Calzini sporchi e R’n’R appiccicoso coi LIMOUSINE BEACH

Goduria sfrenata che non avete idea. Nel momento in cui sto scrivendo sono otto volte di fila che ascolto questo disco e non riesco a staccarmi. Praticamente nelle ultime quattro ore non ho fatto altro. Rogoredo, è venerdì, tardo pomeriggio, al riparo della banchina vedo la pioggia a maggio e Griffar ha appena pubblicato il pezzo sul nuovo dei Shape of Despair e vorrei fiondarmici, che loro li adoro, ma semplicemente non riesco. Non riesco a staccarmi da questa bambagia simile a zucchero filato che sono i trenta minuti di esordio di una sconosciuta band retro-r’n’n di Pittsburgh. Scusate, ma se vi dicessi che sul palco del pub sotto casa si stanno sfidando Thin Lizzy, Replacements, Kiss e Big Star a chi tira fuori il pezzo power pop chitarristico perfetto che fareste? Rimarreste sul letto a guardare il soffitto o scendereste di corsa a prenderti una birra e mimare gli assoli di chitarra? Non posso farci nulla, un disco così è lui che ti sceglie e non ti molla, non il contrario.

Ci sono i cori, tanti cori, zuccherosi, contagiosi. Ci sono armonizzazioni di chitarre stratificate e caramellate. Assoli di gusto. Un tiro costante, piede sul battere, riff caldi caldi, distorti al bacio. Canzoni che sono vere chicche. Con dinamiche talmente fighe da non far rimpiangere certi classici pop-metal degli eroi mascherati con le chitarre. Tipo in Hear You Callin’. Ma quant’è bella? Pittsburgh Rock City! Evan Got a Job e We’re All Gonna Get Signed, tutte da cantare, sentendosi Bon Scott e compagni. Se poi volete scalmanarvi, state tranquilli: Tiny Hunter e Black Market Bus Pass servono a questo. E Movin’ On, soprattutto, che si ferma un secondo prima che il pub rock diventi NWOBHM. Come dei Dr. Feelgood con Downing e Tipton che hanno voglia di divertirsi e prenderla bene. Fanculo il track-to-track, ma queste sono tutte stupende, che posso farci io, e nemmeno ho parlato delle migliori, forse, spettacolari e West Coast: Willodene e la sua dimensione AOR gagliarda e Night Is Falling. Signori, Night Is Falling è qualcosa di meraviglioso. Semplicemente PERFETTA. La più lunga del disco, coi suoi 3 minuti e trentasei. Una suite, insomma. Nient’altro da dire. Dice bene Tiz, un amico mio che ha fiuto per il rock’n’roll buono: i Limousine Beach fanno sborrare. Nient’altro da aggiungere.

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C’è tantissimo rock’n’roll spettacolare, qua dentro, la voglia di farlo nella maniera più POP che si riesca, ma con le chitarre incendiate. Come se i Kiss non bastassero mai. Ma c’è pure un po’ di quella semplicità terra terra dell’indie americano vero, quello ’80/’90, ecco, i Replacements, per dire. Guardate le camicie di flanella nella foto del gruppo. E le facce. Ci giureresti che questi si sostentano ad erba e hamburger a prezzi stracciati e orari improponibili. Glielo leggi in faccia che non vedono l’ora di caricare ampli e pedali su un furgone scassato che puzza di pedalini sporchi e andare a fare baldoria su qualche palco lontano sera dopo sera. Quanto cazzo è bello pensare che tutto questo esista ancora, che sopravviva al Covid e a Spotify. E poi è anche solo un piacere ascoltare un disco con le chitarre-leccornia, i cori perfetti e anche con basso e batteria suonati e registrati nella maniera migliore possibile. E sono contento che certo retro-rock tornino gli americani a farlo e non lo lascino solo agli svedesi. Bravi, loro, ma gli americani spesso sono un’altra cosa. Diffonde la Tee Pee, non so se vi dice qualcosa.

Questo disco sarà il mio guilty pleasure dell’anno, lo giuro. Ha voglia di essere fresco, pop, divertente, ma anche concreto come una lattina di birra in fresco. Voglia di divertirsi. Non vi mette allegria l’intro di Night Is Falling? Non vi fa pulsare le vene e venir voglia di scordare tutto quello che non va? Sono sicuro che appena tornerò alla solita mestizia settimanale di un giorno lavorativo, coi Shape of Despair finirò per rimanerci un bel po’ invischiato. Ma per ora no, fanculo. È venerdì sera, fra dieci giorni sarò al mare, felice. Se va bene ci sarà il sole, sennò pazienza. Però ci starebbe bene, anche se del sole di solito per indole me ne faccio poco. Ma intanto fra dieci giorni questa merda di città che è Milano potrà benissimo andare a farsi fottere. (Lorenzo Centini)

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