RAGE – 21 (Nuclear Blast)

A due anni di distanza da Strings to a Web tornano i Rage con quello che è ormai il loro ventesimo full-length. L’importanza di Peavy Wagner e soci nella scena power/speed mondiale è fuori questione, come anche l’originalità che ha sempre contraddistinto il gruppo, autore, secondo me, di alcuni dei più bei ritornelli mai sentiti nel metal (roba da brivido come Invisible Horizons o Without a Trace).

Peavy, poi, è uno che ha sempre cercato di reinventarsi e non è mai rimasto ancorato alle stesse sonorità come ad esempio i Grave Digger o i Running Wild. Ha infatti mutato ed evoluto il proprio suono nel corso degli anni, con esperimenti come Lingua Mortis e i successivi lavori, contraddistinti da un ammorbidimento evidente del sound della band. Tutti cambiamenti e sperimentazioni che al sottoscritto, onestamente, non sono mai garbati più di tanto e posso tranquillamente dire, a distanza di anni, che ero e rimango un grandissimo fan di roba come The Missing Link o Trapped! (disco GENIALE, dimostrazione di come si può essere heavy as fuck ma con uno stile e un eclettismo unici). Tuttavia riconosco che, essendo il buon Wagner un vero e proprio maestro del refrain accattivante e che raramente gli capita di non azzeccare la melodia giusta, sia stata naturale per lui un certo tipo di svolta stilistica. Ribadisco, però, che a mio parere album come XIII o Ghosts erano assai debolucci. E pure Welcome to the Other Side non era ‘sto gran capolavoro, a essere onesti.

Dopo tale parentesi i nostri si sono definitivamente ripresi e già da una decina d’anni sono tornati al suono potente e tipicamente power di una volta, seppure con opere certamente non paragonabili ai capolavori sfornati a cavallo tra la fine degli anni ottanta e la metà degli anni novanta.  21 è infatti tecnico, quadrato e granitico in pure stile Rage. L’ascolto è abbastanza easy, le tracce si susseguono tra sparate micidiali di doppia cassa e assoli funambolici (Victor Smolski è un chitarrista coi controcazzi), e poi arriva Psycho Terror, con il suo iniziale riffone in stile nu-metal che francamente non si può sentire. E il bello è che poi prosegue pure peggio… Vabbè, Peavy, per stavolta sei perdonato, farò finta di non aver sentito. Se non fossi la stessa persona che ha composto Enough is Enough o Firestorm ti avrei già buttato nella vasca da bagno dove tengo i piranha. Nei pezzi successivi viene ristabilita la norma e il marchio di fabbrica dei Rage torna prepotente. Certo, con qualche inevitabile bizzarria nei suoni dettata dalla produzione moderna, ma alla fine nemmeno tanto. Tracce come Death Romantic sono in classico stile Rage e faranno contenti tutti i fan. La riconoscibilissima voce di Peavy spacca sempre, ed è rimasta quasi la stessa in tutti questi anni (certo, l’età si farà sentire in qualche modo).

La produzione è stata affidata a un vecchio guru della scena tetesca come Charlie Bauerfeind, già noto per il lavoro svolto con Blind Guardian, Gamma Ray, Helloween e tutti gli altri mostri sacri e registrato nella tana del Guardiano Cieco, ovvero i Twilight Hall Studios di Krefeld. Alcune edizioni contengono pure un bonus cd live del 2010 registrato a Tokyo. Vale la pena di spendere una parola o due sulla copertina, giusto per dire: BASTA CON ‘STE CAZZO DI PUTTANATE FATTE COL COMPUTER! Ma in un’era in cui anche i film ormai si fanno col pc, cosa potete aspettarvi? Verdetto finale: disco sempre e comunque onesto ma sicuramente nulla che faccia saltare dalla sedia. (Piero Tola)

8 commenti

  • ero rimasto a speak of the dead, che mi era piaciuto per le soluzioni un pò classiche. da unity fino a lì per me tutto bellissimo. devo ancor ascoltare come si deve i vecchi

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  • L’unico gruppo germanico >= ai Rage sono gli Accept, tutti gli altri sono stronzi a partire a quei manfruiti degli Helloween e dei Gamma Ray, mortacci loro.

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  • lafessadesoreta

    Meh. Cioè, devo ascoltarlo un pò meglio. Il problema degli ultimi Rage, diciamo dal post Soundchaser, è che Peavy ha lasciato buona parte del songwriting a Smolski. Quello, ed il fatto che da almeno dieci anni non cambiano produttore, ha appiattito un pò il tutto.

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  • Sono curioso di ascoltarlo. Per me il loro capolavoro assoluto rimane End of all days, altro disco da imbarzottimento conclamato.

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  • Ma il gonzo alla chiatarra nel video di Firestorm, è Manni schmidt? Che già son tutti i uguali i tedeschi capelloni, poi il video mi sembra anche bello vecchiotto, e non si capisce chi è chi (peavy sembra la matriosca di se stesso…).

    Vabbè, era per dire che Smolsky secondo me è davvero fotonico, con quel suono pulito e granatico, e con una tecnica votata alla melodia e non fine a se stessa… ma il chitarrone dei Rage per me rimane Manni, con quel suono impastato e caciarone. E anche i due greci di metà anni 90 non erano malaccio (chi si ricorda come si chiamavano? Effemidos, spiros, lotus, qualcosa del genere…)

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    • eja, è Manni…
      Tra l’altro su youtube trovi quasi tutti i pezzi di The Video Link, la vhs che era uscita in cui c’è un loro live che come vedi dal video di Firestorm, spacca.
      concordo in pieno. Manni era parte importante del suono dei migliori Rage, assolutamente.
      Pure End of All Days non era per nulla male, anzi. E là c’era Spiros.

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  • Mamma che pappone Peavy Wagner

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