R.I.P. Tom Sizemore (1961-2023)

Capisco che è morto qualcuno di importante nel mondo del cinema non appena ho una notifica di Messenger dal mio amico ed ex collega Alessandro. L’alternativa è l’annuncio di un nuovo film di Tarantino, e in quel caso coglie l’occasione per ribadirmi che a lui Tarantino proprio non piace, “perché è eccessivo”. Tutta la merda della Marvel però non gli sfugge mai.

Questa volta me lo aspettavo: erano noti i danni irreparabili causati dall’aneurisma che aveva colpito Tom Sizemore, così come la possibilità che i familiari avrebbero presto autorizzato i medici a staccare le macchine. E su questi aspetti non mi dilungherò ulteriormente.

Ci tengo solo a scrivere due parole su uno dei miei attori preferiti, una seconda linea capace di inanellare – anno dopo anno – un periodo da favola dalle comparsate per Kathryn Bigelow a Sorvegliato speciale, a cavallo fra gli anni Ottanta e il decennio seguente, a tutta la cavalcata trionfale nei Novanta che lo vide nel cast stellare de Una vita al massimo (scritto appunto da Tarantino e diretto da Tony Scott), e, subito dopo, nell’apice assoluto in quell’ Assassini Nati che lo stesso Tarantino mai volle riconoscere in seguito alle decisioni registiche di Oliver Stone.

Tom Sizemore era il detective Jack Scagnetti, “Scagnetti racconta Scagnetti” in quella assurda e centrata satira della schizofrenica e cocainomane stampa americana che potremmo senza alcun problema travasare nei giorni nostri.

Poi Strange Days ancora con la Bigelow, Heat – La sfida nuovamente in un cast troppo bello per essere vero, e un ruolo splendido in Salvate il soldato Ryan.

Credo che il momento magico della carriera di Tom Sizemore si sia interrotto circa nel 2001 con Black Hawk Down di Ridley Scott.

La morte di Tom Sizemore è un po’ come la morte di Bill Paxton: una faccia che hai visto dappertutto, raramente da protagonista, ma in una marea di film con cui sei cresciuto e che hai adorato. Tom Sizemore è un pezzo della mia adolescenza cinematografica che se ne va, maschio vero, arrogante, risoluto, adatto a un’era filmica e non solo che non esiste più. E ci ha lasciati davvero presto.

Lo saluto riguardando Relic, lui e la Penelope Ann Miller, o meglio Gail in Carlito’s Way, in questa pellicola del 1997 in cui Vincent D’Agosta (Tom Sizemore) indaga su alcune morti avvenute all’interno di un prestigioso museo di Chicago. Certamente non il suo apice, ma oltre a essermelo visto al cinema ne ho un nitido ricordo perché a Tom fu affidato un ruolo da co-protagonista e perché il mostro, una sorta di lucertola gigante, era troppo appetibile per non attirare me adolescente in sala. (Marco Belardi)

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