R.I.P. Mark Lanegan [1964 – 2022]

A ricordarci com’era essere vivi riaffiora spontaneamente quasi tutta la musica uscita a nome Screaming Trees (tolto il definitivo Dust, troppi soldi, troppa droga, troppe velleità malriposte a inquinare il quadro), più ancora i monumentali primi cinque solisti – incluso il migliore disco di cover migliori degli originali di sempre, I’ll Take Care of You – colonna sonora di quando la vita diventa importante come pochi altri in ogni lingua e ogni tempo. Se fosse vero anche solo un centesimo delle storie che raccontava, è comunque un miracolo biologico abbia retto fino a oggi l’uomo-immagine dell’industria del tabacco, la fortuna di innumerevoli spacciatori, l’interprete che avrebbe fatto scappare lontano Sinatra, Elvis, qualunque flanellato (Cobain a parte, altra categoria) nei pionieristici 80 e negli irripetibili 90 dove tutto era migliore, ancora per qualche anno a inizio millennio e magari anche dopo, non so: dopo Bubblegum non l’ho praticamente più seguito – il disco coi dj, i dischi con la tipa dei Belle & Sebastian, perché? Quello che aveva già fatto mi bastava e avanzava: letteralmente ogni secondo da The Winding Sheet alla fine di Field Songs sa ancora essere conforto, premonizione, illuminazione, terapia, psicofarmaco, veicolo al quale ricollegare alcuni tra i ricordi migliori e fino all’ultimo dei trip peggiori, molto più e molto meglio di qualsiasi sbornia, confessore o seduta psicanalitica. Lo stesso le associazioni a delinquere con Mike Watt, i Mad Season, i Masters of Reality, i Queens of the Stone Age del secondo e del terzo, i Mondo Generator di Oliveri poco prima che tornasse per sempre nelle retrovie. Poi non so più. Quando era tornato a fare roba seria stavo dentro un loop che consisteva nel primo pezzo di Scraps at Midnight ripetuto per cinque anni, dopo non ho più avuto voglia di recuperare. Magari da qualche parte nel mondo qualche canale televisivo ha inserito Singles in programmazione all’ultimo minuto al posto di qualche altra porcata per commemorare; certo non qui da noi. (Matteo Cortesi)

7 commenti

  • Beh però almeno un ascolto a “Blues Funeral” io te lo consiglio: non sarà bello come i primi dischi, ma è davvero notevole, io non butto via nemmeno un brano.

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    • Non credo che Matteo Cortesi abbia mai ascoltato musica uscita dopo il 2000, però ci tiene sempre a sottolineare che si tratta di cose brutte o inutili. Peggio per lui.

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    • a me non è dispiaciuto nemmeno “Gargoyle”, poi i più recenti non li ho sentiti nemmeno io. Sinceramente dispiaciuto per la sua scomparsa, e ringrazio il fatto di averlo visto dal vivo nel 2017 un’estate a Roma in un luogo ameno dove normalmente si balla salsa, almeno così ricordo. Grandissimo concerto, anche se effettivamente lui era praticamente uno scheletro, ma la voce cazzo era forte e limpida. Addio Mark

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      • In effetti anche “Gargoyle” ha dei pezzi notevoli “Goodbye to beauty” e “Drunk on destruction” sono davvero riuscite e commoventi. Anche io ringrazio di averlo visto all’ Alcatraz di Milano nel 2015, per fortuna. Non era certo un salutista e ne ha passate di tutti i colori (l’autobiografia insegna) però non mi aspettavo una scomparsa così prematura.

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  • Ho accusato questa notizia come un botto, un impatto. Sapere che Mark Lanegan ci ha lasciati è come quando avverti il colpo sul petto dopo aver visto brillare un fuoco d’artificio troppo potente e vicino. Fuoco, luce, fumo, rumore e poi nulla.. Whiskey for the Holy Ghost, uno degli album migliori e uno dei miei personalissimi preferiti di sempre. E’ da più di 10anni che non lo ascolto e non sono più riusciuto a riascoltarlo perchè fa male, forse mi ricorda troppo quanto sono invecchiato o cambiato.. credo sia il momento per riascoltarlo, per ricordare e ricordarmi quanto fondamentale, potente, pesante e totalizzante fosse la sua cazzo di voce e la sua cazzo di musica

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  • Nvlst/Convergence

    Grande voce, grande interprete. R.i.p.

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