Studi danteschi sulle rive dell’Averno: IN AEVUM AGERE – Emperor of Hell – Canto XXXIV

La mia professoressa di italiano al liceo era al passo coi tempi. Un programma rigidamente strutturato in moduli dagli avanzamenti serrati, deadlines che non potevano essere posticipate nemmeno in caso di invasione aliena. E modalità di verifica piuttosto moderne. Più di una volta l’interrogazione è consistita in un discorso da 5 minuti da fare alla classe sul tema didattico senza rispondere a domande. Se si chiudevano le cose da dire in quattro minuti e mezzo, si stava ulteriori trenta secondi in silenzio imbarazzato, tutta la classe. Sicuro è stata palestra per il bel mondo accademico e/o professionale che ho incontrato poi. Solo che tanta modernità non lasciava spazio per tutto quanto il programma. Così di Dante abbiamo affrontato tre canti soltanto. Con Manzoni non è andata molto meglio. Poi non ho recuperato per conto mio e quindi il biasimo me lo prendo tutto io. Comunque il risultato è che la mia visione dell’inferno è più influenzata da José Mojica Marins che non da Dante e che se leggo un particolare canto dalla Commedia citato nel titolo di un disco devo andare a fare qualche ricerca di nascosto per non fare brutta figura. Certo, se il titolo completo riporta anche Emperor of Hell non vedo che dubbi potrei avere. Gli In Aevum Agere sono la creatura di Bruno Masulli, chitarrista e cantante napoletano piuttosto prolifico con diversi progetti tra thrash e power. Con gli In Aevum Agere suona epic doom e lo fa già da qualche anno e da diversi dischi, tra cui due album interi, essendosi guadagnato un certo nome tra i discepoli di Candlemass e Solitude Aeturnus.

Ok, abbiamo capito il contesto geografico (ovvero il lato oscuro di Napoli, tra l’Averno oscuro, l’antro di Cuma, la sorte che incombe nella forma del vulcano e delle sue polveri nere, le cavità sotterranee ed il sepolcro di quel Virgilio che fece da Cicerone per Dante), letterario (non c’è bisogno che specifichi ulteriormente, anche perché avete capito che non domino nemmeno la materia) e musicale. Epic doom classico, sì, ma anche la parte più dura e tecnica di certo power progressivo. Emperor of Hell – Canto XXXIV è un disco monolitico, pesante e dalla personalità forte e delineata, sicura. Innanzi tutto, nel suono, c’è un indurimento del canone di Leif Edling. Il riffing è spesso serratissimo, raddoppi di cassa frequenti, partiture molto tecniche di batteria ad opera di Claudio Del Monaco, che in precedenza sia Metal Archives che Discogs danno solamente in formazione negli Hell’s, oscura band napoletana tra NWOBHM e Mercyful Fate che fece un solo demo nell’86. Tecnica a parte, il disco è, va da sé, magniloquente e lirico, con momenti anche di particolare eccellenza. Come nell’opener Emperor of Hell stessa, tra l’inizio minaccioso, i momenti più meditativi e le accelerazioni tra spire infuocate. Bruno Masulli ottimo sia nelle chitarre, riff ed assoli, che nelle interpretazioni vocali. L’altro vero vertice è l’omega, The Straight Path Was Lost (questa citazione l’ho colta anche io), solenne e disperata, più meditata e propriamente doom del resto dei brani e di sicuro tra i pezzi doom migliori che abbia sentito l’anno passato. Già perché il disco è uscito nel 2021 e sono riuscito per un pelo a infilarlo nella playlist. Perché poi alla fine, l’insegnante di italiano, aveva ragione lei.

Per farvi godere le playlist di fine anno nel relax post-pranzo di natale, noi si consegna il tutto giorni prima. Ora, gli In Aevum Agere li ho recuperati proprio all’ultimo, riuscendo a dettare per telefono la modifica alla mia classifica proprio un secondo prima che le rotative partissero. Ma non ho fatto a tempo a scriverne prima. Inoltre, avrete notato forse che li ha menzionati anche il Barg, uno che ha l’agenda degli ascolti satura per i gli imperdibili gruppi thrash/glam brasiliani che gli passa il Belardi o per i formidabili dischi atmospheric black indocinesi che spinge Griffar. L’ho fregato vendendoglieli come dei novelli Virgin Steele. Colpo basso. Perché degli Steele c’è poco se non nulla, semmai qualcosa dei Control Denied o dei Nevermore, nella modernità delle tessiture. Come in Malebolge e soprattutto Chiron, coi vortici di doppia cassa e le evoluzioni del basso sotto la maglia d’acciaio. Un gran bel disco, insomma, avrete capito. (Lorenzo Centini)

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