Brevi recensioni strumentali alla cazzo di cane
KIKO LOUREIRO – Theory of Mind
Certamente entrare nei Megadeth ha dato alla carriera di Kiko Loureiro quella spinta che, ad un certo momento di qualche anno fa, gli è stata assolutamente provvidenziale, visti il lento e inesorabile declino degli Angra (che continua tuttora) e i dischi a nome proprio che comunque faticavano a trovare spazio. Diciamo che fare l’artista solista oggi non è relativamente semplice come lo era all’epoca d’oro degli anni ’80, momento storico che per fatti d’anagrafe il nostro chitarrista carioca ha sfiorato ma non vissuto. Quindi, circa otto anni fa, il nome di Kiko Loureiro è uscito dall’esclusività del mondo power metal e da quello, ancora più di nicchia, dei chitarristi fruiti per buona grazia di Dave Mustaine, che se lo è portato a Nashville e ci ha registrato due dischi. Il problema però è che Mustaine è un padre padrone e Kiko, dopo anni di tournée e tournée in giro per il mondo, stava perdendo anni e identità artistica, ed è immagino sia questo il motivo che, alla fine, lo ha spinto a mollare i Megadeth nel bel mezzo dell’ennesimo giro del globo in ottanta spettacoli. Detto ciò è evidente che questo Theory of Mind è più frutto della volontà di riaffermarsi che non dell’aver qualcosa di interessante da dire. Chiariamoci, non è brutto, anzi, ma scorre via senza particolare guizzi, come la Coca Cola lasciata aperta a temperatura ambiente. Magari il prossimo andrà meglio. E comunque preferisco la Pepsi.
MARTY FRIEDMAN – Drama
Marty Friedman invece gli anni ’80 li ha vissuti in pieno e pure i Megadeth di qualche decennio prima, quindi più che un nome si è fatto una fama, peraltro più che giustificata, visto che è un chitarrista fantastico e unico, dotato di una voce sullo strumento personalissima. Per quanto mi piaccia, certe volte però finisce per gonfiarmi inesorabilmente i testicoli, anche se mi rendo conto che magari certi dischi (tipo i Tokyo Jukebox) sono più orientati al mercato giapponese che non a quello globale. Comunque anche in quelli momenti più che apprezzabili ci sono eccome. Personalmente ho trovato quest’ultimo Drama un po’ un pappone, c’è persino la terza, TERZA versione di Triumph, che per carità è sempre un ascolto piacevole ma stavolta davvero non serviva a una minchia. Pezzo migliore dell’album è Tearful Confession, sicuramente, il resto godibile a tratti.
MASTER BOOT RECORD – Hardwarez
Loro – lui, in realtà – me li sono trovati sponsorizzati dall’algoritmo di YouTube. Si tratta sostanzialmente del gruppo di tale Victor Love, all’anagrafe Vittorio D’Amore, che si spaccia per un vecchio 486 (molti di voi manco sapranno cos’è un 486, magari) che compone musica, e infatti i titoli dei pezzi di questo Hardwarez sono tutti componenti di un PC (Bios, Mobo, Cpu, Gpu ecc…). Più che che le musichine dei keygen di qualche anno fa, o anche di adesso non saprei, i Master Boot Record, soprattutto nei suoni, mi ricordano un po’ le musiche di certi giochi del Commodore 64 che giocavo da ragazzino, quelli delle cassette piratate (tanto per rimanere in tema) che trovavo in edicola. Anche qui probabilmente molti dei lettori non sapranno a cosa mi riferisco, beata gioventù. Che poi le musichine dei keygen sempre da lì arrivano, quindi alla fine il cerchio si chiude: più che un 486, D’Amore sarebbe un più anziano 8bit. Insomma in parte mi fregano con la nostalgia, però i Master Boot Record sono davvero ottimi, mi piacciono sia i suoni che i pezzi. Nei momenti vagamente neoclassici mi ricordano qualcosa di Vitalij Kuprij, ma mancano le chitarre, anche se poi dal vivo c’è il bravissimo Edoardo Taddei. Però si sentono poco, sostanzialmente doppiano i synth anche se, essendo elettriche ma ‘analogiche’, effettivamente c’entrano poco o niente col discorso. Peccato. Consigliatissimi però.

E parliamo di chitarre con Cesare, daje.
Mi aspettavo qualche parola sul nuovo Sunburst da parte tua, visto che ti eri occupato del precedente. L’hai ascoltato? Che ne pensi? Meno bello dell’esordio secondo me, ma disco che merita.
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Lo sto ascoltando in questi giorni, tra un po’ scrivo qualcosa.
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a dosi moderate, tanta roba i MBR. Si sono trovati tanto seguito su youtube anche perchè venivano segnalati tanto nelle playlist metal che in quelle synthwave. Per dire io li trovai casualmente dopo aver ascoltato i Dance with the Dead.
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Per un momento mi sono tornati alla mente i Machinae Supremacy, che usano/usavano (non so se sono ancora in attività) un SidStation (fondamentalmente un sintetizzatore che ha come base proprio il chip Sid del Commodore 64
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