L’importanza di andare in pensione: PHLEBOTOMIZED – Clouds of Confusion
I Phlebotomized hanno dato alle stampe due degli album più belli della storia del metal: Immense Intense Suspense riusciva a essere marcio come solo il death metal dei primi anni Novanta era e, al contempo, uno dei primissimi album di death metal sinfonico e progressive; Skycontact, invece, era qualcosa di totalmente inaspettato e sperimentale a modo suo – ci sento sempre più una certa vena dark wave/gotica che, come ho spiegato in un altro articolo, unita al metal mi strega sempre e comunque. Non solo sono entrambi diventati dischi di culto, ma sono anche invecchiati benissimo e, se l’avessi recensito nella nostra rubrica Avere vent’anni, non avrei potuto parlarne che bene.
Quel gruppo si sciolse interrompendo la magia creativa per tornare più di venti anni dopo con Deformation of Humanity e Pain, Resistance, Suffering i quali, a detta dei miei colleghi scribacchini, in estrema sintesi, sono comunque meglio di quanto fatto uscire dalle nuove leve del death metal. Forse è pure vero, ma non ho mai saputo bene cosa dire al riguardo e avevo sempre sospeso il giudizio (lasciando infatti che ne scrivesse qualcun altro).
A maggio 2023 gli olandesi sono tornati di nuovo con un altro album ancora, Clouds of Confusion, che invece qualche pensiero me l’ha sollecitato. Ora, non saprei dire se anche questo sia meglio di quanto le cosiddette nuove leve hanno tirato fuori di recente, anche perché l’ultimo anno è stato un po’ particolare e, a differenza del passato, non ho ascoltato molta musica nuova – ho appena tolto dalle rotazioni in cuffia Zeit e Close, abbiate pietà. So solo che questo nuovo album dei Phlebotomized mi ha dato sensazioni – i più giovani probabilmente direbbero vibes – molto goteborghiane (più à la Dark Tranquillity che à la At the Gates, per intenderci), soprattutto nelle prime canzoni. A queste si sono aggiunti poi degli strati – sempre i più giovani direbbero probabilmente layers – che invece mi hanno ricordato un po’ di quel death/brutal asettico della fine degli anni 2000 senza però, per fortuna, raggiungerne gli eccessi.
Per quanto riguarda la musica, mi rendo spesso conto di avere un grosso difetto (o forse è un pregio, dipende dai punti di vista): sono l’equivalente di uno dei peggiori rottamatori di renziana memoria che si possano incontrare, uno dei grillini che ragiona con la pancia e vuole rivoltare il parlamento come un calzino. Manderei tutti a casa, nessuno escluso: Iron Maiden, Megadeth, Metallica, Judas Priest, Black Sabbath… 13? È carino ma non lo voglio; datemi più Messa per favore. Un ennesimo, nuovo album degli Enslaved? Basta! Ci sono i Ne Obliviscaris per quello. Anche perché poi si innescano quelle dinamiche da vecchi che vogliono fare i giovani – io riesco proprio a visualizzare davanti agli occhi Lars Ulrich che dice ai compari di aver scoperto una nuova tecnica fighissima chiamata “blast beat” – che mi ricordano un po’ quelle campagne di comunicazione pubbliche. Ve la ricordate l’Italia che rinasce da un fiore e gli hub vaccinali? E il fertility day? Per non parlare della Venere influencer – riesco a visualizzare anche il ministro che indice una riunione per presentare la sua idea innovativa che ricomincerà a coinvolgere i giovani nella vita pubblica.
Di recente ho dovuto presenziare a uno speech dove, per ingaggiarmi, hanno provato a convincermi che oggi viviamo in una realtà fluida piena di opportunità pronte per essere colte da chi davvero lo vuole. Il passato invece era una palude grigia e statica dove i nostri genitori vivevano il lavoro come un peso e non vedevano l’ora di arrivare alla pensione. Non è vero! La pensione è bella. Lasciate andare in pensione i nostri genitori ché noi facciamo lo stesso lavoro meglio e in metà del tempo. Automatizzate tutto il resto, tassate le macchine, pagateci le pensioni dei nostri genitori e nonni e pagate di più noi. E quando arriverà il nostro momento lasciate andare in pensione anche noi e smettetela di alzare l’età pensionabile. E non provate a venderci il contrario. (E scusate il rant.)

Non sono completamente d’accordo sulla recensione… o meglio: a me tredici è piaciuto, alcuni gruppi sono stra-contento che non vadano in pensione (Unsane, Obsessed, Obituary per citarne tre) altri effettivamente la meritano, come quelli che vengono citati o magari anche gli In the woods… che ormai sono l’ombra di loro stessi. Però per i Phlebotomized credo non sia ancora giunto questo momento. Sicuramente il periodo post reunion è inferiore al pre ma, vista la magnificenza dei primi lavori, sfido chiunque a fare di meglio. Secondo il mio orecchio hanno ancora qualcosa da dire, anche in considerazione della scarsissima fortuna che hanno avuto a loro tempo. Leggendo la recensione fatico ad intuire un reale motivo per la pensione. Se non ci si aspetta una rivoluzione copernicana (che, per altro, fecero a tempo debito) risulta comunque un buon ascolto… io avrei un po’ da ridire sulla produzione a tratti confusionaria ma su di loro non mi sento di essere impietoso.
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Drastico, ci sono gruppi per tutti gusti, dai veci ai giovini e la merda non ha età. Prendiamo i BMTH, versatili e capaci eppure mi danno l’impressione di ospizio molto anticipato
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