IRON SAVIOR – The Landing (AFM)

Disco fiacco, ma una killer track della madonna. La recensione non finisce qui sia perché la killer track è davvero della madonna ma anche per l’enorme rispetto e stima che noi si prova verso la figura di Piet Sielck e conseguentemente verso la sua band, una delle più sottovalutate della storia del metallo tetesco degli ultimi vent’anni. A parte che la prima formazione degli Iron Savior era un trio formato da Sielck, Kai Hansen e Thomen Stauch, che è un po’ l’equivalente power metal del cast di Expendables 2; ma il tipo negli anni ottanta faceva pure parte della prima formazione degli Helloween, che ha poi lasciato per portare avanti una carriera da produttore/tecnico del suono con il superpotere di tramutare in oro qualsiasi cosa toccasse, dagli Excelsis agli Airborn ai Persuader ai Paragon eccetera eccetera.

Ferma restando quindi l’elevata statura morale del tipo, dobbiamo purtroppo constatare che The Landing è forse il primo vero disco sottotono della band di Amburgo; pur se il precedente Megatropolis non era al livello di quelli prima (Battering Ram incluso, che spacca come e quanto gli altri) era comunque un buon disco, con dei pezzi assurdi tipo Omega Man o la titletrack; questo invece è il classico disco che sarebbe ottimo se l’avesse fatto qualche gruppo di seconda fascia, ma abbastanza spiazzante visto il moniker che campeggia in copertina: non perché sia diverso o più sperimentale (ahahah) rispetto agli altri, ma semplicemente perché è un po’ moscio. Niente di preoccupante in prospettiva futura, pure considerando che -oltre alla killer track della madonna– pezzi come Hall Of The Heroes, Starlight o R U Ready fanno la loro porca figura. Vale anche qui il discorso fatto con gli Hypocrisy per il quale esistono dei gruppi, e gli Iron Savior sono tra questi, che hanno un determinato suono capace di farti piacere qualsiasi cosa quel gruppo faccia uscire, basta che abbia quel suono. Il fatto che sia Tagtgren che Sielck il proprio suono se lo siano costruiti da soli, poi, è un surplus di figaggine.

E insomma The Landing è un disco più classicamente ottantiano rispetto alla loro media. Si sente qui più che mai il loro essere così magnificamente teteschi, con quei riffoni fatti con la squadretta, il songwriting rigidissimo e il midtempo che prevale sulle cavalcate in doppio pedale. Piet Sielck del resto è un metallaro di mezza età che ha sempre vissuto in mezzo all’heavy metal (oltre che alla fantascienza e alle patate) e il disco dà un po’ l’impressione di essere un atto d’amore verso questa musica che, come noi sappiamo, è la migliore di tutte. Epitome di tutto questo è la suddetta killer track della madonna, che si chiama Heavy Metal Never Dies ed è un midtempo vecchia scuola con un testo che parla della vita e dell’heavy metal. Che poi sono la stessa cosa. 

Rain is pouring, the wind is howling
The skies are dark and dim
Something’s got a hold on you
And drains you from within

Tangled up in a world of sorrow
You lost belief in a better tomorrow
Don’t surrender, stand your ground
Time to turn around

Burn down the bridges and leave it all behind
Turn on the music, let it purify your mind

Shout it out
And play it loud
Cause this is what it’s all about
Heavy Metal never dies

Raise your head up to the sky
And let the music take you high
May your inner warrior
Ride again in pride

And by the power of metal you’ll be strong
To become yourself again to finally go on and on

Paura eh? Se il testo non vi fa venire la pelle d’oca siete chiaramente dei non-figli di Maria. Perché in poche righe spiega esattamente che cosa è l’heavy metal, cosa rappresenta davvero, qual è il suo scopo e la sua funzione nella nostra vita, e perché non riusciremmo a farne senza. Personalmente, senza heavy metal io sarei morto da parecchio, o suicida o ucciso in uno scontro a fuoco con la polizia dopo aver fatto una strage di pezzi di merda che se la meriterebbero davvero, una fucilata in piena faccia. Invece no, sono ancora qui. Perché sarà pur vero che è un mondo difficile, ma noi almeno ci abbiamo l’heavy metal. (barg)

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