La musica che proviene dall’Australia è un po’ come la sua fauna: molto particolare e a volte letale. Le band migliori sono innovative, personalissime, sovente del tutto fuori di testa. Alcune delle formazioni estreme più interessanti venute fuori negli ultimi vent’anni vengono proprio dalla land down under. Prendete i Ne Obliviscaris. O i Woods of Desolation. O gli Ulcerate (ok, sono neozelandesi ma non sottilizziamo). O i terrificanti Portal, portabandiera di quel death metal dissonante che è diventato un filone piuttosto frequentato, con una torma di validi epigoni, tra cui mi piace ricordare i compagni d’etichetta Abyssal (e i Mitochondrion che fine hanno fatto?). 

Ion mi aveva lasciato sensazioni contrastanti. Da una parte si trattava di un lavoro mai così elaborato e spinto ai limiti dal punto di vista tecnico e formale, dall’altra era difficile non temere che il passo successivo, se mosso nella stessa direzione, avrebbe condotto verso manierismi destinati ad andare a discapito di quell’atmosfera malata e orrorifica che sono il motivo principale per il quale si ama il quintetto di Brisbane. Eye, prima anticipazione di Avow, fuori il 28 luglio sulla solita Profound Lore, sembra dissipare queste preoccupazioni. Un pezzo più lineare (per gli standard dei Portal, ovviamente), memore della fase centrale della discografia degli australiani, con una produzione che mette meglio in risalto il gioco di contrasti tra le due chitarre e i vocalizzi ctoni di The Curator. Ora scusatemi ma devo portare lo Shoggoth a fare i bisognini. (Ciccio Russo)