Valtellina black metal: ARS MANIFESTIA – Il Mattino della Follia

Ho l’impressione che, sfortunatamente, il grosso pubblico non sappia affatto chi siano gli Ars Manifestia. Ho torto? Spero di sì. Nella malaugurata ipotesi che io abbia ragione ricapitoliamo in breve la loro storia.

Sul finire del 1999 nacque in Valtellina il progetto Neldoreth, devoto a un black metal primitivo influenzato dai vecchi nomi della scena scandinava. Pubblicarono due demo CD-r prima di mollare baracca e burattini: il primo è eponimo e uscì nel 2000, il secondo è dell’anno successivo e s’intitola Peghera – Journey along the Paths of North. Recuperateli se vi piace il genere, perché la band di talento ne aveva a dismisura. Non ho mai capito come sia stato possibile che, in mezzo a tanto ciarpame, non abbiano avuto la fortuna di attirare l’attenzione di etichette tipo la Drakkar, che di materiale di questo livello ne ha sfornato a valanghe.

Chiuso il capitolo Neldoreth, Guido aka Harmful diede vita agli Ars Manifestia. Polistrumentista, ha sempre suonato tutto da sé. Il primo disco (di cinque totali, quello del quale sto parlando è per l’appunto il quinto) The Enchanting Dark’s Arrival è del 2007, il successivo The Red Behind del 2009: entrambi erano ancora incentrati su un black metal veloce, marcio, atmosferico quanto basta senza mai abbandonare la violenza sonora di cui il genere volente o nolente necessita. Dal terzo album del 2012 Le Lacrime dell’Universo in poi, passando per Divora i Figli di quattro anni fa, l’ispirazione è cambiata, i pezzi sono prevalentemente più lenti (non mancano comunque le care vecchie sfuriate, non temete), più melodici, ancora più atmosferici rispetto ai primi passi. Nel nuovo episodio della loro magra ma eccellente discografia gli Ars Manifestia si addentrano sempre più nel post-black, con qualche incursione nel post-rock puro e semplice e nello shoegaze, cercando di mantenere riconoscibile le fondamenta black metal del progetto come nella cattivissima I Don’t Make an Effort to Share.

Nel complesso l’idea che porta avanti Harmful è predominata da un black evoluto, abbastanza distante da quanto si usa intendere quando si parla semplicisticamente di black metal classico. Le composizioni sono lunghe: quattro delle cinque oltrepassano gli otto minuti, con la title track Il Mattino della Follia che si spinge a quattordici. All’interno di quest’ultima troviamo financo passaggi più propri ad una rock band grezza piuttosto che a un truce gruppo black: avvolgenti, studiati in ogni minimo particolare, talvolta addirittura marziali tanto sono massicci e incazzati, comunque gradevolissimi da ascoltare anche per un pubblico non avvezzo agli assalti frontali tipici del black metal esemplare.

Senza l’ausilio di tastiere e utilizzando solo i classici voce, basso, batteria e chitarra (quest’ultima sapientemente effettata, sdoppiata o anche triplicata per ottenere un risultato armonico su più tracce quasi orchestrale), Harmful ha concepito e realizzato una scintillante pietra preziosa che merita ogni più sentito complimento. Non perdetevelo, non fate questo errore, Il Mattino della Follia è un disco di pregiatissimo black/post-black metal che molto probabilmente, come un vino tipico della loro terra d’origine e iconicamente appellato Inferno (Nebbiolo in purezza, una gioia per il palato) migliorerà col tempo. Per gli interessati il disco si può comprare in CD in tiratura limitata di 200 copie presso la Fog Foundation di Catania sul loro Bandcamp, dove stranamente non è possibile ascoltarne i brani. (Griffar)

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