DRUDKH – Eternal Turn Of The Wheel (Season of mist)

Mi sono bastate poche note di Вічний Оберт Колеса – Eternal Turn Of The Wheel per farmi tirare un sospiro di sollievo. Il disco precedente infatti era stata una delusione senza mezzi termini, e il fatto che i Drudkh non abbiano voluto proseguire su quella strada è un bel passo in avanti: quello che sanno fare gli ucraini è black atmosferico ispirato da Madre Natura: le sperimentazioni o richiami al post-rock non fanno al caso loro e ce ne siamo tutti accorti, per cui questo back to the roots è già un buon punto di partenza per analizzare questa nuova fatica.

Вічний Оберт Колеса – Eternal Turn Of The Wheel è probabilmente il disco più black in senso stretto che gli ucraini hanno partorito dai tempi del debut. I ritmi sono quasi sempre serratissimi, mentre le parti folk/acustiche sono del tutto assenti o quasi. Il trademark ovviamente è sempre quello: brani chilometrici e riff ipnotici ed evocativi ripetuti fino allo sfinimento, con solita produzione zanzarosa tipica loro ed in generale di tutte le pagan black metal band slave. Le autocitazioni di conseguenza si susseguono in maniera continua, e non potrebbe essere altrimenti.  D’altronde in un sound come quello dei Drudkh le variazioni sul tema si riducono al lumicino, e se non si mettono in testa di fare i pazzi/geniali/folletti il risultato non può che non accontentare coloro che hanno seguito le gesta di Thurios e soci fino adesso. Una cosa però mi preme dirla: poichè leggo già in giro pareri un po’ troppo entusiastici è doverosa una precisazione: Eternal Turn Of The Wheel NON è un capolavoro, è solo un buon disco, se vogliamo allargarci possiamo metterlo sul livello di Microcosmos (anche se quest’ultimo in quanto a songwriting aveva un qualcosa in più), ma che per favore non vengano tirati fuori paragoni con Forgotten Legends e Autumn Aurora, perché la magia sprigionata da quei dischi è distante anni luce e difficilmente tornerà in futuro.

Non resta comunque che chiudere gli occhi e immaginarsi ancora una volta sperduti in qualche foresta autunnale con un vento impetuoso che ti soffia in faccia e versi di animali notturni in sottofondo, difficilmente potrà esserci colonna sonora migliore dei Drudkh, questo è poco ma sicuro. (Michele Romani)

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