THE BIRTHDAY MASSACRE – Pins And Needles (Metropolis)
Capita raramente di trovare una proposta musicale nuova ma che non risulti né cervellotica né difficile da digerire. Di aria fritta ne abbiamo pieni i polmoni del resto. Senza voler fare troppo lo snob ammetto però che ogni tanto un po’ di aria fritta è necessaria alla sopravvivenza, anche perché non sempre novità è sinonimo di qualità (che è poi una categoria del tutto personale). Si può dire che i The Birthday Massacre ricalcano perfettamente l’idea nel mezzo che confusamente sto cercando di esprimere: uno stile personale e riconoscibile, nuovo ma non troppo grazie a qualche confortante e piacevole stereotipo e qualche “tocco” di melodia ben riuscita che ti fa fischiettare allegramente senza stare lì a pensare ai massimi sistemi. Prima di entrare nel vivo, una breve apologia del Canada: il paese della foglia di acero (che la maggior parte di noi ricorda solo perché nel RisiKo ci mettevi un casino di armatine quando dovevi attaccare gli Stati Uniti d’America) non merita unicamente di essere noto per l’hockey sul ghiaccio, i castori reali e le tette di Pamela Anderson, bensì bisogna glorificare il fatto che, sebbene sia retto da una tale Elisabetta II, il Canada conceda agli omosessuali di sposarsi, sia una società multietnica dove tutti vanno d’amore e d’accordo e sia la patria di Glenn Gould (uno dei più grandi pianisti di tutti i tempi, magari avercelo avuto negli Stratovarius) e dei Black Mountain.
Ma perché proprio il Canada? Semplice: Pins and Needles è il terzo studio album della band canadese, ‘pito? Trattasi di un buon lavoro seppure inferiore rispetto al precedente Walking With Strangers e a Violet, al cui primo ascolto rimasi notevolmente impressionato, tanto che secondo me rappresenta il meglio fino ad ora espresso dai nostri amici goticoni. Le fonti di quest’ultimo disco invece sono molteplici ed ognuno vi sentirà dentro la prevalenza di un gruppo piuttosto che un altro, certo è che l’immagine della band, l’artwork, i colori, il songwriting nonché i videoclip (che riassumono il tutto) prendono sempre più a piene mani da due autori diversi e lontani (nel tempo e nell’arte): Lewis Carroll e Tim Burton. Spero, per inciso, di non essere l’unico a ritenere che Alice nel Paese delle Meraviglie fosse un cazzo di romanzo gotico!
Se i vostri figli o i fratellini minori ascoltano i The Birthday Massacre, si vestono strano e parlano in modo scurrile è chiaro adesso di chi è la colpa, no? (Charles Buscemi)
Dite la verità: vi ha costretto Ciccio a scrivere un articolo su di loro eh…
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non mi piace sta roba,ma dove c’e’ un ‘piito io mi alzo e mostro tutto il mio rispetto.
Onore a charles,onore a chi ha una patata scaldata al microonde al posto del cuore
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