Intervista ai Deviate Damaen
Io e Ciccio intervistammo Volgar, il cantante e deus ex machina dei Deviate Ladies (poi Deviate Damaen), passandoci una serata al pub insieme, e ci è sembrato un tipo a posto. Brillante, espansivo, colto, pieno di vita. Abbiamo capito solo in quel momento che interpretava un personaggio; particolarmente convincente, peraltro. Perché tra testi e iconografia sembravano dei nazisti ultracattolici lefebvriani omosessuali che propagandavano l’omicidio dell’inferiore, la sodomia e l’obbligatorietà della messa cinque volte al giorno; in latino. Non penso ci sia mai stato niente di simile a loro in Italia. (Trainspotting, ItalianoChitarra)
(Retro) Aestetika Defibrill-aktion Bunker uscirà a quasi tre lustri di distanza dal precedente lp, Propedeutika Ad Contritionem. In tutti questi anni qualche segnale di vita lo avete dato ma ammetto di aver pensato che tu volessi accantonare il progetto. Stavate solo dormendo o c’è stato un momento in cui hai pensato di sciogliere il gruppo e magari trovare altri canali espressivi?
“Propedeutika Ad…” è rimasto sinora il mio album prediletto, ma va detto che non è stato affatto l’ultimo capolavoro della band: gli sono succeduti il live album “Just Dead Applause!” , il promo dell’Opera “Inferno Deviatiko”, i singoli “Essici Semper” e “Unisex Borg” ed il recentissimo “L’Elìte De Notra Merd”, credo il brano punk più insultante dell’italica storia musicale. Per non parlare delle mie molteplici collaborazioni intercorse nel frattempo con Aborym, Stormlord, Corazzata Valdemone, Labyrinthus Noctis, e Ianva. I Deviate Damaen non hanno mai brillato per fecondità produttiva, né hanno mai sentito l’esigenza di manifestarsi a tutti i costi nel timore di essere dimenticati, poiché la vitalità di gesta artistiche come le nostre non è altro che pura immanenza estetica e concettuale.
Inoltre, dal 2008, ho riesumato, in compagnia di vecchi e nuovi consorziati, il progetto filosofico-letterario, fondato dal nostro ex organista don Alexio Bavmord nel ’95, allora chiamato “Dvra Crvx” ed ora ribattezzato “Aristocrazia Dvracrvxiana”, il cui coordinamento mi ha impegnato non poco negli ultimi anni, sebbene esso si avvalga di eccellenti risorse come la Pyttrix Sandra, Helmut Leftbuster, Lady Richarda MonyA’, Annabelle Grafenberg Baciardi e altri validi collaboratori, finendo per essere divenuto un po’ la casa editoriale anche dei Deviate Damaen.
Tutti vorremmo avere più tempo nella vita, ma solo i saggi e i vincenti riescono a farselo bastare per fare tutto ciò che sentono di voler fare. Quindi, mai pensato di sciogliere la band, che, anzi, quest’anno ha spento ben 22 candeline, niente male per una “goth-band”, genere a rischio d’estinzione! Ma non ci estingueranno facilmente, poiché i nostri Album, testi, immagini ed mp3 sono oramai celati e sigillati in anfratti terreni quantomeno scoscesi e scomodi da rintracciare, oltre che aspersi per l’imbrigliabile etere telematico della rete, disseminati nelle case e negli i-pod di un numero di fans sufficiente a renderci inestinguibili.
Qualche indizio sul prossimo disco? A che punto è la lavorazione?
Iniziamo dal titolo : “RETRO-MARSCH KISS” – (Retro)Aestetika Defibrill-Aktion Bunker – : un titolo lungo e costituito da titolo vero e proprio e sottotitolo esplicativo. Un bacio, il nostro, che defibrilli chiunque lo riceva dal torpore conformista, e che lo faccia risvegliare fra le glorie passate anziché nel disfacimento futuro. Un’opera che oltre a scuotere le coscienze dall’intontimento mondialista, dovrà bunkerizzare i suoi significati affinché durino intonsi a risplendere di verità ed efficacia.
Avendoti premesso che “Propedeutika Ad…” è il mio punto di riferimento, potrei dirti che senz’altro sarà quello che il nuovo album ricalcherà maggiormente. Certo, la situazione è molto cambiata rispetto al ’99: per cui le nostre invettive avranno una balistica conseguentemente aggiornata, e paradossalmente più semplice. “RETRO-MARSCH KISS”, retrogrado e glamour al contempo sin dal titolo, da un lato canterà l’Antico, l’Appartenenza e l’Identità greco-romano-gotica nell’estetica, nella letteratura e nella musica; dall’altro aggredirà il modernismo, il progressismo e il mondialismo. Ma soprattutto sputtanerà quei molluschi – musicisti, divulgatori, gentucola parassitante da sempre nell’ambiente goth-metal-alternativo – che non hanno mosso e continuano a non muovere un solo pelo del culo per salvaguardare quegli stilemi artistici coi quali sono cresciuti e pasciuti durante tutti questi anni, dall’orda globalizzatrice che oggi li sta cannibalizzando. Questi quattro fighetti frocetti e radical-chic che si fanno fare le sabbiature allo scroto da rappers, kebabbari e cappellini con la visiera all’indietro, pur di atteggiarsi a sinistrorsi ovini e progressisti si stanno autoconsegnando all’interno di riserve indiane talmente esigue da non contare più ritrovi, spazi live, “ambiente”, habitat. E molto presto anche la discografia, fatte salve band maggiori come Rammstein (che non a caso su brani come “America” affrontano criticamente tali tematiche, pur non potendo essere troppo espliciti per ovvie ragioni di mercato e censure), inizierà a risentirne: per chi ha un po’ di memoria e di onestà intellettuale, si confrontino le dimensioni dei comparti discografici dei megastore tra settore del metal e quello del rap, fra ora e quindici anni fa e poi mi si venga a dire che ho torto!
Certo, fatte tali premesse di approccio tematico, da una band ci si aspetta musica, e musica sarà. Tuttavia, com’è noto, noi non siamo una band convenzionale e la componente estetica non è di contorno, ma è consustanziale al messaggio filosofico e alla dinamica sonora e vocale. L’etnos espresso dalle nostre fisicità non è solo “fashion”, ma è strutturale a celebrare ciò che siamo, cantiamo e rappresentiamo: la glorificazione della bellezza occidentale. L’anima compone i testi, rendendosi mediatrice fra componente individuale dell’Autore e bagaglio culturale della sua coscienza storica; ma sono i corpi che producono suoni, vitalità timbrica e vocale. E i corpi sono espressione di morfologia significante: brani come “Narcissus Race” srotoleranno magnificamente tale tematica. Poi vi sarà Enea, recitato nella sua grotta calabra, ci sarà l’eroica disperazione di Costantino XI, commentata sonoricamente dal mio omonimo di Corazzata Valdemone in un originale coito fra epica e rumorismo. Non mancheranno le mie smargiassate liriche su brani di classica che, se da una parte confermeranno una volta di più come anche un tenore possa essere un gran pezzo di figo, dall’altra ricorderanno da dove proveniamo musicalmente noi europei. Quanto all’elettronica spinta e un po’ coatta, continuerà a far parte del nostro repertorio, ambientando stavolta un brano col quale ci rivolgeremo ai “gotici” : hey, ragazzi, col vostro nichilismo da trucchi comprati al discount avete talmente depresso l’ambiente da averlo fatto sparire! Contenti adesso? Dove prima suonavate voi vestiti da streghette e da fantasmini, ora ci ballano la samba con le infradito… Arrivato il messaggio?!
Le varie parti dell’album sono state registrate nei luoghi più impensabili, e assemblate in studi di registrazione diversi fra Milano, Roma e Bergamo. Per me fare musica non è mai stato solo chiudermi in sala coi miei ragazzi e suonare, o fare concerti, ma vivere attraverso i nostri corpi e le nostre anime tutto quel mondo ancestrale fatto di grotte, cascate, ninfei, cripte, processioni religiose, amori, erotismo, sudore fisico, nei quali e coi quali ambientare le nostre atmosfere, ove raccogliere idee e comporre poetica, godendo dei nostri scultorei addominali e pettorali al tatto dei quali cantare la bellezza di Dio. Questo sono sempre stati i Deviate Damaen e questo sempre saranno.
L’album, salvo sorprese anticipatorie, uscirà il 6 marzo del 2014, data del mio compleanno, da sempre sacra agli eventi storici riguardanti la band.
La line-up è, ancora una volta, del tutto nuova. Chi sono i tuoi nuovi compagni d’avventura e come li hai reclutati?
Inizierei col citare per primo l’ultimo arrivato, Giamo G. Laerte, mio pupillo e prosecutore nel nome e nella vocalità, talmente giovane che non era nemmeno nato quando io fondavo la band. La sua bellezza e perfezione fisica rappresentano quella personificazione vivificata dell’ideale estetico che cantiamo e di cui vogliamo bearci anche all’interno del Cenacolo che presiedo (Deviate Damaen e Aristocrazia Dvracrvxiana). Abbiamo un nuovo bassista, elemento vacante dal ’94, reclutato inquanto fan di vecchia data, come spesso è avvenuto nella storia dei Deviate Damaen. Fra le new entry c’è poi la bomba glamour J.J. Blackstar , altresì noto all’ambiente metal come Jonathan Add Garofoli, batterista di Azrath-11 e dei greci Naer Mataron (i black metallers che fanno capo al movimento ellenico di Alba Dorata, per intenderci). Il nostro fulmicotonico ed ormai storico chitarrista Aby, l’immancabile sciantosissima e non si sa bene se più bevuta o incartapecorita Lilì Lilien, e, last but not least, Ark, mio braccio destro e colonna portante musicale e tecnica del progetto, eclettico musicista e polistrumentista (già con Mystical Fullmoon e Labyrinthus Noctis), precario senso melodico, ma magistrale scultore timbrico e ritmico, alcooooolico thereminista, nonché detentore di due labbra da urlo, delle quali, naturalmente, io ben conosco il sapore.
Ille Doctor Luminis viene menzionato in formazione come addetto al pianoforte da camera e allo spazzolone da cesso, punto sul quale mi pare valga la pena soffermarsi. Che ruolo ha lo spazzolone da cesso nelle vostre composizioni? Sul palco verrebbe campionato o siete riusciti a montarci dei pickup?
Il “Magni” è un mio amico personale, collaboratore sia di Aristocrazia Dvracrvxiana che della band, ed energia accademica, culturale e di Pensiero vibrante in entrambi i progetti. Per la sua seconda laurea (sebbene sia giovane da far schifo..) gli ho regalato uno spazzolone da cesso in ferro battuto, e lui, dopo averlo sfoderato nella sala delle lauree dell’università di Roma con l’alloro ancora sul capo, ha deciso di farne uno strumento musicale. Riguardo il “come” suonerà tale strumento, beh, svelerò un segreto: il famigerato don Alexio Bavmord non è mai stato tutto ‘sto grande organista, eppure dalle sue dita adunche sono usciti suoni davvero nefasti, grazie anche al groviglio di vermi che sul brano omonimo ne nutriva il suono; bene, sono certo che avverrà qualcosa del genere anche col Magni! In ogni caso è lui il compositore del “Centone Deviatiko”, composizione letteraria attraverso la quale proporremo al nostro pubblico stralci dal più aulico Passato: sarà bello addormentarci la sera sapendo d’aver letto Leopardi ad un sedicenne strappandolo magari alla play station o al rap inculcatogli in classe!
Insieme abbiamo riesumato il concetto di “Pasquinata”, la satira contro il potere che veniva esposta a Roma sulla statua di Pasquino, vicino piazza Navona, ove non a caso sono stati appesi a rotazione tutti gli album dei Deviate Damaen ad ogni inizio anno affinché il “popolo” potesse goderne liberamente secondo la nostra concezione di “libera divulgazione dell’Arte e del Pensiero”. Tali “pasquinate deviatike”, recitate dalla nostra Lilì Lilien dopo laute libagioni godute tutti assieme presso la sua Magione di Umiltà, saranno invettive in rima scagazzate contro gli omuncoli e le donnuncole della nostra epoca: e “scagazzate” non è un modo di dire, poiché, ficcatomi un microfono nel culo, aloneremo la leggiadra vocalità che le declama con l’esito audiofonico del doloroso inserimento anale; del resto io mi sono sempre sacrificato fisicamente per la band: chi non ricorda le mie ripetute ejaculazioni sul VI movimento dello “Stabat Mater” immortalate su “Propedeutika Ad …”?!
C’è qualche possibilità di vedervi a breve dal vivo? Quando e perché smetteste di esibirvi in modo regolare? Che io sappia, negli anni ’90 le vostre apparizioni sul palco non erano così rare…
L’ultima apparizione ufficiale della band fu nel ’94 con Paul Chain a Morciano; da allora sono tornato su un palco solo lo scorso giugno con gli Ianva per la presentazione del loro ultimo album sul quale ho recitato la title track. E’ stato emozionante, soprattutto perché nel frattempo c’ hanno tragicamente lasciato sia Niki Ciddio che Rikk The Bitch, chitarrista e bassista della primissima formazione e miei grandi amici, con i quali ho condiviso le avventure live più belle della mia vita. Ho la fortuna di avere una concezione spirituale granitica della memoria, e ciò mi ha consentito di congelare la loro essenza affettiva nella monade ove consacro le cose e le persone più care della mia esistenza terrena, quindi, oltre al fatto che le loro note resteranno incise accanto alla mia voce nelle nostre opere per l’eternità, il nostro passato continuerà a vivere nel nostro futuro. Non pongo limiti ad un ritorno live dei Deviate Damaen, sebbene non abbia tale intenzione per l’immediato.
Ho apprezzato molto la tua performance su La Mano di Gloria, l’ultimo lavoro degli Ianva. Come è nata la collaborazione? Il testo è interamente opera tua? Te lo chiedo perché quel brano ha un ruolo molto importante nell’economia del concept…
No, assolutamente quel brano non è opera mia, ed è stato concepito, composto e scritto dal mio amico Mercy, col quale ci siam seguiti da sempre, ma conosciuti de visu solo da un paio d’anni; io mi sono limitato ad interpretarlo coniugando nel miglior modo possibile il mio stile recitativo con la drammaturgia prevista dall’autore. Citando il buon Mercy da una delle nostre prime telefonate: “io e te, caro Gab, fummo gli unici ad entrare nei salotti buoni dell’underground italiano con le scarpe sporche di fango”. In questa frase c’è tutta la nostra intesa, sfociata poi in questa riuscitissima collaborazione della quale siamo estremamente orgogliosi entrambi. Siamo due uomini e due artisti diversissimi nella forma mentis e nell’approccio estetico, ma condividiamo grande intesa spirituale ed empatica, e, soprattutto, siamo coesi nell’indole combattiva.
Ho sempre curato, proposto e accettato le mie collaborazioni artistiche sull’esclusiva base della mia amicizia e stima personale per i “colleghi” coinvolti; tuttavia, la scomodità estetica e filosofica dei Deviate Damaen, unita all’ inclassificabilità della loro indole, ci hanno sempre reso una band poco adatta ad integrarne il nome in seno a consessi più ampi. Ed è un gran peccato, per non dire una vera idiozia, che l’ala musicale identitaria sia così poco compatta, perdendosi dietro a puerili questioni di etichette e di “rossetto” che compromettono così la possibilità di unire le forze degli oramai quattro gatti che ne fanno parte. Peccato davvero.
Nec sacrilegium, Incesti Gratia! è una delle cose più geniali che abbia mai sentito e andrebbe trasmessa 24 ore su 24 nelle sale del Maxxi, se non del Guggenheim. Ci puoi raccontare nei dettagli la sua genesi?
Si, ricordo bene quanto ti colpì quel brano. Sinceramente l’idea di registrare una confessione vera basata su un testo scritto da me e quindi inventato fu originale, ma il brano musicale vero e proprio non lo considererei un capolavoro alla stregua di altri come “Purgazione Canonica” o come il venturo “Basta Non Basta!”. L’idea era quella di dimostrare, stigmatizzandola, l’esistenza della mediocrità umana rappresentata dal confessore che, non rendendosi conto della generosità ideale di un giovane che, pur d’evitare alla sorella l’onta d’un sacrilegio grave come il masturbarsi con un rosario, decide di sacrificarsi e possederla commettendo incesto, non assolve l’eroico fratello. Anche allora come ora, il deus ex machina drammaturgico fu un bacio salvifico, dato dal sottoscritto al peccatore alla fine della prima strofa di “N.Anathem”, a dimostrargli il tautologico apprezzamento dell’autore del testo per il suo alto gesto, disprezzato dall’ignaro confessore. Per l’epoca fu una provocazione efficacissima, colta persino dalla rubrica “Sotterranei” del quotidiano “La Repubblica”; ma oggi trovo molto più coraggioso sputazzare su chi va al ristorante cinese, reputando la resa della nostra quotidianità al low-cost allogeno molto più perniciosa della mediocrità di un prete un po’ duro di comprendonio. Comunque posso anticiparti che anche sul prossimo album non mancheranno “candid camera” sullo stile di “Nec Sacrilegium…”, solo meno ieratiche e molto più politicamente scorrette.
Come nacque invece l’idea di registrare Just Dead Applause nell’eremo di sant’Egidio?
l’idea seguì l’ennesimo palco mollato pochi minuti prima dell’inizio del live per le solite cause tecniche e contrasti con gli organizzatori, così decidemmo di incidere un live a porte chiuse, ed avendo grazie a Don Alexio Bavmord e alla Pittrice Sandra la disponibilità dell’Eremo di sant’Egidio nel viterbese, ci trasferimmo lì con tutta la strumentazione e alcuni guests per completare la formazione, fra cui Francesco Bucci e Lord Zimo degli Stormlord al basso, e incidemmo dal vivo i nostri brani in scaletta.
Naturalmente l’aspetto rivoluzionario di tale operazione non fu solo l’idea di registrare un live a porte chiuse, ma quello di regalarlo al pubblico attraverso lo scaricamento dal sito; e così, grazie alla perizia e alla disponibilità del grande Mauro Gassmask, nostro webmaster storico, inaugurammo una nuova formula di distribuzione on line e gratuita. Ed è nostra intenzione, col tempo, rendere di pubblica fruibilità l’intera discografia dei Deviate Damaen, completa di visualità e testi, della quale sono già disponibili diversi lavori scaricabili dal sito www.deviatedamaen.net
Sei stato spesso al centro di polemiche per le posizioni, diciamo, non allineate espresse dalla tua band. Quanto c’è di volontà di provocazione e quanto di sincero sfogo catartico nei Deviate Damaen? Insomma, quanto te la vai a cercare in modo premeditato per ottenere esattamente un certo tipo di reazioni?
la mia band ha ridefinito il concetto di indole punk, ribelle e politicamente scorretta; insomma, parliamoci chiaro: che cosa significa letteralmente “anticonformismo” ? Andare contro la forma dominante! E allora rispondimi tu, sinceramente: qual’è stato il Pensiero dominante nell’assetto culturale del paese dal ’68 in avanti? Quindi, tralasciando i Deviate Damaen che nascono come dei fuoriserie, in un alveo culturale del genere, tu chi giudicheresti più coraggiosi, al netto della fama, i Litfiba o i Disciplinatha? Elio e le Storie Tese (che dopo anni di satira anti-sistema ora fanno X Factor) o gli Ianva? Ecco, oggi a tale domanda imprimo ancora maggior veemenza, poiché il concetto di conformismo vive una sua ridefinizione in chiave ancora più accentuata che da sinistrismo lo rende mondialismo, con toni ancora più oscurantisti e assoluti; e così torno a domandarti: sono più coraggiosi i “Management Del Dolore Post Operatorio”, che al concerto del 1 maggio, immersi nella solita pletora ovina tanto anticlericale quanto con le chiappe spalancate ai Muezzin, simulano una messa usando il preservativo come ostia, o i Deviate Damaen che in piena epoca di delirio multiculturalista vomitano sui guardaroba velati, rivendicano la sacralità della propria Appartenenza etnica, e scrivono brani come “Il Valzer del Retrogrado” ricalcato su un vecchio vinile dei primi del ‘900 a 76 giri e inciso su un solo lato?!
La verità è che nessuno ha più i coglioni per fare satira sul serio, poiché la vera satira è quella contro il potere, e oggi il potere è nelle mani dei fautori del multiculturalismo: avanti, si faccia sotto chi ha il coraggio di satireggiare su questo! Noi lo facciamo…
Quando hai iniziato con i Deviate Damaen la ghettizzazione delle produzioni culturali accostabili all’estrema destra era molto più forte di ora. E, più in generale, con l’avvento di internet tutto diventa facilmente parte di un rumore di fondo assordante e indistinto. Sempre ammesso e non concesso che anche tu la veda in questi termini, tutto ciò non temi smorzi in partenza l’impatto dei tuoi messaggi? Insomma, se Religious As Our Methods uscisse oggi, il fattore-shock sarebbe lo stesso?
Internet, come tutto ciò che esiste in natura, ha due lame: nasce come progetto mondialista volto ad assordare, come dici tu, e quindi a fomentare l’indistinzione; tuttavia, come effetto collaterale, rende altresì più vulgabili messaggi che prima richiedevano l’invio di un Cd ad un indirizzo per arrivare ad una singola persona. In tutto questo, i DD non hanno mai avuto una collocazione facilmente inquadrabile, poiché se è vero che hanno sempre bastonato il conformismo sinistroide, la loro aura sexy e vagamente bi-sexy li ha sempre resi invisi a quei giri un po’ machisti che magari erano costretti ad ascoltarseli di nascosto. Ora, così come la sinistra dava addosso a Pasolini poiché egli, celebrando il lavoro agricolo, rivendicava un attaccamento identitario ad un assetto sociale tradizionale incompatibile con l’internazionalismo egalitarista e intellettualoide, certa destra si dimentica con troppa ignoranza e superficialità della bellezza scolpita nelle grandi amicizie grecoromane che ci tramandano come un abbraccio virile possa trasmettere calore erotico senza che ciò vada minimamente a ledere l’identità maschile di chi lo condivide, e, soprattutto, senza che ciò vada confuso coi concetti di “procreazione”, famiglia e Diritto. Ora, noi siamo cantori di Gesta e di Bellezza: come potremmo tralasciare Achille e Patroclo, Adriano ed Antinoo, Apollo e Giacinto solo per non turbare qualche energumeno rasato che si ostina a non riflettere sulla logica per la quale Narciso, specchiandosi, non s’innamora di una donna, ma di un uomo?! Ciò detto, sfido chiunque a gareggiare con la virilità del sottoscritto, ad iniziare da quella della mia potenza vocale, per finire con quella d’altro genere… E quest’ottusità di molti sull’argomento erotico va di pari passo con quella di altri sul satanismo: anziché rompere i coglioni ai metallari, ogni buon cattolico dovrebbe ringraziare gruppi come i Black Sabbath o i Mercyful Fate per aver cantato le gesta infernali di una religione identitaria, anziché aver lasciato il campo libero ad ateismo o peggio ad islamismo, facendo la felicità e il guadagno di quelle band di zecche che scrivevano sui muri “più case meno chiese” per poi spalancare le chiappe ai maomettani che sono notoriamente ben più omofobi e teocratici dei cattolici.
Viviamo una triste epoca in cui italiani come me e te propongono di mettere Dante fuori dai programmi scolastici attribuendo al Poeta una sorta di stravagante e malsana accusa di xenofobia retroattivata per l’occasione al 1303 d.C.: bene, i Deviate Damaen gli dedicheranno un brano che terminerà con uno dei suoi canti più controversi, un canto per il quale a Bologna la polizia dovette presidiare mesi la chiesa di san Zeno per il rischio di attentati: questo significa essere dei veri outsiders!
Avverti ancora dei legami con le scene metal e gothic? Più in generale, cosa ti piace ascoltare ora?
Continuo imperterrito ad ascoltare la stessa musica che ascoltavo a sedici anni, non solo lo stesso genere, ma proprio gli stessi gruppi e gli stessi dischi. Stimo molto gruppi tedeschi come Eisbrecher, che tengono alta la bandiera della propria identità, della propria lingua e della propria estetica tradizionale. Finché gruppi come i Venom, i Candlemass e i Celtic Frost continueranno ad esprimersi, l’Occidente vivrà. Per il resto ascolto solo musica classica, da chiesa, autori come Salieri, Boccherini, Pergolesi. Ciò detto, Dead or Alive e Sisters of Mercy sono tuttora i miei gruppi preferiti!
Che ricordi hai del circuito romano degli ultimi anni ’90/ primi anni zero? C’erano approssimazione, mancanza di strutture e anche un pizzico di allegra cialtroneria ma c’erano anche vitalità, creatività e, nel bene e nel male, dei veri “personaggi”. Poi è ovvio che al passato si guarda sempre con occhio indulgente…
Bah, che dirti, non ne ho grande nostalgia; non ho mai intrattenuto rapporti amichevoli con altre band, e col senno di poi non me ne pento affatto: un ambiente estintosi per ignavia stilistica e culturale non meritava di meglio che sparire. E lo dice uno che ha sempre creduto in una potenziale coesione identitaria, tant’è vero che ho sempre coltivato collaborazioni costruttive e interessanti in tal senso, come quella con i miei concittadini Stormlord, coi quali sarò anche sul prossimo album, ove declamerò i primi versi dell’Eneide, a riprova dell’esigenza oramai diffusa, anche fra artisti non politicamente impegnati come loro, di intonare l’Identità delle nostre origini. Quindi, tanto son fiero delle mie poche amicizie quanto lo sono proprio del fatto che siano poche.
Io non voglio finire come il tipo dei CCCP talmente fedele alla linea che, dopo aver predicato in gioventù sinistrismo e terzomondismo, in anzianità si da a scritture identitarie sulle sue colline natìe: o come i Litfiba che su “Tex” imprecavano contro l’ingiustizia della sottrazione della terra agli indiani da parte dei “cow boys”, e poi su “Senza Confini” non si pongono più il problema in questione, predicando migrazioni libere come se i popoli fossero libellule; tali incoerenze e discrasie logiche mi ricordano quei miscredenti e mangiapreti che sul viale del tramonto cominciano a trascorrere qualche pomeriggio in parrocchia per arruffianarsi il Creatore nello sfortunato caso esistesse: ma Dio non è scemo, e se esiste, cosa fortemente probabile, non si farà certo infinocchiare da queste banderuole!
La nostra missione è quella di aspergere bellezza e poesia per i nostri luoghi e alla nostra gente, rendendo quest’ultima inestinguibile nei secoli dei secoli. Quindi le nostre Opere sono dei veicoli di Identità e di rivendicazione di libertà identitaria. Il miglior modo per goderne e fruirne non è foraggiarle, ma divulgarle: in rete, nelle strade, sulle panchine, nei cessi dei musei, nei fondali degli abissi marini, nelle cavità terrestri, nei dirupi montani. Dobbiamo assicurarci l’eternità attraverso la persistenza materica e spirituale, ed è esattamente quello che stiamo facendo.
Ci congediamo con un messaggio per i tanti spaventapasseri che da sempre ci odiano e non si stancano di smoccolarci addosso oscenità d’ogni sorta: non vi illudete di poterci oscurare con censure, boicottaggi e silenzi, poiché, come canteremo su “La Fine Che Non C’è”, chi è come noi sa farsi bastare una scureggia per rendere magnifico un concetto: oramai è tardi per fermarci, poiché esistiamo, e chi esiste morfologicamente ed è bello come il sole significa quel che è per il solo fatto di esserci.
Genio.
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Ottima intervista, complimenti al Ciccio!
Uno dei gruppi italiani più interessanti, a mio parere. Conoscevo a memoria “Nec sacrilegium, Incesti Gratia”…
Però dovrebbero valutare meglio la tenuta di ciò in cui credono: si tratta di dottrine che si oppongono alla forma dell’occidentalizzazione o ne sono figlie?
Bagnato. Scossa elettrica. L’iniziativa l’hai avuta tu o lei?
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Non ho capito nulla
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Onore a Don Alexio ! Gloria a Dvra Crvx !
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