Doppia recensione: HELLOWEEN – Straight Out of Hell (Sony)
Beh, però che tiro. Quest’anno non poteva iniziare in un modo migliore. Era dai tempi di Gambling With The Devil che non mi intrippavo così per un disco degli Helloween. Questo Straight Out Of Hell è una bella bomba: potente, veloce, diretto, melodico, epico, trionfale. Persino la ballata mi è piaciuta. Ti viene voglia di dedicarla alla moglie o alla fidanzata, che poi puntualmente ti fa quello sguardo tra l’imbarazzato e il commiserevole mentre pensa tra sé Dio bono, ma con chi mi sono messa? Gli Helloween hanno la capacità di stamparti sulla faccia quel sorriso di pace interiore con cui te ne vai in giro mentre li ascolti in cuffia. E la gente ti guarda preoccupata e pensa tra sé ma che ci avrà ‘sto tizio, fammi scansare. Il metallo tetesco fa questo effetto e si amplifica quando a cagionarlo sono i migliori semi di zucca. Burning Sun ti fa fare air-guitar con cipiglio fiero come quando eri ragazzo, quando i tuoi genitori si imbucavano nella stanza per vedere che cavolo stesse succedendo in quell’inferno di fischi ed esplosioni nucleari. E tua madre faceva finta di non vedere per non doverti giudicare e tuo padre pensava scoraggiato tra sé io volevo la femmina. Questi sono gli Helloween e sono gli Helloween migliori, quelli che pisciano in testa a tutti, quelli sui quali non abbiamo nulla da dire, quelli che quando l’amico ti chiedeva com’è il disco? tu non dicevi una parola, lo fissavi dritto negli occhi e solenne annuivi. Ascoltati il disco, amico, e godi anche tu.
Quando li vidi dal vivo la prima (ahimé) e ultima volta (ahimé di nuovo) Deris mi diede da pensare. Non so, forse era semplicemente stanco, forse la carbonara gli aveva otturato la canna, forse non avrebbe comunque avuto speranze di fronte alle aspettative di quindicenne che aveva appena acquistato The Time Of The Oath infilate nel corpo di un trentenne che aveva appena comprato 7 Sinners. Ovviamente in studio Deris rende da dio, tutta la squadra rende da dio, non c’è una pecca che una in questo disco. Se proprio volessi fare il criticone potrei dire che Asshole gli è venuta fuori dritta dritta da quel posto o che avrebbero anche potuta risparmiarsela. O entrambe le cose. Così fu per Are You Metal? che addirittura fu scelta, con grande sbigottimento di molti, come singolo e che in redazione additammo quasi tutti come brano sostanzialmente fuori luogo. Questa volta hanno avuto almeno la creanza (e il coraggio) di scegliere come singolo il pezzo migliore e più ‘difficile’ del disco, il brano speed metal del disco, Nabataea. È vero, anche Asshole è parecchio fuori contesto, ha un testo che più idiota non si può e cammina pericolosamente sul filo del ridicolo ma, se ci pensiamo un attimo, come la suddetta Are You Metal? si inserisce nel solco di tutti quei brani più cazzaroni e ‘leggeri’ (ma non brutti per forza) presenti in quasi ogni disco, tipo Mrs. God, Can Do It, Mr. Torture, Anything My Mama Don’t Like fino ad arrivare a Dr. Stein. Tutto sommato, considerato che stiamo parlando di un ottimo disco, questa piccola caduta di tono gliela perdoniamo. Tutto gli perdoniamo a questi Helloween vitali e positivi e nel pieno della seconda giovinezza.
Alle mogli e alle fidanzate che ci compatiscono, all’uomo della strada che ci guarda male, alle mamme che facevano finta di non vedere e ai padri che volevano una figlia femmina, noi pronunciamo la solenne formula: la gente non sa cosa si perde a non essere metallari.
E questo di primo acchito, a sentimento, de panza. Poi, per capire quanto realmente mi piacesse Straight Out Of Hell rispetto agli ultimi lavori mi sono messo a riascoltare tutti i dischi del dopo Better Than Raw e ho finito per piantarmi letteralmente su Gambling With The Devil il cui cd sto consumando anche più di quanto feci all’epoca. Non riesco ad uscirne. Razionalmente mi viene da dire che Gambling è stato, cronologicamente parlando, l’ultimo vero discone degli Helloween. (Charles)
Parliamoci chiaro: gli Helloween, più che altro nella figura del loro leader Michael Weikath, si sono letteralmente cagati sotto quando uscì Unisonic lo scorso anno. Kiske e Hansen, nuovamente riuniti, hanno sfornato un disco veramente ben riuscito, melodico e potente, che ha fatto accendere gli animi e portato indietro negli anni i fan storici della vera band di Amburgo, con appunto Kiske alla voce e Hansen alla chitarra. Weikath che, pur essendo antipatico (l’ho conosciuto personalmente) non è uno stupido, ha subito capito che gli Helloween dovevano sfoderare una prestazione sopra le righe per cercare di essere alla pari con Unisonic. Più che altro perché, pur essendo Gambling With The Devil e 7 Sinners due ottimi dischi, le ultime uscite discografiche delle zucche tedesche non erano di certo dei capolavori imperdibili.
E quindi ancora una volta la legge di mercato, che vede la concorrenza come massima protagonista, dà i suoi frutti. E ci regala questo Straight Out Of Hell, un vero e proprio discone degli Helloween che sembra riportare la band ai tempi di The Dark Ride, che per il sottoscritto rimane ad oggi il migliore dell’epoca Deris. Ed infatti proprio da The Dark Ride bisogna partire per analizzare al meglio quest’ultima fatica discografica di Weikath e compagni. Le accordature si fanno cazzute come all’epoca, oscure e pesanti per buona parte del disco. Non mancano canzoni in pieno stile Helloween come la moderna Live Now oppure Far From The Stars (una delle poche firmate Weikath) fino ad arrivare a Waiting From The Thunder che per chi scrive è uno dei pezzi più riusciti del disco insieme alla title track.
La cosa che si fa notare al primo ascolto è la mancanza dei massicci assoli di chitarra che sono sempre stati marchio di fabbrica degli Helloween. Forse per modernizzare ancora di più il sound, Weikath ha pensato di diminuire le scariche elettriche che provengono dalla sua Les Paul. Resta il fatto che comunque la mancanza dei soli non sminuisce la bellezza dell’album. Certo gli Helloween di oggi, come dicevo anche nella recensione di 7 Sinners, non sono più quelli di una volta. Il sound è decisamente più moderno ed anche lo stile nel comporre le canzoni è mutato nel corso degli anni. Deris indubbiamente si sente più a proprio agio con questo tipo di sonorità (come era stato con The Dark Ride appunto) e riesce a sfoderare una prestazione maiuscola, probabilmente una delle meglio riuscite della propria carriera. Canzoni come l’opener Nabataea, World Of War o le sopra citate sono la conferma di quanto appena detto finora.
Ancora una volta i nuovi arrivati (perché per me saranno sempre i nuovi arrivati) si dimostrano all’altezza della situazione, soprattutto il prode Sascha Gerstner, perché comunque Uli Kusch scusate, ma era di un altro pianeta proprio rispetto a Daniel Loeble. Unica pecca dolente rimane ancora una volta la ballad, Hold Me In Your Arms. If I Could Fly rimane inarrivabile nella discografia degli Helloween epoca Deris (e guarda caso si parla sempre di The Dark Ride). Il 2013 quindi inizia subito alla grande per noi amanti ed appassionati del power metal teutonico, e questo dualismo Helloween / Unisonic ci dovrebbe rendere contenti, perché i due gruppi si dovranno sempre impegnare appieno per mantenere vivo ed interessante il confronto forzato con i propri rivali. E quindi, secondo me, ne sentiremo ancora delle belle, anzi, bellissime! (Luca ‘Acey’ Arioli)

Per ora sentito solo una volta e da amante esagerato delle zucche devo ammettere che mi ha deluso parecchio. La cosa però che non mi torna è il fatto che di quest’album sento solo recensioni ultra positive: dove sbaglio quindi?!??! Quest’album mi ha letteralemnte annoiato, cosa che non mi è mai successa con gli Helloween forse solo con Keeper of the Seven Keys – The Legacy!! boh proverò a riascoltare.
Comunque “If I Could Fly” miglior ballad in epoca Deris non se pò senti’ dai…
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e qual’è la migliore ballad epoca Deris ?
“Forever and one” ? “If I knew” ? “Light the universe” ? “The smile of the sun” ?
Una ballad per essere vincente deve piacere a chiunque nel senso più lato del termine… Ed “If I could Fly” penso non ci sia persona a cui non piaccia, che sia uomo, donna, bambino, truzzo, non truzzo e via dicendo…
Per quanto riguarda il disco: è di una modernità assurda, ma gli Helloween possono permettersi di fare una cosa del genere: il power lo hanno inventato loro e, per come la vedo, io hanno anche la facoltà di ri-inventarlo a loro piacimento.
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La pensamo in maniera differente in quanto a “ballad”, le prime due che hai alencato per quanto mi riguarda sono una spanna sopra If I Could Fly, ma poi ripeto:son gusti personali!
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“forever and one” forever… ahem
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Spiazzato! Ecco come mi son sentito quando ho ascoltato questo disco. Sono un fan accanito di Weiki e soci da quasi 15 anni e reputo questo disco come uno dei migliori da The dark ride ad oggi, superiore di gran lunga a 7 Sinners ed a pari merito con Gambling with the devil.
Non riesco a smettere di ascoltarlo, pieno di melodia e di ritornelli accattivanti (proprio dove 7 sinners peccava di più), le Zucche di Amburgo hanno fatto un lavoro coi controcazzi, la prestazione di Deris è veramente sopra le righe (sperando sia così anche in tour) anche se un pezzo come Asshole potevano veramente evitare di pubblicarlo.
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Appunto, una recensione non deve poggiarsi su gusti personali, o almeno non al 100% !
Se così fosse metterei 10 e lode (e con bacio accademico) all’ultimo dei Freedom Call che è un capolavoro (hanno scritto e composto il loro “Appetite for Destruction”) per quanto mi riguarda… ma mica posso scriverlo su una rece… sarebbe un pensiero troppo personale ! :D
Ps. Cmq se volete sentire gli helloween di 15 anni fa comprateve sto disco dei Freedom !!!
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conoscendo i Freedom Call allora hanno scritto HAPPYtite for Destruction…
(pessima sorry)
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wow è tornato luca arioli con una recensione sul power..si respira aria di casa che bello!!
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ahahah grande !! Qui è sempre aria di casa ! ;)
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noioso alla morte.. i soliti helloween senza idee..
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“il power lo hanno inventato loro e, per come la vedo, io hanno anche la facoltà di ri-inventarlo a loro piacimento”.
Eh… appunto…. peccato che di questi “loro” li dentro ne sia rimasto solo uno, e non è certo il migliore dei 5. No, spiacente… Già prendere Deris è stato come sostiuire Marlon Brando con Alvaro Vitali; gli album tuttavia, con due grandi della vecchia guardia come Kusch e Grapow, sono rimasti davvero belli. Ma via pure loro… fine. Da Rabbit in avanti è tutta robetta fatta solo per tirare avanti.
Tutto quanto secondo la mia modesta opinione, chiaramente.
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