R.I.P. Franco Scaldati [1943-2013]
Faccia burbera e parola schietta. Un palermitano duro e ruvido il suo, di un realismo aspro e non edulcorato. Una lingua reinventata e asservita alla necessità di un teatro di margine. Agitatore culturale eppure di umilissime origini, Scaldati inizia la sua carriera teatrale come sarto, un battesimo “artistico” che tornerà nel nome della sua prima compagnia del ’78. Dieci anni dopo è sul set del Ritorno di Cagliostro, film diretto da Ciprì e Maresco in cui la sua figura severa e caratteristica gioca da contrappeso all’umanità reietta degli attori non professionisti prediletti dal duo palermitano. E’ fratello di Burruano in una Palermo postbellica che spera di risorgere nel sogno del cinema americano. Una cruda riduzione ai minimi termini del Neorealismo italiano.
Ma è con un frammento ripescato dalla stagione dei Migliori nani della nostra vita che Scaldati s’impresse nella mia mente come figura oscura di un mondo che non era certo destinato a rimanere puro cinema. È l’epicedio a Tirone, il celebre ciclista di Cinico Tv, che torna pur defunto sugli schermi di La7 dopo anni di silenzio televisivo del duo. Quelle puntate le registrai tutte e l’intervento di Scaldati mi scosse già all’epoca. Quello e almeno un altro pezzo in cui si esegue un cunto da brividi. Gemme malinconiche di un mondo nichilista. Un tumore se l’è portato via pochi giorni fa. Resta il clima elegiaco delle sue apparizioni nel grande e piccolo schermo.