In Nomine Doomini vol.6: DAEVAR, THE QUILL, FRIENDS OF HELL

Primo calderone doom di questo 2024, che in realtà qualche bel colpo già l’ha messo a segno ma che soprattutto ne attende altri, annunciati, da attendere con ragionevole trepidazione. Oggi, due nostre recenti conoscenze ed un ritorno di veterani di una ondata stoner europea che rispose piu di venti anni fa all’esplosione del giro in America. Tre ascolti gradevoli, tre dischi che forse non meritano particolari ribalte. Certo non infamie, anzi. Signori, ecco a voi i nuovi album di Daevar, The Quill e Friends of Hell.

Aspettavo non dico con ansia, ok, ma con un po’ di aspettative i tedeschi DAEVAR, dopo il più che buono Ep di esordio. Filone quello dei discepoli dei Windhand, insomma, lo stesso territorio dei nostrani Haunted (a proposito, pronti per il nuovo album in uscita a breve?). Aspettative in parte disattese da questo album di esordio, Amber Eyes, anche se si presenta con l’abito buono: una magnifica copertina orientalista (tipo quella di Close, no?). Il contenuto non sprigiona altrettanto mistero. Anzi, pare proprio seduto comodamente su una formula ripetitiva, tra doom femmineo, grunge e dream pop. Lo stile si presta a sviluppi interessanti, assai. Solo che i Daevar il passetto necessario tra Ep ed album non paiono averlo fatto. Resta un ascolto più che gradevole, quello di Amber Eyes. Giocando molto con l’atmosfera i tre germanici riescono a sprigionare la coltre onirica necessaria. Riff e canzoni restano ancora un po’ indietro, per ora. Margini di miglioramento ce ne sono, ma quel che c’è basta a tenere ancora l’attenzione sui Daevar, in attesa dei futuri sviluppi.

Ritorno anche per i veterani svedesi THE QUILL, che pure se sembrano collocarsi nel baricentro esatto tra doom, stoner e hard rock anni ’70, in realtà sono un po’ più sbilanciati in direzione di quest’ultimo. Veterani ed onesti manieristi. Wheel of illusion è un buon album in stile, con dei buoni riff e canzoni gradevoli, tra Led Sabbath e Black Zeppelin. Guizzi particolari non se ne hanno, suono non pesante, non esattamente retrò ma nemmeno modernissimo, né chitarra né voce offrono solismi strabordanti o prestazioni di particolare personalità. Wheel of Illusion è il disco medio per antonomasia. Non vi viene voglia di interrompere l’ascolto, né di riprenderlo subito una volta finito. Ammetto, tendenzialmente preferisco a dischi medi dei dischi palesemente minori, ma con maggiore carattere. Ma se questa medietà da un lato è conseguenza di non essere musicisti di particolare genio o ingegno, dall’altro è frutto di un lavoro consapevole e di buon livello su produzione, suono, scelta dele ispirazioni e loro trascrizione in forma di canzoni. E non mi sembra il caso di farne una colpa ai The Quill. Comunque, se siete completisti di certi suoni, qualche viaggetto nell stereo dell’auto il disco se lo guadagna.

E son tornato pure quelle belle persone dei FRIENDS OF HELL, di cui avevamo parlato invece qui. Solo che di quella formazione sono rimasti due, il cipriota Tasos Danazoglou alla batteria (Electric Wizard) ed il finnico Taneli Jarva al basso (Sentenced, Impaled Nazarene), via una leggenda come Albert Witchfinder che dava una forte impronta alla musica del gruppo. Via non so perché. Dentro invece, alla chitarra ed in quota cipriota, Nikolas Moutafis (March to Die e Solitary Sabred) e soprattutto altri due pezzi di peso internazionale: dal Brasile Beelzeebubth dei Mystifier all’altra chitarra e alla voce lo svedese Hellbutcher dei Nifelheim. Cambia ovviamente la musica, che ai Reverend Bizarre ora deve un po’ meno. Il doom originale si mischia sia con l’epic metal che col vecchio metallo anno ’80, quello sporco e refrattario alle classificazioni. Sulla carta una figata. Nella realtà vi dirò, il disco è buono ma non ha troppa personalità. Si adora il Capro, si azzecca qualche coro e qualche bel pezzo c’è. Il disco si ascolta con piacere. Si intitola God Damed You to Hell e lo pubblica la Rise Above, quindi la quantità di vecchie glorie coinvolte è notevole. Copertina sobria, video con Edwige Fenech. Mi sa che oggi mi sono svegliato aprticolarmente esigente e rompicoglioni. E mi sa che invece questo dischetto dei Friends of Hell potrebbe farsi valere come guilty pleasure dell’anno. (Lorenzo Centini)

3 commenti

  • Avatar di nxero

    I daevar, buoni, invero un po’ “seduti” sulla loro formula ma godibili. I friends of hell, a giudicare dal brano qui incluso, hanno perso molta attrattiva ai miei occhi… troppa melodia, poca malignità nonostante l’immagine e poi… vabbeh io sono fin troppo nostaglico dei Reverndi bizzarri.

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  • Avatar di Fredrik DZ0

    Friends of hell niente male, io spero sempre che Jarva torni a cantare ma da quel che sento questo lato melodico di Hellbutcher non mi dispiace.

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  • Avatar di Fanta

    Friends of Hell per me spettacolare. Marcio, maleducato, financo sghembo e alcolista. Al secondo ascolto ero già in adorazione.

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