IRON MAIDEN – The Final Frontier (EMI)

Il mio discorso parte da dove si era interrotto qui, dopo l’ascolto della sola El Dorado. Le precisazioni a tale articolo sono piuttosto ovvie: pur se il minutaggio potrebbe far pensare il contrario, in The Final Frontier di pezzi come la suddetta El Dorado ce ne sono pochi, o quantomeno la rievocazione del proprio passato epico non è così abusata come potevo ragionevolmente supporre all’epoca. Non ho letto recensioni del disco (è difficile che legga recensioni di altri siti/giornali, mi confondono le idee e tendenzialmente mi annoiano) ma, parlando un po’ in giro con altre teste metal, vedo che è diffusa l’opinione che questo quindicesimo album dei Maiden sia qualcosa di nuovo o, specularmente, di vicinissimo ai dischi anni’80. Non è così per me: The Final Frontier si inserisce, per quello che posso sentire, nei binari dei dischi post-reunion, dei quali costituisce una evoluzione coerente. Così è impossibile non accostare la titletrack alle opener di quest’ultima parte della loro carriera (The Wicker Man, Wildest Dreams, Different World) o comunque a quei pezzi diretti e basati sul riff tipo Rainmaker, These Colours Don’t Run o The Mercenary. Come è impossibile non sentire riecheggiare qua e là ritmiche, accelerazioni e melodie già sentite nei dischi immediatamente precedenti, specialmente Brave New World.

The Final Frontier è un passo avanti rispetto al precedente A Matter Of Life And Death, tentativo completamente fuori fuoco di evolversi in una direzione che coi Maiden ha poco a che fare o che, semplicemente, non sono più in grado di saper fare. AMOLAD non mi era piaciuto. Per niente. Salvavo soltanto qualche spunto qua e là, Brighter Of A Thousand Suns non era male, così come These Colours Don’t Run. Ma era poco, troppo poco per un gruppo i cui dischi sbagliati erano sempre stati ben al di sopra della soglia della sufficienza: No Prayer For The Dying conteneva comunque 3-4 pezzi bellissimi, meglio ancora il contestatissimo Fear Of The Dark, mentre per l’era Bayley ho comunque un’adorazione forse più dovuta all’attaccamento affettivo che altro (anche se credo che The X Factor sia davvero un disco magnifico). Da una band che dopo aver toccato il fondo –la reunion sputtanatissima con Dickinson e Adrian Smith dopo anni passati a buttarsi fango gli uni sugli altri- riesce a tirare fuori album splendidi come Brave New World e Dance Of Death non mi aspettavo un disco così sinceramente brutto, ma così è stato. The Final Frontier, dicevamo, riporta la band in carreggiata: credo che la fase declinante sia ormai piuttosto palese, e basterebbero soltanto i numerosi autoplagi all’interno del disco a darne prova, ma qui si tratta di invecchiare in maniera dignitosa o meno, e questo è già un buon passo avanti.

Il disco non ha veri e propri capolavori: forse solo le due conclusive, The Man Who Would Be King e la bellissima When The Wild Wind Blows, hanno una propria quadratura del cerchio. Tutte le altre canzoni soffrono di diversi sintomi più o meno comuni: per cominciare, sono tutte irrazionalmente prolisse. Irrazionalmente perchè non ha senso infilare intro lunghe MINUTI quasi ad ogni pezzo. The Talisman è esemplificativa: nei suoi nove minuti si raggiungono spesso livelli di maestosità degni dei migliori episodi della loro carriera, però non solo questi sono allungati in un brodo di solipsismo autoreferenziale, ma davvero non si capisce per quale arcano motivo, per arrivare ad ascoltarli, Steve Harris ha pensato fosse una buona idea farci prima sorbire una lunga intro recitata di due minuti. Due minuti! The Talisman poteva essere uno dei migliori pezzi degli ultimi vent’anni di storia dei Maiden, e per molti lo sarà pure, ma non si può prescindere dal fatto che con tre-quattro minuti in meno sarebbe potuta essere davvero un capolavoro. Discorso opposto per la piacevole The Alchemist, una di quelle canzoni normali che Steve Harris riuscirebbe a scrivere anche legato mani e piedi, ma col grosso vantaggio di durare quattro minuti e arrivare dritta al punto.

Che ovviamente nessuno mi fraintenda: il problema non è la lunghezza dei pezzi. Ci sono gruppi che hanno fatto la loro fortuna scrivendo pezzi bellissimi da dieci, quindici, venti minuti. Il problema è che bisogna saperli scrivere. Innanzitutto allungare il minutaggio con intro arpeggiate tutte più o meno simili non è ‘scrivere canzoni lunghe’. A me neanche dispiacciono gli arpeggi di Steve Harris, ma a tutto c’è un limite. Secondopoi, se fai metal classico e scrivi pezzi lunghissimi due sono le cose: o punti sulla ripetizione ipnotica e claustrofobica del minimalismo epic metal (e qui ritorno sul mio vecchio articolo su El Dorado) oppure dai loro un po’ di respiro. Prendere una canzone che sarebbe potuta tranquillamente durare 4-5 minuti, ripetere ad libitum alcuni pezzi di essa e poi per concludere allungare il brodo con un paio di minuti di arpeggi e voce recitativa o sussurrata non è ‘saper scrivere un pezzo lungo’. Anche Sign Of The Cross aveva una noiosa introduzione di oltre due minuti, ma anche un lungo e articolato break strumentale che dava respiro e senso alla canzone (che comunque per me rimane la loro più bella dai tempi di Seventh Son).

Insomma, un po’ di noia. Ma The Final Frontier rimane un disco dignitosissimo. L’unico pezzo forse davvero inascoltabile è Mother Of Mercy, per il resto siamo sulle normali coordinate di un gruppo con più di trent’anni di carriera e ancora molta fiducia (fondata o infondata che sia) sui propri mezzi. Qualche pezzo carino, qualche pezzo trascurabile, e un invidiabile climax finale, con l’ultima parte del disco di gran lunga meglio della prima. Fatte salve le rimostranze sulla fase compositiva, e in mancanza di grossi difetti per quanto riguarda la produzione e il rodatissimo reparto strumentale, l’ultimo appunto sento di farlo sulla voce di Dickinson. Quando quest’ultimo se ne andò dalla band sbattendo la porta, Nicko McBrain disse ‘finalmente se n’è andato quel tizio che strillava sempre come una sirena’. All’epoca non capii, non volli capire, Dickinson era praticamente Dio per me in quegli anni. Ora però capisco. La voce arriva sottilissima alle note alte: le prende tutte eh, solo che non c’è più corposità, calore, vita in quelle note alte. Quello che Nicko disse all’epoca era frutto dei concerti fatti assieme, con la voce di Bruce che comprensibilmente non era come su disco (e sui –ritoccatissimi- dischi live, che invece qualcuno continua a prendere ad esempio come se quella fosse davvero la genuina voce di Dickinson senza trucco nè inganno: beati siano i cuori candidi). Ora invece quella voce ce l’ha anche su disco. The air raid siren in tutto e per tutto, nel bene e nel male. Sentirlo strillare a quel modo sul ritornello di The Talisman contribuisce ad affossare il pezzo, che pur rimane uno dei migliori degli ultimi anni.

Questa è la mia opinione sulla questione. Come avevo anticipato, il disco lo ho comprato appena uscito nei negozi. Paradossalmente, trattandosi di una band che ho amato alla follia sin da ragazzino, il problema è un altro: di solito –vedi Judas Priest o Metallica– ci penso due volte prima di comprare dischi di gente a fine carriera, ma poi non vedo l’ora di andarli a vedere dal vivo. Nella fattispecie non so quanto abbia voglia di spendere i soldi che chiedono i Maiden per sentirmi poi una scaletta tutta basata sugli ultimi dischi, ma questo è un problema che verrà più avanti.

Nel bene e nel male, up the irons. (barg)

62 commenti

  • ‘Sentirlo strillare a quel modo sul ritornello di The Talisman contribuisce ad affossare il pezzo, che pur rimane uno dei migliori degli ultimi anni’

    Questo è ciò che rende interessante il mondo, la varietà di opinioni…infatti quella è la parte vocale che mi piace di + nell’ intero disco e non solo di questo.

    Inoltre, non sarà che McBrain avesse rilasciato quelle dichiarazioni principalmente per il fatto che stava rosicando come una suora arrapata?

    Ad ogni modo, condivisibile o meno, recensione ben scritta ed argomentata.

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  • hai scritto talmente tante idee che, come è normale che sia, concordo su certe e dissento parecchio su altre… non ho ben capito perchè paragonare El Dorado con i pezzi epici di Steve Harris presenti in ogni album (ops forse questo l’hai detto nell’altra recensione…) e non vedo perchè Mother of Mercy sia inascoltabile! ricadiamo probabilmente nel solito noioso “de gustibus!” :)

    come non quotare GrayRov:
    “Ad ogni modo, condivisibile o meno, recensione ben scritta ed argomentata.”

    P.S. l’ultima foto è un capolavoro!

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  • ALLUCINANTE, quoto tutto.
    P.s. – “Mother of mercy” credo sia il pezzo più brutto di tutta la storia degli Iron Maiden. Una roba talmente disgustosa che il nano è stato capace di cantare e urlare fastidiosamente fino a far rabbrividire la più stonata delle campane.

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  • ecco, questa è una recensione, non quella del Mancusi.

    non condivido molte cose, ma per come sono espresse meritano rispetto le opioni del recensore, anche se diverse dalle mie.

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  • Non ho ancora sentito l’album, e questa recensione mi ha incuriosita.
    Sinceramente non ho apprezzato la loro discografia post-reunion, ne quella del periodo Blaze ( a parte The X factor, album splendido), ne tanto meno quella dell’ultimo periodo Dickinson. Ma si sa, i gusti sono gusti. Personalmente ho preferito gli album solisti di Dickinson ( Accident of birth su tutti). Ma ripeto, sono incuriosita, e probabilmente dopo aver letto questo pezzo mi riascolterò tutto, da The wicker man in poi… insomma le recensioni servono a questo, e probabilmente potrei cambiare idea!

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  • Mi piace questa versione web di Metal Shock, ma , vi prego, fate fare le recensioni a qualcun altro. Sono tutte basate su gusti esclusivamente personali, come ben esemplificato da Manny. A me i Judas Priest han sempre fatto cacare ma mai mi sognerei di dire che Breakin’ the law non è un capolavoro. Non mi sembra il caso di citare le sciocchezze che disse Nicko Mc Brain 15 anni fa, sono tutte affermazioni che fanno il gioco dello show business di cui i Maiden fanno parte. Quel che è vero, è che in questo disco Dickinson non ce la fa più di tanto, e mi chiedo perchè il produttore stavolta abbia scelto di far uscire l’album con suoni così brutti, più confusi rispetto a quelli del penultimo disco. A proposito, credo che sia ozioso parlare di passi indietro od in avanti rispetto a AMOLAD, che era un disco ostico nel quale Steve Harris si è tolto talmente tante soddisfazioni (compositive) da averlo proposto interamente dal vivo. Io personalmente lo preferisco di gran lunga rispetto a questo Final Frontier ma, oggettivamente parlando, credo che siamo più o meno sullo stesso livello, così come con tutti gli album della nuova era Dickinson. Tanto il succo è sempre quello: ci sono migliaia di bands che suonano sullo stile degli AcDc ma pochissime che suonano sullo stile degli Iron senza essere cover band. Perchè gli Iron sono unici ed inimitabili, nel bene e nel male.

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  • Vorrei rimanere sul piano ludico, ma questi commenti sulla voce di Dickinson mi mettono addosso una tristezza infinita e, se ad altri fanno fuoriuscire corpi, a me fuoriescono solo parole.

    Bruce Dickinson, come forse non tutti sanno, è nato nel 1958.
    Canta tutt’ora dal vivo e sui dischi con una padronanza ed espressività che non sono MAI riuscito a rilevare altrove nel panorama metal e nel rock AGGRESSIVO in generale.

    Il 98,8 per cento dei ventenni di oggi può soltanto SOGNARE di arrivare a quel livello.

    L’estensione vocale di Dickinson (padronanza dalle note BASSE alle alte) è praticamente sconosciuta a qualsiasi cantante del genere metal, andate a leggere su wikipedia le note tecniche.

    Adesso per rompere i coglioni ad un cantante e poter dire a tutti i costi la propria ci si appella a questo non ben specificato CALORE nella voce.
    Da ragazzino, a seguito di una discussione, feci ascoltare la voce di Dickinson ad una intellettualona 40 enne, facendo presente che quello era il modo di cantare che preferivo.
    La tardona mi rispose che preferiva il CALORE di Huey Lewis sulla track di Ritorno al Futuro.
    Da quel giorno, non ho più dato molto peso a considerazioni di questo tipo.

    Anche perchè ho scoperto – in seguito – essere la tizia + attratta dalla ZAZZERA (diciamo così) del tipo Lewis che dalle corde vocali.

    Fino ad oggi.

    Tralasciando momentaneamente l’universo e le considerazioni femminili:

    E’ vero che su AMOLAD Dickinson ha cantato a dei livelli che, forse, neanche in passato aveva toccato (citazione, esempio: ritornello finale di Brighter…) ma è anche vero che in una intervista rilasciata appena finite le registrazioni di quell’album dichiarò che il lavoro su quel disco lo aveva DRENATO, e lo diceva con una faccia da MUPPET talmente stravolta che pensavo (fortunatamente PER ME sbagliandomi) sarebbe stato il suo ultimo lavoro.

    Sull’ultimo album, che cosa ha fatto Dickinson?

    Rispetto al passato canta più pezzi ‘di testa’ e meno con la pancia, poichè è ben consapevole che, nel caso in cui gli altri geni della band si mettessero in testa di eseguire l’intero album dal vivo – per la gioia di Trainspotting – questa volta credo dipartirebbe da questa valle di lacrime.

    Ciononostante l’interpretazione è sempre di primissimo livello, asfalta QUALSIASI altro cantante ci sia oggi nel panorama – non solo – metal e questo suo approccio non è avvertibile sicuramente in The Talisman che è la traccia da lui meglio eseguita dell’ album.
    Mi spiegate come cazzo si fa a cantare quel pezzo, su quelle tonalità senza che la voce diventi un pò più fine? Umanamente non riesco a concepirlo.

    Semmai il problema, andando sullo specifico, può essere avvertito in Starblind, dove sembra che lo stiano strangolando, visto che il pezzo scorre su tonalità medio – alte che possono rivelarsi (come chi canta sa) più fastidiose (e FIACCANTI dal vivo) degli acuti sparati veri e propri.
    Vi meritatavate veramente gli acuti all’elio di Michael Kiske – il quale sembrava perennemente BRACCATO DA UN FALLO – altro che calore.

    Per chiarire il fatto che non parlo da malato di Dicko:

    La TIMBRICA che preferisco in assoluto, in qualsiasi genere, è quella di Eric Adams, prescindendo dall’ idiozia delle tematiche espresse. Appena dopo, Dickinson e un tale LUCIO BATTISTI, che pure in parecchie occasioni stonava.
    Sulle NOTE BASSE per le canzoni dei Maiden preferisco la voce di Bailey (anche se negli ultimi album le tonalità basse di Bruce hanno acquistato in maniera esponenziale).
    Su alcuni pezzi, Sign of the Cross su tutti, a parere mio, rende meglio la voce di Blaze.

    Per Traispotting:
    Da quello che mi risulta, Nicko dichiarò: ‘Finalmente se n’è andato quel tizio che strillava come una CHECCA, quella di Blaze sì che è una voce virile, da Iron Maiden!’.
    Al che, informato, di ciò, Nonno Harris disse che il buon Nicko andava preso per una recchia ed invitato a tacere.
    Tra l’altro, sappiamo tutti come è andata poi a finire.

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  • Apparte il fatto che per me ALM e Trainspotting possono anche scrivere un libro di ricette x vegani e io me lo compro e lo leggo e credo ad ogni singola parola,non per chissà quale motivo,ma solo xchè m’hanno cresciuto sti due ominidi(pure Ciccio sia chiaro)…però se devo essere onesto,conciso e diretto dirò che:STO ALBUM M’HA FATTO CAGARE MA IN UN MODO CHE VOI NON IMMAGINATE NEMMENO!!!

    up the iron sia chiaro ma anche up the pensionamento please

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    • Perfetto.
      Non cè da aggiungere altro.

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    • ehm… l’hai ascoltato prima o dopo aver letto le recensioni?

      non è necessario rispondere…

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      • boh non mi pubblicano la risposta.vabbè ripeto:l’album l’ho ascoltato prima di leggere le recensioni che credi?e poi con tutto il rispetto che ho per metal shock ,non è che evito di ascoltare un gruppo se loro me lo stroncano,e viceversa!!!
        quest’album m’ha fatto letteralmente cagare (c’è di peggio sia chiaro) e quindi lo dico pur essendo un grande fan degli Iron…ad ogni modo non credo che voi fans e pure i Maiden non ci dormiate la notte dopo questa mia dichiarazione.De Gustibus e io non Gustibus

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  • GrayRov, complimentoni!
    sei proprio un ‘capiscione’, meno male che ci stanno quelli come te che ci rivelano la verita’

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  • Hey, ma nessuno ha notato che Steve Harris nella prima foto sembra Eva de I CESARONI??

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  • GaryRov genio totale del mondo.
    Italia, per favore attivati per questo virgulto della critica musicale, dona lui una rivista, un canale musicale, qualsiasi cosa.
    Italia, non sprecare i nostri talenti mandandoli a recensire dischi all’estero, facciamoglielo fare qui, c’e’ tanto bisogno di gente cosi’.

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  • ——————————————————————————————————
    Manuali di giornalismo: l’utilizzo derlle POWER WORDS.

    A cura di GrayRov

    Le power-words sono un efficace mezzo di comunicare le proprie idee estetiche nelle critica musicale, particolarmente efficaci nella comunicazione via web permettono di trasmettere concetti chiari e definiti che il pubblico puo’ recepire con facilita’.

    Avvertenze: per comunicare al lettore una sensazione di imparzialita’, obbiettivita’ e competenza e’ assolutamente necessario che le power words vengano scritte in MAIUSCOLO.

    Qui sotto trovate un esempio delle piu’ comuni power-words:

    MAI
    AGGRESSIVO
    SOGNARE
    BASSE
    CALORE
    CALORE
    ZAZZERA
    MUPPET
    PER ME
    QUALSIASI
    FIACCANTI
    BRACCATO DA UN FALLO
    TIMBRICA
    LUCIO BATTISTI
    NOTE BASSE
    CHECCA

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    • NO! hai beccato le POWER-WORDS!!!

      Eh sì, adesso mi hai veramente smascherato, d’ora in poi starò bene attento ad abusarne.
      Magari verrai pure a conoscenza del fatto che volevo scrivere per Metal Shock ma non ho superato il test di ammissione…hai fatto venire meno la fiducia nei miei mezzi.

      Non è che, per caso, ti sei innamorata di me, G I O I A?

      Noto un piacevole contrasto tra il nick da te scelto e il tuo modo sofisticato ed arguto di esprimerti. Lo trovo davvero molto sexy.

      Adesso che ti ho risposto, però, non correre a masturbarti, continua a commentarmi, è molto più interessante per i lettori del parlare dell’album.

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  • Appendice:
    I CESARONI
    QUAQUARAQUA

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  • Ma fate davvero? Avrete quarant’anni a momenti e vi beccate su un sito come facevamo a 12 anni su H/M? MA TI FA SUSSERIO ‘MORE??? Per non parlare di chi utilizza un nick che finisce per 666! Spero che ti gavessi tredese anni, ‘more.Par no parlar del resto.
    Comunque vi lancio la sfida di GrayRov, trovate un altro vocalist come Dickinson della generazione successiva (quindi: risposte come Geoff Tate non valgono!). Io negli ultimi cinque anni non ho sentito cantare dal vivo nessuno come lui (Tate a parte, ma non vale, e poi ai Queensryche a differenza dei Maiden, gli tocca vivere di nostalgia).
    Per rispondere a GrayRov: il disco l’ho comprato (proprio come gli altri) quindi l’ho ascoltato col solito stereo. E, fidati, ha dei suoni meno limpidi rispetto al passato, forse perchè il produttore -vista la semplificazione di alcune camzoni rispetto al disco precedente- ha ritenuto opportuno conferirgli un sound più grezzo. Boh. Iron Maiden are not a rock’n’roll band.

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    • la domanda sul suono te l’avevo posta io ;)

      mi sa che se senti il suono impastato ti tocca cambiare impianto :D

      oppure passi da casa mia e te lo faccio ascoltare io :D

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    • Ehm…veramente l’annotazione te l’aveva fatta Salvo.
      Grazie per esserti ricordata di me, comunque.

      Ad ogni modo, quest’ ultimo non mi sembra meno complesso del disco precedente, anzi.

      Pace e felicità, Dolce Creatura.

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  • per me l’estensione vocale di pavarotti e’ la migliore

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  • la rece del barg ricalca in modo più morbido i concetti del mancusi, è un dischetto mediocre. preferisco un chiaro vaffanculo ad un non chiaro non è bruttissimo, sono questioni di stili e non gusti personali. ho fatto un giro nel web e, a parte il regno unito che difende a priori qualsiasi cosa fatta in patria, tutti gli altri giudizi non mi sembrano positivi. non credo in un complotto internazionale contro la band.

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    • devi fartelo meglio il giro ;) anche in Canada e negli Stati Uniti, per citarne due, il disco ha avuto volti alti ;)

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    • The album was reviewed by CLASSIC ROCK on July 23, being praised as “densely-layered and substantial” as well as “beautifully paced and disarmingly complex” and “a fresh take on a sound that has admirably withstood three decades of fashions and fads”.

      METAL HAMMER published a track-by-track guide to the album on July 16, calling it “a demanding album, but one that most Maiden fans are going to absolutely adore…”. In a later review of the album, the magazine said that “to hear an album this good from a band of this vintage is nigh on miraculous… We’re unbelievably lucky that they’re still around. Long may the Maiden reign”.

      KERRANG! rated the album “a record that’ll still bowl you over in a decade’s time.”

      THE QUIETUS reviewed the album on August 11, commenting that “The Final Frontier takes time, it takes effort, but it’s overwhelmingly brilliant. They haven’t just served up the easy option – that would have been boring for us and, more importantly you feel, boring for them.”

      ALL MUSIC noted that “The Final Frontier still brings Iron Maiden closer to their aesthetic legacy and triumphant year 2000 rebirth than its two predecessors.”

      Joe Bosso of MUSIC RADAR published a track-by-track review of the album, saying that “Iron Maiden have created a work full of hypnotic excitement, unconventional structure and dizzying vision…the group have succeeded beyond their wildest dreams.”

      CONSEQUENCE OF SOUND deemed the album “easily the best from the six-piece since 2000’s Brave New World”.

      BRAVE WORDS & BLOODY KNUCKLES said that “this is a thrilling and deeply satisfying glimpse into a brave new future for the people’s metal band.”

      ABOUT.COM commented that “The Final Frontier is definitely a grower. Some of the songs are immediately accessible, but others take a while to fully unfold and appreciate. When a band has recorded some of the classic metal albums of all time, new material has a lot to live up to. Iron Maiden meets or exceeds all those expectations.”

      POPMATTERS considered the album “in some ways… the most ambitious album Iron Maiden has ever made, a 76-minute opus”.

      The BBC praised the album as “a remarkable achievement”, complimenting the band for “no compromises, just complexities and challenges and more moments of brilliance than perhaps even they thought they still had left in them.”

      ONE METAL summarised the album as “a prog rock odyssey that confirms Iron Maiden as the best of the big name bands working today”.

      BLABBERMOUTH praised the album as “better than Brave New World”, explaining that “this is the reason Bruce Dickinson and Adrian Smith rejoined the band, the fulfillment of a decade of promise, and arguably the first time that Steve Harris’s post-Fear of the Dark cinematic vision has been backed up with consistently strong songwriting, spot-on production, and a fire-in-the-belly performance from the whole band”.

      MOJO labelled the album “their most ambitious yet… signifying that this national institution’s quest for adventure remains unabated”.

      METRO called the album “fresher, more visceral-sounding…”, adding that “the blustering music is served with utter conviction… the noise and fantasy is rip-roaringly alive”.

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  • Masticatore di escrementi

    Ho preferito gli iracondi zebedei del Mancusi (che io immagino di dimensioni notevoli) agli scampanellanti zebedei del Bargone. Così, giusto per fare una breve recensione ad una recensione, dato che il disco è una merda, di chiunque siano gli zebedei.

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  • certo che qui come scelta dei nick siamo messi bene…bellafica666, masticatore di escrementi…

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  • qua è necessario l’utilizzo del teorema degli Ulver.. :D

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  • si, ma il masticatore di escrementi è ormai una colonna di Metal Shock..le sue mail e le risposte di Traispotting sono state alcune delle pagine piu belle belle della rivista

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  • Che bello il metal. Penso esattamente all’opposto della recensione. Le cose che qui piacciono (sia del presente che del passato) non mi piacciono, e viceversa. Gli Iron sono grandi per questo: c’è a chi piace Sign of the Cross (mi permetto di dire: oh my god, come si fa) e chi adora Fear of the Dark. CHe pensa che No Prayer for the Dying sia un capolavoro, chi adora A matter of life and death. Seguo gli Iron “in diretta” dal terzo disco, ovvero da Number of the Beast… e mi diverto ancora a leggere queste discussioni.
    E andatevi a leggere quello che dicono gli specialisti inglesi che forse di metal ne capiscono qualcosa di più…
    Mio voto all’album: 8.5

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  • Quello che hai scritto è assolutamente giusto.

    Infatti io non mi capacito del fatto che Sign of the Cross possa NON piacere a qualcuno che apprezza questo tipo di metal o gli Iron Maiden in particolare.

    Gli specialisti li ho riportati poco sopra, in effetti.

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  • …partiamo dal fatto che per me i maiden sono praticamente una religione e che, in pratica, ho assistito piu’ ai loro concerti che alle liturgie parrocchiali… L’unico appunto che mi sento di fare riguarda l’eccessiva durata di qualche brano che poteva essere ridotta di 2/3 minuti (vedi the isle of avalon e starblind le peggiori del lotto insieme ad eldorado), non ho appunti ovviamente ne per la produzione, secondo me impeccabile come al solito (odio st.anger),ne tantomeno per le prove dei singoli su cui davvero non si puo’ dire nulla…Una cosa è chiara: hanno da tempo cambiato rotta, rischiando la faccia, tendendo più al rock quasi progressivo che al vero heavy ,è innegabile pero’ che il disco sia, secondo me, molto ispirato con picchi notevoli concentrati ,come detto in sede di recensione,nella seconda parte dell’album con the man who would be king e when the wild wind blows che si inseriscono direttamente tra le migliori composizioni di sempre della band, ascoltare le schitarrate dei tre vecchietti in the man who…. su quella melodia piangente mi ha devvero esaltato..
    il buon steve cavalca il suo puledro come sempre, ha cambiato il suo modo di comporre che in dance of death ha trovato la sua espressione migliore (nell’ultimo periodo)..
    nicko sul disco è ovviamente ispiratissimo,il suo problema ogni tanto sono i live (vedi death on the road)…vedremo! nel tour di AMOLAD l’ho trovato impeccabile speriamo bene..
    veniamo a bruce…tranne in starblind dove è veramente lamentoso (colpa dell’eccessiva prolissita’ del pezzo?)negli altri atti riesce a sollevare le sorti anche dei pezzi peggiori….isle of avalon senza di lui sarebbe stata davvero distruttiva, le suecorde vocali sembrano quelle di un ragazzino e concordo con chi ammette l’inarrivabilità dell’air raid siren..in mother of mercy e coming home per me è sopraffino,la sua performance innalza il livello dell’album..
    il disco,come quelli dell’ultimo corso, non è maiden style 100%, non è diretto non è troppo heavy ti entra dentro con calma solo se gli dai fiducia questo è l’effetto che mi ha fatto..l’ho odiato subito ma è praticamente un mese che lo ascolto ogni giorno

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  • Condivido pienamente il suo punto di vista. Ritengo che questa sia un’ottima idea.
    Condivido pienamente il suo punto di vista. Ottima idea, sono d’accordo con lei.

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  • a questo punto io penso di essere l’unico individuo al mondo a pensare che A Matter Of Life And Death sia uno dei migliori album…i testi sono eccezionali, la parte musicale è moooooooooooolto complessa e strutturata…e poi io ho un debole per la voce di bruce e penso che in quel disco abbia fatto veramente molto…passando a Final Frontier…premetto che a me è piaciuto e continua a piacermi molto anche se non lo metterei sul podio dei miei preferiti…sento che tutti o meglio quasi, si lamentano per la lunghezza dei pezzi….dopo la famosa reunion la band ha iniziato a creare canzoni piu articolate e ne sono uscite per esempio dance of death, no more lies ecc ecc non sono canzoni propriamente corte….”the talisman” è lunga, è vero ma non si può dire che annoia….lei stessa ha dentro tante di quelle idee e spunti che se ne potrebbero fare 3 di canzoni….e per quanto riguarda la voce di bruce, avendolo sentito live parecchie volte, devo dire che la voce c’è l’ha ancora…non è piu quella del 20 enne dickinson ma fa la sua porca figura…l’unica pecca: magari non riuscirà più a fare quello che faceva in “flash of the blade”.

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  • io sono d’accoro totalmente a metà.
    Per me è davvero un buon disco, soprattutto contestualizzato.
    Alcuni pezzi sono, sì, troppo lunghi, ma gli unici che non reggo proprio sono i primi due. Gli altri alla fine, mi piacciono.
    Predilezione assoluta per Coming Home e le due finali.

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