RED FANG // BLACK MOTH // OPHELIA’S REVENGE @Traffic, Roma 25.06.2013

red fang black moth posterNon avevo mai visto il Traffic così pieno. Ciccio sì, l’anno scorso, sempre per i Red Fang. Vicienzo invece aveva visto il locale pieno solo per i GBH, che però purtroppo mi sono perso. Anche stasera saremmo dovuti venire in massa, però a causa dei soliti amici bidonari, parolieri e quaquaraquà, alla fine l’unico fedele compare che ha accompagnato me, Ciccio e Charles è stato proprio Vicienzo. Vicienzo è di Salerno, ha un gruppo stoner e vive la vita rock’n’roll. Pure troppo, come ammette lui stesso. Domani mattina m’aggia sveglià presto per faticare, e tengo nu sonno che mò svengo qua sui tavolini, ha asserito il Vicienzo all’una di notte, dopo un preserata-sfascio e l’ennesima birra nel bicchiere di plastica, concludendo con lo scontato non tinimm chiù l’età pe fà tutte ste cose, Bargò. Ed è vero, cazzo: io stavo crollando dal sonno già prima di arrivare al Traffic, figurarsi con che lucidità ho affrontato tre ore di concerto pressato in mezzo a centinaia di persone come la sardina sfigata del barattolo. In questi momenti mi viene in mente Stefano Greco, mia personale guida spirituale dopo la chiusa della recensione dei Darkthrone, e penso che alla fine tutti questi sforzi e queste fatiche mi varranno un sacco di punti quando un giorno mi guarderò indietro e dovrò dare un voto alla mia vita. Potevo stare a casa a giocare alla playstation, ma sai che palle? E invece oggi ho pure scoperto i BLACK MOTH, gruppo della vita del giugno 2013, inglesi di Leeds con una tettona alla voce. Perdonatemi se non parlo degli OPHELIA’S REVENGE, il gruppo di apertura, ma ho sentito solo due dei loro pezzi e più che mi sono sembrati bravi non saprei che dire. Invece i Black Moth me li sono sparati in prima fila insieme a Vicienzo, che ne ha saputo ben apprezzare le influenze new wave e l’approccio brit alla materia. Di queste sfumature però abbiamo parlato solo dopo, perché in prima fila c’è troppo casino per discorrere di critica musicale e quindi gli argomenti di discussione si sono limitati a frasi icastiche del tipo CHESS È PROPRIO NA PATANA e cose simili. Comunque sono il gruppo del decennio, quantomeno per un altro paio di settimane. Hanno una struttura basata sul riffing, come qualsiasi altro gruppo stoner, ma pure una fortissima inflessione psichedelica; soprattutto il cantato di Harriet Bevan (la patana) è qualcosa che almeno personalmente non ho mai sentito nello stoner, essendo derivato soprattutto dalla new wave inglese e da qualcosa di ancora più allogeno tipo i Coven, oltre ad avere un gusto per le linee vocali tipicamente inglese. Per qualche motivo mi hanno ricordato le Ragana, mutatis mutandis. Mi sono chiaramente fiondato a comprare il loro unico disco, The Killing Jar, e consiglio a tutti voi di fare lo stesso.

un urlo per il gruppo di supporto

un urlo per il gruppo di supporto

I RED FANG sono quindi riusciti a riempire all’inverosimile il Traffic, e c’è pure gente parecchio strana in giro. Più che altro c’è di tutto: dalle solite facce e sottoculture che assistono puntualmente ai concerti stoner romani (metallari, ex metallari con gli occhiali, indiboi, fattoni, quarantenni malvissuti e analoga umanità con le occhiaie) fino a personaggi inediti: bikers, gente del giro rockabilly coi tatuaggi sul collo (e in faccia), GUERRIERI DELL’HARDCORE, soggetti allucinati con gli abiti fuori contesto, improbabili MILF con cellulite d’ordinanza, darkettine serissime vestite di nero, un tizio con la maglia di Black Metal ist Krieg, addirittura gli straight edge. Mica ho capito perché questi sono venuti ai Red Fang e non, che so, all’Acid Fest. Comunque togliamoci il dente subito: i Red Fang hanno suonato bene. Pure troppo bene, a dir la verità: di solito i gruppi di musica per gente che si droga sono più rilassati e tranquilli sul palco, e questo si riflette anche sul tipo di rapporto che si instaura col pubblico; al contrario loro erano precisissimi e concentratissimi e pulitissimi, roba che sembrava di ascoltare il disco. Però io -parlo a titolo personale eh, non voglio ergermi a voice of the voiceless o ambasciatore unico di tutti i fattoni frequentatori di concerti stoner- io, quando vado a vedere suonare un gruppo di questo tipo, cerco un diverso tipo di coinvolgimento e di atmosfera; altrimenti vado a vedere i Dream Theater, come si usa dire. Mi ricordo ancora benissimo un assolo di John Petrucci durante Metropolis che mi fece venire le lacrime agli occhi. Però ecco, ricordo pure benissimo il bassista dei Karma To Burn talmente strafatto da non riuscire a muovere un muscolo facciale, e le emozioni erano più o meno di quella stessa intensità; diverse, ovviamente, ma della stessa intensità. Oppure il caracollante Matt Pike, che sono assolutamente sicuro che non si ricordasse in che città stava suonando in quel momento, oltre che il suo nome; stesso discorso. Insomma, i Red Fang sono stati bravissimi, e questo è stato il loro limite. Chiudono con Prehistoric Dog, il pubblico è in delirio, eccetera. Però la prossima volta che salite sul palco, che diamine, presentatevi davvero strafatti, non fate solo finta. (barg)

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