ENSLAVED – RIITIIR (Nuclear Blast)

Iniziano a non esserci più parole. Ho aspettato questo disco come il deserto aspetta la pioggia, dopo l’anticipazione della bellissima Thoughts Like Hammers, che qui ritroviamo come opener. E ora che finalmente RIITIIR è da qualche settimana nel mio stereo, mi mancano le parole. Non ha molto senso mettersi a comporre una cascata di superlativi assoluti per un gruppo la cui grandezza è ormai riconosciuta da tutti senza riserve, e che per l’ennesima volta non ci tradisce eppure ci spiazza. Sinceramente non credo che gli Enslaved abbiano bisogno di un panegirico, ma non posso fare a meno di pensare alla loro carriera: agli inizi erano uno dei gruppi fondanti del black metal norvegese, allo stesso livello di Immortal o Emperor, e probabilmente con la tripletta Vikingligr Veldi – FrostEld sono tuttora il gruppo viking metal più importante e influente di sempre, dopo ovviamente i Bathory. Ma quei dischi erano diversissimi l’uno dall’altro e, sempre seguendo questa progressione costante, Ivar Bjornsson e compagni non ne hanno mai composto uno uguale al precedente. La fase successiva ad Eld, a cavallo tra i due decenni passati, è stata interlocutoria, però Monumension e Below The Lights sono dischi bellissimi. E poi c’è stato Isa, un monumento torreggiante su tutta la scena norvegese, probabilmente il più bel disco avantgarde metal mai pubblicato anche se rappresenta la pietra tombale del genere stesso (che poi è diventato altro, o comunque si è lasciato inglobare in altri generi). E dopo Isa solo capolavori; dischi di difficilissimo ascolto, che magari ti ritrovi ad ascoltare poco perché, come ha spiegato mirabilmente Ciccio a proposito dei Death, c’è un certo tipo di musica che non è adatto a fare da sottofondo ma dev’essere assorbito piano, dedicandogli ogni tua energia, e, per quanto tu venga ripagato ad ogni ascolto, semplicemente spesso non hai il tempo materiale per farlo.

E ogni volta così, mollando il porto sicuro per arrischiarsi in tempeste in cui si ha quasi tutto da perdere. Non mi viene in mente un altro gruppo che, partendo da uno status iniziale di culto, è riuscito a campare vent’anni facendo sempre un disco diverso dall’altro, con discreta prolificità e non sbagliandone mai uno. Così su due piedi direi solo i Rotting Christ, ma con un respiro diverso rispetto agli Enslaved. 

RIITIIR è il dodicesimo full lenght, non considerando ep e split vari. Riparte esattamente da dove finiva Axioma Ethica Odini, ha lo stesso stile riconoscibilissimo ma proietta tutto ancora più avanti, tralasciando gli esperimenti degli ultimi ep The Sleeping Gods e Thorn, in cui i nostri si divertivano a sperimentare al di fuori della coerenza evolutiva dei full. Ancora una volta, in RIITIIR c’è un senso di libertà compositiva e di totale mancanza di schemi preordinati che atterrisce. Specie se associata all’attitudine tranquillona della band, incredibile se paragonata agli atteggiamenti da poeti maledetti ritagliati intorno a chi suona avantgarde o derivati; un’attitudine che si riflette anche nella musica, schietta e per niente ampollosa, come se i nostri si divertissero ancora a suonare, senza forzature né strizzamenti d’occhio né scadenze. E non c’è motivo di credere che non sia effettivamente così.

Entrare nello specifico dei singoli pezzi sarebbe ipocrita; come ho detto prima, ci vuole tempo per assimilare e comprendere davvero un disco del genere. Potrei parlare per ore degli Enslaved, perché li seguo dai tempi di Eld e da allora non ho mai smesso di seguirli e aspettare ansiosamente ogni loro uscita; ma, nonostante questo, per essere in grado di parlare più approfonditamente di RIITIIR mi ci vorrà comunque del tempo. Così su due piedi mi dà la sensazione di essere un disco di transizione, e che il prossimo rappresenterà un brusco scarto in avanti come fu per Isa e Monumension; ma potrei sbagliarmi. Posso solo confermare che, per quanto mi riguarda, gli Enslaved sono uno dei più grandi gruppi metal degli ultimi vent’anni, e attualmente uno dei pochi davvero interessanti. Là fuori c’è qualcuno che la pensa come me, e che non avrà certo aspettato la mia recensione per ascoltare RIITIIR e farsi un’opinione. Per me è il miglior disco uscito in questo 2012, anche se nella playlist dovessi scrivere diversamente. (barg)

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