Luca Turilli’s RHAPSODY – Ascending To Infinity (Nuclear Blast)

Non so se conoscete Liege Killer di Christopher Hinz, tradotto in Italia come Il Risveglio del Paratwa. È il primo di una serie di romanzi di fantascienza hardcore incentrati sulla figura di questi paratwa, uomini geneticamente modificati in modo tale da costituire delle intelligenze collettive a gruppi di due. In pratica, ogni paratwa costituisce una singola entità, ma è fisicamente costituito da due differenti persone che hanno gli stessi pensieri, gli stessi ricordi, eccetera. Un paratwa, per esempio, potrebbe essere la coppia Turilli-Staropoli, che a metà anni novanta diede vita ai Rhapsody. Nei quindici anni successivi i due sono sempre stati gli unici compositori del gruppo, esattamente a metà se diamo retta ai crediti (musiche di entrambi, liriche firmate da Turilli, interludi orchestrali curati da Staropoli). Il tastierista e il chitarrista sono talmente in simbiosi da aver sciolto il gruppo che avevano insieme per formarne altri due chiamandoli esattamente coi due nomi utilizzati dal gruppo precedente, Rhapsody e Rhapsody Of Fire. Il primo a uscire allo scoperto è Luca Turilli, dando la prima conferma alla logica conclusione di tutto: e cioè che, oltre a chiamarsi uguale, i due gruppi suoneranno anche uguale.

Certo è un’iperbole, ma ci siamo capiti. Del resto la discografia solista di Turilli non ha mai lasciato molto spazio all’immaginazione; anzi, era la dimostrazione concreta di cosa potesse fare il chitarrista triestino senza Alex Staropoli: cioè i Rhapsody più diretti, meno orchestrali, e più basati sulle melodie che sugli arrangiamenti stratificati. Esattamente quello che c’è in Ascending To Infinity. La variabile maggiore è il cantante, che qui è Alessandro Conti, già nei Trick Or Treat; voce classicamente power metal, con meno personalità di Fabio Lione (che però ha una decina d’anni di vantaggio) ma forse più affidabile dal vivo, almeno a quanto si dice in giro. E l’ambientazione fantascientifica è la stessa a cui Turilli ci ha abituato dai tempi di Prophet Of The Last Eclipse.

Il singolo Dark Fate Of Atlantis mi lasciò un po’ freddino, ma dopo qualche ascolto del disco mi sono completamente ricreduto. In realtà i veri punti deboli di Ascending To Infinity sono le ballate, considerando anche Luna, una cover di Alessandro Safina, non so se avete presente. Che poi anche l’idea di fare una cover di Alessandro Safina vuol dire stare completamente fuori, ma come detto se i Rhapsody avessero avuto pudore non sarebbero stati i Rhapsody; e se non avessero avuto questo spiccato sense of wonder onnivoro e disincantato non avrebbero cambiato la storia del power metal. Ma a sbagliare è solo colui che fa; di certo non sbaglia colui che si attiene ad altrui regole e imposizioni (e, conseguentemente, non fa).

Non c’è moltissimo altro da dire. Luca Turilli ha fatto esattamente lo stesso disco che ci si aspettava facesse, perché nelle sue corde c’è questo, e non altro. C’è gente che crede che i primi due solisti di Turilli, King Of The Nordic Twilight e Prophet Of The Last Eclipse, siano i migliori dischi dei Rhapsody. Io, pur considerandoli degli ottimi album, non sono d’accordo; ma sono gusti personali. Anche quando uscirà il debutto degli altri Rhapsody, quelli di Staropoli e Lione, credo che non cambierò opinione. Il miglior disco dei Rhapsody è un disco dei Rhapsody, non un disco solista di uno dei due. In Liege Killer, quando una delle due metà del paratwa veniva uccisa, l’altra impazziva fino a morire. Ascending To Infinity mostra invece un Luca Turilli in ottima salute, anche se la mancanza dell’altra metà si sente moltissimo. Se avete seguito la discografia turilliana solista sapete esattamente di cosa sto parlando. Se non l’avete seguita è molto probabile che non siate appassionati di power metal; in tal caso state alla larga da Ascending To Infinity, perché qui -mutatis mutandis- ci sono meno compromessi che in un disco dei Sadistik Exekution. Noi non prendiamo posizione e, una volta tanto, facciamo il tifo per la reunion. (barg)