Arcade Fire – WE

We can make it if you don’t quit on me
I won’t quit on you
Don’t quit on me
We can make it, baby
Please don’t quit on me

In questo passaggio di The Lightning Pt. I, non a caso scelto come primo estratto, vi è tutto il senso di WE, nuovo album degli Arcade Fire. Un disco straordinariamente attuale, capace di parlare a tutti noi, scritto e registrato nel momento dell’apice della pandemia, tra il lockdown e la corsa al vaccino. Un viaggio tematico che parte proprio da quel senso di incertezza che i Nostri definiscono come il culmine di un’epoca sempre più insostenibile, quella Age of Anxiety descritta nei primi due brani, che tende a creare barriere e, soprattutto, isolamento (Rabbit Hole). Un periodo di profonda malinconia che porta inevitabilmente a chiudere molte strade, anche in modo definitivo (End of the Empire), ma che consente, al tempo stesso, di tracciarne una nuova che conduca dall’isolamento alla comunità, a un nuovo senso di “unione”. Un viaggio, esplicitato dalla suddivisione in due parti del disco, da I a WE.

E l’unico modo per raggiunger tale meta, l’unico modo per farcela, per esaudire quella promessa di springsteeniana memoria è di restare uniti. Un concetto semplicissimo, esplicitato da quel I won’t quit on you / Don’t quit on me. Insomma, live together or die alone. Un messaggio molto sentito e diretto, non appesantito da sovrastrutture e da concetti “alti”, ma dettato da un percepibile timore per l’oggi e dalla speranza (o forse dalla volontà di credere in una speranza) per un domani migliore per tutte le nuove generazioni (Lookout Kid) a cui, in fondo, bisogna insegnare e rimarcare che “nessuno è perfetto”.

ofdfnuafk5mda_600

Questa linearità e genuinità riscontrabile a livello concettuale, si rispecchia anche a livello strettamente musicale nelle dieci composizioni in cui sono suddivisi i quaranta minuti di WE. Una durata che permette ai canadesi di essere coesi e compatti come non mai e di creare un album che è una summa di tutte le loro anime. Contrariamente a quanto lasciavano intendere i primi due estratti, infatti, il nuovo Arcade Fire non è un ritorno al passato che non avrebbe avuto senso alla luce del coerente percorso intrapreso dalla band.

Sicuramente alcuni passaggi sono più vicini ai primi due album (The Lightning Pt. I e II), ma permangono alcune tentazioni pop figlie del precedente Everything Now, come nella riuscitissima Unconditional II (Race and Religion), impreziosita dalla presenza di Peter Gabriel, e atmosfere figlie di The Suburbs. Il tutto senza cadere nella trappola del mestiere, ma dimostrando di essere una band dalla personalità ormai definita che può anche permettersi anche di citare esplicitamente Lennon e Bowie nella bellissima End of Empire senza risultare poco credibile.

arcade-fire-snl-05072022-billboard-1548

Un album che è stato atteso da una parte della critica col fucile puntato -come accaduto di recente con le ultime uscite della band, rea di non aver rispettato le aspettative dei paladini dell’indie rock e di aver contaminato e ampliato il proprio sound – e che,  al contrario, rappresenta senza dubbio alcuno uno dei lavori più a fuoco degli Arcade Fire. Una band che sin dal primo Ep ha dovuto sostenere la responsabilità di essere considerata la next big thing dell’indie rock mainstream e che, nel corso degli anni, ha dimostrato ampiamente di meritare tanta attenzione, come confermato da questo splendido WE, che rappresenta quanto di meglio possa chiedersi ad una band in fieri come gli Arcade Fire, oltre ad essere una delle migliori uscite di questo 2022. (L’Azzeccagarbugli)

When everything ends

Can we do it again?

2 commenti

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...