Il ritorno dei GORGASM contro il logorio del death metal moderno
I Gorgasm sono sempre stati tra i miei esponenti preferiti della seconda ondata brutal a stelle e strisce, ovvero quella venuta su alla fine degli anni ’90, anche per il loro andare in controtendenza rispetto a quelli che stavano emergendo come i nuovi orientamenti del genere. I vari Disgorge e Devourment puntavano tutto su sonorità sempre più cupe, claustrofobiche e impastate, ovvero quello che sarebbe stato in seguito definito slam. La band di Chicago, città che con il tempo ha strappato a Tampa il ruolo di capitale del death metal statunitense, invece curava in modo certosino scrittura, esecuzione, produzione e arrangiamenti e si distingueva per un piglio ironico che rendeva meno stucchevoli e indigeste le tematiche ultragore. Insomma, se gente come i Brodequin (tranquilli, a breve parleremo anche del loro ritorno) erano Cannibal Holocaust, i Gorgasm erano Brain Dead di Peter Jackson.
Uscii pazzo per Destined to Violate, forse il miglior lavoro di sempre degli americani, quindi non presi proprio benissimo i dieci anni di silenzio che seguirono. A interromperli è questo Ep di tre tracce, che includono il singolo Carnal Demise pubblicato lo scorso febbraio. Sulle reti sociali il dischetto è stato annunciato come un ritorno al passato ma ciò è vero solo in parte. Damian Leski è l’unico membro originario rimasto e i nuovi ragazzi che lo accompagnano sembrerebbero aver portato con loro qualcosina di quelle “band monotone e poco interessanti dei tempi moderni” alle quali, secondo quanto si legge nel comunicato che accompagna Sadichist, viene contrapposto l’insanguinato blasone dei Gorgasm.
La prima cosa che non funziona benissimo sono i suoni. Il gruppo ha optato per l’autoproduzione e rinuncia a quella resa sonora nitida che era sempre stata tra le loro armi più letali. Il riffing, poi, non ha quei guizzi improvvisi che rendevano Leski e compagni distinguibili all’istante. Permangono quegli sporadici sprazzi di melodia da sempre loro marchio di fabbrica ma certe concessioni al canone morbidangeliano riproposto fino allo spasimo negli ultimi due o tre lustri mi hanno lasciato un po’ perplesso.
Non tutto convince, quindi, ma parlare di delusione sarebbe eccessivo; era inevitabile partire con aspettative altissime davanti a una band con un passato così glorioso che si rifà viva dopo un decennio. Queste tre tracce comunque si mangiano a colazione un buon 80% delle uscite coeve a base di sfoggi di tecnica a capocchia e registrazione inutilmente inintelligibile. Attendiamo quindi con fiducia l’Lp annunciato per il 2025, auspicando che la nuova formazione trovi il giusto amalgama e si rivolga a un produttore in grado di render giustizia alla storia dei Gorgasm. (Ciccio Russo)
