Fuori dalla mia proprietà: il nuovo disco dei FIVE FINGER DEATH PUNCH

fivefingerdeathpunchNoi italiani abbiamo un rapporto abbastanza peculiare con gli Usa. Siamo talmente imbevuti di immaginario a stelle e strisce che – per quanto si possa avere un’idea critica e documentata in materia – quando capitiamo da quelle parti, anche per periodi sufficientemente estesi da capire quanto Oltreoceano abbiano un approccio alla vita piuttosto alieno dal nostro, ci sentiamo come dei bambini al luna park. Perché ci immedesimiamo subito nelle centinaia di film che abbiamo visto ambientati in America, pur consci che quei film erano così avvincenti proprio perché raccontano una società molto più violenta di quella alla quale siamo abituati. Lì, se ti imbatti in gente di merda, ti devi preoccupare del fatto che potrebbero avere una pistola. Un problema che non ti poni spesso a Roma o a Madrid, ma nemmeno a Bucarest o a Sofia, per dire. Perché da quelle parti si spara, signori. In compenso puoi fare tutte le cose che hai visto nei film di cui sopra, tipo salire sul tetto dell’Empire State Building, farti il Golden Gate in bici o spararti un cheeseburger grondante formaggio sintetico fuso e grosso almeno il quadruplo di quelli che troviamo nei nostri fast food. Te lo portano e inizi a sorridere come un cretino, manco Charles stesse cucinando la sua mitologica faciolata. Quel genere di piaceri che ti fa sentire colpevole. Ma lo fai perché sai che dopo tornerai alla dieta mediterranea e ti darai una regolata. Un po’ come quando vai in Germania e inizi a bere birra dalle dieci del mattino. When in Rome ma anche when in Newark. I Five Finger Death Punch sono un po’ come i cheeseburger che ti mangi in America. Non potranno mai essere la base della tua dieta, però, a piccole dosi, sono proprio succulenti.

5fdpIn patria l’act di Las Vegas (di LAS VEGAS) ha un successo stratosferico. In tempi di download selvaggio (l’esordio The Way Of The Fist è del 2007), hanno venduto finora qualcosa come sei milioni e mezzo di esemplari tra full length e singoli. Sei milioni e mezzo. Il primo volume di The Wrong Side Of Heaven And The Righteous Side Of Hell (già, un doppio cd, o un double whopper, se preferite), a soli sette giorni dall’uscita, era balzato al secondo posto della classifica di Billboard con 112 mila copie piazzate solo in Usa. Per darvi un’idea, nella stessa settimana il nuovo Chimaira, anch’esso appena pubblicato, ne aveva vendute poco più di settemila. Sono assai invisi all’intelligencija metallica yankee – quella che poi magari canta le lodi di immondizia come i Periphery – perché vanno a fare i concerti per le truppe in Iraq, rilasciano interviste all’insegna del cazzodurismo più becero, come dei Manowar in versione nu metal, e concettualmente sono più repubblicani di un barbecue nella tenuta di Bush con Sarah Palin che prepara i cocktail. Cioè, questi hanno intitolato un disco American Capitalist. Quello prima si chiamava War Is The Answer. Non so se avete capito che aria tira. Intanto, mentre i commentatori vergini di Blabbermouth motteggiano dietro una tastiera, loro riempiono le arene, trombano presumibilmente come i pazzi, fanno la vita rock’n’roll (il cantante Ivan Moody è uscito dall’ultimo tour con seri problemi di alcolismo: respect) e continuano imperterriti a spaccare il culo ai cardellini. Io non sono un appassionato del genere, anzi, di solito roba così mi fa addormentare dopo cinque minuti. E allora cosa avranno mai di speciale questi buzzurri? Semplice, hanno i pezzi. E The Wrong side of eccetera è forse il loro lavoro migliore di sempre.

bush_thumbs_upSe gli album precedenti soffrivano di una certa discontinuità, questo è una fottutissima bomba dall’inizio alla fine. Di base continuano a ricordare una versione più muscolare e, allo stesso tempo, più piaciona dei Drowning Pool. Se siete allergici alle contaminazioni con il rap (comunque presenti, vedasi la coattissima Mama Said Knock You Out) o ai tormenti interiori korniani, perciò, nessun problema, ce n’è anche per voi. I brani più lenti, come la ruffianissima M.I.N.E., sono il perfetto sottofondo per circuire la couchsurfer texana che ha votato Romney, mentre, troppo sbronzi per distogliere lo sguardo dalle sue tette, rese floride da una dieta basata su carni all’ormone che le farà esplodere il fegato a cinquant’anni, cercate di convincerla che avete sempre ritenuto l’invasione dell’Iraq una cosa giusta. Quando pestano, è un festival dell’ignoranza talmente spinto da risultare sublime. Burn Motherfucker è la Bodies degli anni ’10, il perfetto inno da ascoltare in cuffia mentre, sicuri nel vostro carro armato, obliterate ogni terrorista che si para sulla vostra strada. Sul singolo Lift Me Up c’è pure zio Rob Halford, che ha definito la collaborazione come “l’esperienza più surreale” della sua vita. E, se c’è pure la benedizione di Halford, amici, il discorso mi pare chiuso. Pompa, attitudine, cazzimma, un continuo dito medio in faccia a tutti. Heavy metal, quindi, non importa quali siano i vostri gusti. Anche se non frequentate il genere, date una chance ai Five Finger Death Punch che, finché ci saranno loro, nessuno avrà il coraggio di introdursi nella nostra fottutissima proprietà. God bless America:

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