Avere vent’anni: DOWN – II: A Bustle in Your Hedgerow

Dare un seguito a NOLA poteva a tutti gli effetti sembrare una missione disperata, un rischio fuori portata. NOLA è una delle cose migliori che puoi avere il culo di incontrare nella tua vita. Di piu: NOLA è tra le opere più eccelse di ogni tempo, come la Gioconda, la Nike di Samotracia, i Guerrieri della Notte di Walter Hill. Di piu: NOLA è il più bel disco dei Black Sabbath mai inciso da una formazione del tutto diversa da quella dei Black Sabbath. L’avevo recuperato un paio di anni prima al negozio di dischi che campava masterizzando CD e duplicando cassette sottobanco dei successi italiani e delle compilation truzze da discoteca. Aveva il cellophane ingiallito e un bollino Siae in disuso da tempo. Quanto sia diventato imprescindibile quell’ascolto poi lo sapete, perché è successa la stessa cosa a voi. Se no, non voglio saperlo o vi tolgo il saluto, per quel che vale. Quando arrivò nella buca delle lettere, Down II: A Bustle in Your Hedgerow era uscito da pochissimo, aveva il cellophane nuovo di pacca e non ne avevo sentita ancora una singola nota. Piuttosto sulle spine, ve l’immaginerete. Come sarebbe potuta essere una Gioconda “parte seconda”?

I can see your soul at the edges of your eyes. It’s corrosive, like acid. You got a demon, little man. And I don’t like your face.

Non sto a raccontarvi cazzate, la prima cosa che ho fatto è stata mettere dentro il dischetto e premere play col fiato sospeso, ma nel frattempo dal libretto si capiva che la band si era ritrovata ancora una volta a fare jam nelle paludi della Louisiana, a suon di “whiskey, weed and Black Sabbath“. C’è una foto di Anselmo, che da un po’ si faceva vedere in giro con capelli e barba lunghi e felpa dei Venom, immortalato coi capelli legati con le treccine di Pippi Calzelunghe. Stiloso, non scherzo. Stavolta s’era portato appresso un texano al basso, Rex Brown. E il contributo di Rex si sarebbe sentito forte. Rex Brown è un figo della madonna.

CD nel lettore, tasto play, fiato sospeso. Parte Lysergic Funeral Procession. Cristo, che inizio. È come se partisse da dove finiva NOLA, inacidendo ancora di più la presa a male, spire di fumi lisergici alla cerimonia funebre tra sepolture e monumenti macabri. In A Bustle… c’è una vena psichedelica più pronunciata ancora che nel precedente e sfumature southern gothic inasprite. C’è anche un però: si capisce che Anselmo non ce la fa più. Non è grave, non è ancora praticamente afono come di lì in poi. Anzi. Il bello è che lui sembra saperlo e lucidamente tenta altre strade. O meglio una: cantare meglio e strillare meno. Lo fa incredibilmente bene (no, credibilmente, cazzo, ha sempre saputo cantare, quel figlio di puttana). Qui di numeri da farti piangere ce ne sono almeno due, una ballata lynard-zeppeliniana nera come la notte, Learn From My Mistakes, clamorosa, ed una forse ancora più pazzesca, solo voce e steel guitar, Where I’m Going. Che oggi non gli vengono più così bene cose così.

Ma torniamo a Lysergic…, che ci dice altre cose ancora: Keenan e Windstein sono ancora in palla (forse solo un pelino meno, ma ci torniamo), ok, ma chi è ancora in forma come un bastardo è Bower. Spettacolare, incalzante, concreto, sporco, manesco, rozzo, fantasioso. Ripenso a 13 e a quell’impiastro di Rubin che ci ha messo dietro le pelli quel non-morto dei RATM. Bower è vivo, nelle sue vene scorre anche sangue e suona col santino di Bil Ward sopra la batteria. Grazie Chtulhu, di tanta grazia. Ti viene voglia di andare in pellegrinaggio a Birmingham ad ogni cazzo di rullata.

Insomma, Down II di strade ne tenta qualcuna di più, anche l’hammond blues ad il walking bass, ma di mazzate e macigni ne ha ancora in serbo qualcuno, tipo Ghosts Along the Mississippi, che Windstein regge con un riff semplicemente perfetto. A proposito, io prima ero convinto che la mente musicale dei Down fosse soprattutto Keenan, perché era alto e capellone, non chiatto, basso e pelato. Ora che ho abbandonato anche io, da un pezzo, ogni speranza di farmi crescere una chioma dignitosa, sono diventato pure io partigiano di Windstein. Chiusa parentesi.

Insomma, di canzoni memorabili il disco è pieno. Sì, lo so, non è NOLA. Grazie al cazzo. Se non sei Iommi o Da Vinci certe cose non si ripetono facilmente. Poi ci sono sette anni in più di abusi, mazzate, inculate, tra i due dischi. Sette anni vissuti come li vivono questi qua sono 42 di una persona mediamente dedita ad alcool e bagordi. In mezzo pure lo scioglimento dei Pantera. Praticamente dare seguito a un capolavoro, ad un superlativo assoluto, e farlo quando cominci ad assomigliare sempre più ad un relitto umano. E ti esce fuori un Down II: A Bustle in Your Hedgerow, che se siete sordi, aridi e in malafede potete benissimo dire che è un passo falso. E invece è un disco grandioso e soprattutto il migliore che si potesse fare. Pure con qualche rantolo di Anselmo che ci cominciava ad allarmare (e ancora non avevamo sentito niente) e pure se proprio non tutti i passaggi sono a quel livello fantasmagorico che vorresti. Devo risentire Over The Under che mi aveva intristito all’epoca. Mi sa che mi ricredo. Non sono attendibile. Amo troppo i Down e quello che significano. Gli si perdona qualsiasi cosa, come all’amico che ha fatto una cazzata, ma era ubriaco. Ed era un amico e gli devi come minimo un rene. Ma non gli devi mica perdonare Down II. Non c’è un cazzo da dover perdonare qua. (Lorenzo Centini)

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