Avere vent’anni: NEW ORDER – Get Ready

Get Ready è il disco del ritorno della band di Manchester dopo otto anni da Republic, album – non memorabile – trascinato da quella gemma pop perfetta chiamata Regret che ha fatto ballare mezzo mondo nel 1993. Se l’accoppiata Technique/Republic rappresenta quasi un afterhour sulla spiaggia scandito dall’assunzione di un numero impressionante di droghe sintetiche (tanto che la band ha ricordi confusi delle registrazioni avvenute ad Ibiza), Get Ready è il perfetto after-afterhour.
I ritmi si abbassano, così come i volumi, e la componente wave è decisamente più presente, pur fondendosi magistralmente nelle tessiture elettroniche di Summer e soci, connotate da un velo di malinconia che permea tutto l’album. Emblematica, in tal senso, l’iniziale Crystal, uno dei migliori brani in assoluto dei New Order (e con una discografia del genere non è cosa da poco), in cui il basso di Peter Hook scandisce i tempi di una canzone esaltante ed emozionante come poche.
Un album che non conosce cali e che conquista l’ascoltatore grazie a delle melodie semplicemente perfette come quelle che caratterizzano 60 Miles an Hour, la stonesiana Rock the Shack impreziosita dall’apporto di Bobby Gillespie dei Primal Scream e quel capolavoro di Turn My Way con il featuring di Billy Corgan degli Smashing Pumpkins. Un brano che, anche per il contesto temporale in cui è uscito e per i personaggi coinvolti, rappresenta quasi una sorta di manifesto “attitudinale” con una nota profondamente amara nel finale “I don’t wanna be like other people are / Don’t wanna own a key, don’t wanna wash my car / I lie awake at night or wait until it’s light / I want it to be free, I thought that I was right”
Un disco enorme, senza mezzi termini, ed uno dei lavori più importanti per capire quello che sono i New Order. (L’Azzeccagarbugli)