Black metal anti-islamico? Diffidate delle imitazioni: Mulla e Seeds of Iblis

Ho scoperto di recente, grazie ad una conversazione in un gruppo Facebook a tema metal, questi Mulla, gruppetto sedicente iracheno che a quanto pare sta riscuotendo un discreto successo nell’anno del suo debutto. In realtà era tutto partito da un post sui Seeds of Iblis, band che molti citavano anche in occasione del mio articolo sui consigli musicali per Silvia Romano sotto al nostro post sul social network di Mark Zuckerberg. Io non ne ho mai parlato in nessun mio articolo riguardante il metal mediorientale sia perché prima dell’ultimo Morbid Muhammad uscito questo aprile non pubblicavano un album dal 2013, sia perché ammetto di non essermeli mai filati più di tanto. Rimanendo alla musica, quelle poche cose che avevo ascoltato non mi avevano mai intrigato più di tanto e mi sembravano di qualità mediocre. Ci ho riprovato con quest’ultimo album, e l’impressione è stata forse persino peggiore rispetto alle prime opere. Inoltre, avevo presto scoperto che la loro pretesa di essere iracheni e di essere dovuti scappare da Baghdad causa guerra post cosiddette “primavere arabe” lasciava quantomeno molti dubbi.

Gli argomenti erano stati ben spiegati in questo articolo del sito Metalluminati, ma li riassumo per i più pigri. Innanzitutto la loro storia ricopia quasi per filo e per segno quella degli Acrassicauda, gruppo thrash metal veramente iracheno che era salito alla ribalta appena prima dei Seeds of Iblis e che è stato veramente costretto ad emigrare negli Stati uniti. (La loro ultima pubblicazione è Gilgamesh del 2015, un album senza troppe pretese ma che vi consiglio di recuperare se vi piace il genere.) In secondo luogo,  tutte le foto promozionali del gruppo sono state plagiate da altri gruppi NSBM tedeschi e norvegesi e da un set di un ignaro fotografo messicano (no, non erano foto di Timo Tolkki). E qua si potrebbe anche pensare che sia normale che non pubblichino le loro vere foto per mantenere segreta la loro identità per paura ovviamente di ritorsioni di estremisti religiosi – che poi è anche la scusa ufficiale della band scritta sulla pagina Bandcamp nelle informazioni del primo LP Anti Quran Rituals e dei due EP Black Quran e Jihad Against Islam. Ma un gruppo che ha veramente il timore che la sua identità venga scoperta ruba foto di altri gruppi black metal controversi e le spaccia per sue o semplicemente non pubblica foto? Infine, alcuni dei supposti membri dei Seeds of Iblis, tra cui la fantomatica cantante Anahita, farebbero parte anche di altri gruppi quali Janaza e Tadnees, ma le informazioni rilasciate a riguardo sono contraddittorie e incoerenti. Ah, e tutti questi gruppi insieme formerebbero la Anti-Islamic Legion, che penso a tutti sembrerà uno scimmiottamento poco riuscito di Inner Circle e Légions noires. Ad ogni modo, le ragioni per cui questi gruppi si siano finti arabi sono presto chiare:

  1. fa sicuramente più scalpore e attira più attenzione un gruppo iracheno che compone canzoni contro l’islam piuttosto che l’ennesima band occidentale anti-cristiana; e a maggior ragione se con una cantante femmina, visto che la condizione femminile nei popoli islamici è un chiodo che i liberali si ritrovano sempre a battere molto volentieri;
  2. in questo modo è più facile evitare polemiche e accuse di razzismo, xenofobia, islamofobia e compagnia cantante.

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A tutti questi argomenti mi piacerebbe aggiungerne un altro di tipo culturale: appare abbastanza chiaro dai testi e dai titoli delle canzoni che l’autore si è semplicemente limitato ad usare una simbologia di impronta occidentale. Ha insomma semplicemente sostituito Gesù con Maometto, croce con mezzaluna, Bibbia con Corano, Satana con Shaytan/Iblis e Dio con Allah. Molte di queste sostituzioni però credo non avrebbero alcun senso per un mediorientale, che sia musulmano o cristiano. Per esempio, la stessa espressione Corano nero che dà il titolo al loro secondo EP monotraccia probabilmente non sarebbe neanche considerata offensiva, per non dire blasfema. Non è l’equivalente di messa nera, per intenderci, perché in generale il nero non ha il significato che ha nella nostra cultura ed infatti era utilizzato in molte bandiere sin dai tempi di Maometto ed è stato ripreso, per ultimo, dall’ISIS – quindi forse ora comincerà ad averlo. A tal proposito, la stessa provocazione ISIS=The Real Islam, prima traccia di Morbid Muhammad, sa più di convinzione di un nerd abbastanza stupido dell’alt right americana che di provocazione che qualsiasi musulmano arriverebbe mai a pensare. Ma non perché io sia un buonista benpensante. Semplicemente perché non c’è stato nessun bisogno di avere un dibattito su questa questione e chiunque là sa che al-Baghdadi è solo un pazzo scriteriato che un giorno s’è svegliato e ha cominciato ad affermare che è un discendente diretto di Maometto (certo, come no, mio nonno era Carlo Magno) e che quindi lui deve diventare califfo di tutto il mondo. È un problema che tendenzialmente ci si è posto solo qua, e infatti il serbatoio demografico dell’ISIS è stato in larga parte rappresentato da convertiti e da figli e nipoti di immigrati musulmani in Europa, diseredati e sradicati.

Lo stesso discorso potrebbe tranquillamente essere esteso a The Massacres of Islam Conquests, che è più o meno la classica risposta che cristiani ed ebrei sionisti danno nei dibattiti quando si parla di Israele e di tutte le sue simpatiche politiche, dimostrando di non aver capito assolutamente niente: “Eh ma anche i musulmani nel VII secolo hanno colonizzato [sic!] e conquistato terre!” Per non tirarla troppo per le lunghe concludo con una canzone dall’EP Jihad Against Islam (anche se basterebbe pure solo il titolo dell’album, il quale dimostra una totale incomprensione del concetto di jihad da parte dell’autore, che è esattamenteidentico a quello errato e lacunoso che si ha qua in Occidente): Inverted Hilal. L’hilal è la mezzaluna che si può trovare, per esempio, sulla bandiera turca. A prescindere dal fatto che è un simbolo strettamente turco più che islamico in generale (e infatti si trova su poche altre bandiere), la mezzaluna rovesciata non ha comunque assolutamente nessun senso particolare e non è affatto l’equivalente della croce rovesciata. Ora paragonateli con gli al-Namrood che, oltre a suonare molto meglio e a scrivere tutti i testi in arabo, già a partire dal nome riprendono figure care alla cultura mediorientale in chiave antireligiosa.

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Quindi anche i Mulla, visto che cantano in arabo, sono autentici? No. Nel post di cui parlavo sopra uno sosteneva di avere parlato con un metallaro iracheno che gli aveva detto che nessuno conosce questo gruppo in Iraq e che i testi arabi sembrano tradotti con Google. Non abbiamo nessun motivo di dubitare della veridicità di quello che dice questa persona, ma allo stesso tempo non possiamo basare la nostra posizione su un semplice aneddoto arrivatoci col passaparola, quindi andiamo un po’ oltre. Da un punto di vista stilistico anche i Mulla suonano black metal (in questo caso l’ispirazione più evidente sono i Darkthrone). Anche qua, sinceramente, non ci ho trovato nulla di trascendentale e la proposta mi è sembrata decisamente standard, ai limiti del noioso. L’importante è comunque che, cantando in uno scream incomprensibile, non si riesce assolutamente a capire se cantino veramente in arabo e, in tal caso, che accento abbiano. Sono andato quindi a leggere i testi su Metal Archives: non essendo madrelingua non posso arrivare ad affermare se siano o meno stati tradotti con Google, ma sicuramente sono testi di una semplicità disarmante e con molte espressioni che suonano decisamente strane e poco usuali. Traducendone al volo qualcuno inoltre sembra sempre che le frasi siano tronche e che manchi qualcosa.

La prima cosa che ho pensato è che fosse qualcuno che magari ha studiato arabo e si diletta in questo modo. Oppure un cosiddetto immigrato di seconda o terza generazione, ché spesso l’arabo lo sanno male o non lo sanno proprio. Però poi ho notato una cosa. Prendiamo per esempio la copertina di مولى, il primo LP, che potete vedere qua sopra. Lo scrivo in arabo non per fare il ganzo ma perché loro stessi lo scrivono così sulla loro pagina Bandcamp e perché è importante – ad ogni modo è la parola araba per il termine “mulla”, che viene utilizzato solo al di fuori del mondo arabo per riferirsi a una figura che, più o meno, può essere considerata l’equivalente di un prete, e potete quindi considerarlo un album omonimo. Ora, la scrittura araba va da destra verso sinistra ed è corsiva. Ciò significa che quasi tutte le lettere sono scritte una attaccata all’altra, senza soluzione di continuità, e che assumono una forma leggermente diversa se sono scritte all’interno di una parola piuttosto che isolate. Sulla copertina, in basso a destra, trovate il titolo dell’album: non solo ogni lettera è stata scritta separatamente dalle altre, ma sono state anche scritte da sinistra verso destra. Per farvi capire meglio (o almeno spero), sulla copertina non solo non trovate

مولى

che è la parola scritta in modo corretto. Ma non trovate neanche

م و ل ى

ossia come dovrebbe apparire la parola se le lettere fossero state scritte separatamente mantenendo comunque la giusta direzione, da destra verso sinistra. Bensì trovate

ى ل و م

La stessa identica cosa è stata fatta con l’EP هل تحتاج إلى, ma non mi sembra il caso di tediarvi oltre, dato anche che qui le lettere non sono quattro ma dieci. Sappiate comunque che entrambe le ultime due scritte non sono neanche lontanamente leggibili. Anzi, non sono neanche delle scritte, sono solo un’accozzaglia di lettere, e ogni arabo o persona che ha studiato arabo non solo se ne accorgerebbe immediatamente, ma non accetterebbe neanche mai di avere una roba simile sulla copertina del proprio gruppo. Personalmente, poi, l’ho notato in tempo zero perché un amico grafico ogni tanto mi ha chiesto di tradurgli qualche frase in arabo che poi ha utilizzato in alcuni suoi lavori su Photoshop. Non appena la inseriva su Photoshop, gli si trasformava direttamente in un’oscenità simile. Mi sembra abbastanza chiaro che qua sia successa esattamente la stessa cosa: la parola è stata copiata e incollata su Photoshop. Non so se fosse colpa del programma, della maggior parte dei principali font o di cos’altro. So solo che poi il mio amico mi chiedeva se così andava bene e io ovviamente lo fermavo prima di subito. Ecco, i Mulla non hanno neanche chiesto se così andava bene. (Edoardo Giardina)

3 commenti

  • A impaginare in arabo (prima che inserissero di default le “middle eastern features” almeno in photoshop, per indesign dovevi prendere l’extra della versione M.E.) diventi più antiislamico di questi cialtroni.

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  • si, insomma, è gente che dell’Islam ne capisce più o meno come Renzi. Nemmeno sono riusciti a creare un concetto credibile dietro all’operazione, prendendo il peggio dell’idiozia “occidentale” e declinandolo all’orientale. Peggio dei gruppi italiano che cantano dei vichinghi… di tutta ‘sta roba a me viene solo in mente Abatantuono vestito da Attila che urla al nemico: “che siete…una tribù di handicappati?”

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  • Prevedibili come il cattivo di turno di un brutto telefilm degli anni novanta.

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