i norvegesi Elite, 2004) prima di dedicarsi assieme agli altri ai Total Hate (che molta riconoscenza debbono all’americano se sono riusciti ad emergere dall’underground più tenebroso ed ad ottenere una certa – non vastissima – notorietà, anche se ho una fondata certezza che, quando si parla di loro, la maggior parte della gente non sappia chi siano fino a quando non gli dici “sono i tizi che hanno suonato con Judas Iscariot nei Seeds of Hate”, allora parte il meravigliato “aaaahh giàààà”) mettendo definitivamente la parola fine sull’esistenza della band teutonico/americana. Di Persecution of Christian Filth esistono 1000 copie in CD prima stampa e 300 vinili usciti per Sombre records. La stessa Drakkar lo ha poi ristampato nel 2013 ma si trova l’originale a quattro spiccioli su Discogs. Sic transit gloria mundi. (Griffar)