Il documentario sull’epicissimo concerto dei MANOWAR alle Svalbard

Li si può odiare, li si può amare, ma ai Manowar non si può negare di essere gente che sa mantenere la parola data. Lo avevano annunciato. Un Joey DeMaio incurante del freddo blizzard che avrebbe congelato chiunque, non lui, non un vero Manowar, col famoso cartello dietro che stava ad indicare l’altissima probabilità di incontrare un orso polare, annunciò ben sei concerti in Norvegia e un’ultima inconcepibile data a Longyearbyen, nella lontanissima Ultima Thule delle Svalbard. Lo annunciò e lo fece. Come fu annunciato che da quel concerto sarebbe uscito un documentario, così è stato fatto.

Non ho capito se ne verrà fuori un qualcosa di più elaborato, magari un dvd con cofanetto fatto dell’acciaio delle valchirie contenente ciuffi di vero pelo di valchiria orso polare ucciso a mani nude dallo stesso DeMaio alla modica cifra di cinquemila euro che io verserò dal mio conto corrente a quello dei Manowar con bonifico immediato nel caso in cui ciò accada veramente.

Ciò che abbiamo oggi e che ci si pregia di condividere è una serie di quattro spezzoni di suddetto documentario in cui si ripercorre l’assoluta epicità della cosa e in cui si intravedono personaggi che abbiamo incontrato in quella assurda situazione.

Imprescindibile farlo, non fosse altro che per celebrare ancora una volta il pensiero e azione di questo gesto rivoluzionario, così cristallizzato indelebilmente nella memoria e vieppiù mitizzato dopo aver subito due anni di reclusione in casa e allontanamento dai migliori palchi internazionali, lì dove solo ha senso essere e dove si realizza la missione di ogni metallaro che si rispetti. (Charles)

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