Avere vent’anni: TÝR – How Far to Asgaard

Dovevamo scrivere questo Avere vent’anni sui Týr a gennaio, ma le cose purtroppo non sono andate per il verso giusto, quindi rimediamo e recuperiamo ora, con quasi un anno di ritardo. Di questo gruppo, tra l’altro, ne scrisse soltanto Charles tempo fa, quando uscì Valkyrja (2013), ma qui dobbiamo parlare di un argomento molto più importante: l’esordio di questo gruppo faroese, che con How Far to Asgaard si fece notare grazie ad una personale contaminazione fra metal classico, folk e prog. Questi tre aspetti sono le influenze più evidenti del gruppo di Heri Joensen, fondatore, leader e principale compositore, e il perfetto equilibrio fra questi diversi elementi ha caratterizzato la prima parte della carriera dei Týr, dal demo del 2000 fino a Land (2008).
How Far to Asgaard è un album dallo stile fortemente personale, ma al tempo stesso ascoltabile per una gran parte di pubblico. Il primo brano Hail to the Hammer, senza intro o altre lungaggini, ci porta subito al centro del discorso e, in effetti, può essere benissimo preso come rappresentativo di tutto il disco, oltre che dello stile generale dei primi Týr: un ottimo gusto per i riff, una passione per i fraseggi ampi e circolari di ispirazione nordica, ma anche irlandese, sostenuti da ritmi cadenzati ed epici che in qualche raro caso si estendono al doom. Quando lo si ascolta le prime volte, How far to Asgaard sembra arrivare direttamente da una certa corrente della NWOBHM, mediata da un gusto nordico per la narrazione musicale e pervaso di progressive. Un’altra cosa non secondaria che caratterizza i Týr è la loro provenienza dalle Føroyar, che in italiano possiamo chiamare Isole Faroe, un piccolo arcipelago fra la Scozia e l’Islanda, dove si parla una lingua molto affine all’islandese moderno e che, come l’islandese, deriva direttamente dall’antico nordico. A differenza dell’islandese, che ha una letteratura piuttosto ricca fin dal medioevo, il faroese si è tramandato oralmente fino alla metà dell’Ottocento. Fino ad allora sopravvisse solo nell’uso quotidiano come dialetto, nelle ballate e nelle leggende.
Non vi dico queste cose per iniziare una carriera da Barbero fuori tempo massimo, piuttosto perché i Týr fin dai loro inizi sono sempre stati dei fierissimi ambasciatori della cultura e della lingua faroesi, difatti in ogni loro disco trova spazio, oltre alle canzoni in inglese, almeno una ballata o una canzone tradizionale, riproposta nello stile del gruppo ma sempre rispettosa dei metri e delle melodie originari. In How Far to Asgaard ce ne sono due: la prima è Ormurin Langi, “il lungo serpente”, che era il nome della nave del re norvegese Olaf Tryggvason, a cui è dedicata questa ballata scritta nell’Ottocento di cui i Týr hanno dato un’interpretazione magistrale. Era la prima canzone del demo uscito nel 2000, tanto per farvi capire l’importanza che attribuivano a questo brano. La seconda è Nornagest Ríma, una ballata per sole voci e percussioni (o battito di mani) ed è una traccia nascosta che si trova alla fine del disco. Nella prima edizione Tutl del 2002 la si trova dopo quasi dieci minuti di silenzio dall’ultimo brano, How far to Asgaard, al minuto 18:49. Nella riedizione Napalm Records del 2008 si trova dopo l’ultima bonus track Stýrisvølurin. How Far to Asgaard è il grande esordio di un gruppo che è riuscito a portare qualcosa di nuovo e inedito sia nel viking metal, a cui appartiene marginalmente e quasi soltanto per gli argomenti dei testi, sia nel metal classico, dove grazie alla rivisitazione della propria cultura i Týr sono riusciti a proporre uno stile compassato e senza eccessi, ma sempre solido ed efficace. Ultima nota: Týr in faroese si pronuncia Tuìr, ma noi possiamo anche continuare a chiamarli TIR. (Stefano Mazza)
un altro paio di dischi che mi pare siano sfuggiti: degradation trip e sadness will prevail
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Bello tutto, ma quando metti come titolo a uno dei tuoi dischi “Erik the Red” la prima cosa che mi viene in mente non è l’esploratore e guerriero normanno, ma il signore del cazzo e dellammerda dell’Armata delle Tenebre ahah.
Scherzi a parte, qualcuno mi consiglia una canzone dei Týr dove si mescola death e progressive? Ho provato a ascoltare qualcosa ma non ho trovato niente di interessante.
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