METALITALIA FESTIVAL (prima giornata) – 27.09.2025 @Live Music Club, Trezzo sull’Adda
Ci ho provato ad arrivare in tempo per vedermi tutti e otto i gruppi, dico davvero. Purtroppo però essere genitore di figli piccoli comporta muoversi in un intricato percorso di guerra tra i compleanni degli amichetti, e, proprio per non farsi mancare niente, questa mattina sono stato obbligato a presenziare a una festa che peraltro si teneva a Pavia, non solo fuori Milano ma esattamente dall’altra parte rispetto a Trezzo sull’Adda, col risultato che a fine giornata, oltre ad essermi sparato una festa di bambini e sette ore di festival estremo all’impiedi, mi sarò fatto anche quasi tre ore alla guida. Ma va bene così: il Valhalla mi aspetta.
Arriviamo quindi nel mezzo del concerto degli EQUILIBRIUM, la quota aquagym del festival. I tamarrissimi bavaresi tunzettano e zumpettano, coinvolgendo un Live Music Club sorprendentemente pieno già alle cinque di pomeriggio. La giornata ha registrato il tutto esaurito, con una capienza del locale che ufficialmente è intorno alle 1800 persone. O perlomeno così mi è stato detto. Dato che gli Equilibrium, come si sarà capito, non mi hanno mai detto granché, spendo due parole per citare i gruppi precedenti che mi sono purtroppo perso, ovvero Bedsore, Iotunn e Persefone. Alla prossima, speriamo.
Subito dopo a salire sul palco sono i MESSA, con un cambio radicale di atmosfera che sarà poi una caratteristica del festival stesso. In questi mesi ho sempre approfittato di ogni occasione utile per lodare il loro ultimo album, The Spin, che per me è bellissimo ma soprattutto sorprendente, sia perché non mi aspettavo che evolvessero in questa direzione sia perché non avevo apprezzato troppo il precedente Close, che all’opposto faceva presagire sviluppi futuri molto diversi. E per la mia felicità oggi faranno quasi tutto l’ultimo disco, lasciando fuori solo l’apertura Void Meridian. Pochissimo spazio alla discografia precedente, rappresentata solo da Rubedo (da Close) e Leah (dal secondo Feast for Water). Niente dal debutto Belfry, purtroppo, ma non si può avere tutto. La loro esibizione mi è sembrata impeccabile anche se un po’ distaccata, ma probabilmente la loro musica rende meglio se ascoltata in ambienti più intimi e raccolti, piuttosto che sul palco di un festival. Ci si rivedrà in giro presto, spero.
A seguire ci sono i KANONENFIEBER, che insieme ai Messa erano il motivo principale per cui ci tenevo a essere qui oggi. Con la differenza che i Messa li ho visti varie volte, i bavaresi non credo siano mai venuti prima in Italia (ma posso sbagliarmi) (RETTIFICA: come giustamente fattomi notare dai nostri potenti lettori nei commenti, erano già venuti in almeno due occasioni: al Black Winter Fest 2023 e di spalla agli Amon Amarth nel 2024, nda). Loro sono una vecchia conoscenza di Metal Skunk, dato che Griffar si accorse del loro debutto Menschenmühle in tempi record come sua abitudine; da allora hanno fatto parecchia strada, anche grazie a un contratto con Century Media, e oggi tra il pubblico sono in tantissimi ad aspettarli. Piero Tola, che li aveva visti in Polonia, mi aveva avvisato della loro eccezionale tenuta di palco, ma sinceramente la loro prestazione è andata molto oltre le migliori aspettative. Tra cambi di costumi e scenette recitate portano il concetto di teatralità ben oltre il consueto, e, per quanto su disco siano apprezzabili, è la dimensione live quella che si addice loro di più. Suonano un’oretta, componendo una metà della scaletta dall’ultimo Die Urkatastrophe e l’altra metà da pezzi sparsi tra i loro numerosi Ep. Davvero incredibili; se continuano così potrebbero diventare veramente grossi da qui a qualche anno.
Dopo un concertone del genere non era semplice ammosciare completamente l’atmosfera, ma i SOEN ci sono riusciti. Nonostante abbiano una buona base di estimatori, e del resto un così alto posizionamento nel cartellone non arriva per caso, io non riesco proprio a capire cosa ci trovi la gente. Ho anche provato a sottopormi alla loro esibizione per una ventina di minuti, eppure non sono riuscito a salvare neanche un singolo aspetto della loro musica. Qualunque cosa si possa pensare degli Opeth, il fatto che Martin Lopez sia potuto passare da quel gruppo a questa roba qua è incomprensibile. Ma poco male, perché almeno ho avuto il tempo di mangiare.
Durante la mezz’oretta di cambio palco parte un po’ di panico per un blackout che ci lascia quasi al buio per una quindicina di minuti. Fortunatamente l’emergenza rientra e i DARK TRANQUILLITY riescono a salire sul palco in orario. Oggi si celebra il trentennale di The Gallery e il ventennale di Character, e la scaletta è divisa in tre parti: cinque dal capolavoro del 1995, cinque dall’altro e cinque prese da altri dischi. La prima parte è ovviamente la migliore, con l’apertura affidata a Punish my Heaven seguita da Edenspring, Lethe, The Emptiness from which I Fed e The Dividing Line. Loro in un certo senso non sono più loro, dato che a parte Stanne e Brändström gli altri sono tutti nuovi arrivati, quindi da questo punto di vista l’impatto è abbastanza straniante. Alla chitarra c’è il tizio degli Hatesphere, per dire. Stanne invece è sempre uguale, a parte un po’ di stempiatura e un po’ di pancetta, ma per il resto è sempre lui, con le sue mossette, i suoi sorrisoni e i suoi balletti. La voce di un tempo è bella che andata, ma questo si era capito anche dagli ultimi dischi, e, come detto, in qualche modo questa sua nuova versione arrochita mi piace pure. I Dark Tranquillity comunque sono il secondo gruppo che ho visto di più in vita mia, nonostante non sia il loro più grande fan, e l’unica volta che sono uscito deluso da un loro concerto è stata la prima, nel 1999. Tutte le altre volte hanno sempre portato a casa il risultato, e oggi proseguono la tradizione. Alla fine usciamo contenti, stanchissimi e devastati ma contenti. Sulla strada verso il parcheggio incrocio la solita bancarella delle maglie tarocche e noto una maglietta bianca dei Blind Guardian con le date del tour del 2015, quello della data romana all’Atlantico a cui avevo assistito. E lo so che non si fa, o meglio si fa ma non si dice, ma l’ho interpretato come un segno del destino per non poter andare alla seconda giornata powerona del festival. Quindi se la prossima volta mi vedete in giro con una maglia bianca dei Blind Guardian non giudicatemi. (barg)




gran bei gruppi, D.T. in primis, a parte i Soen che nemmeno conosco, molti definiscono i kanon dei poser, ma a me piacciono molto, l’album d’esordio una bombetta a mano
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I kanonenfieber erano di spalla agli Amon Amarth l’anno scorso a Lignano, purtroppo han suonato solo 25 minuti
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presenti anche al black winter fest nel 2023. Tanta roba.
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I Soen non li ho mai capiti, mai. Non mi spiego il loro successo, forse vanno tanto tra i metallari meno “true” e i non metallari che mettono un piede nel genere, e se li fanno piacere in quanto innocui e morbidini, non lo so. Ma sono veramente uno dei gruppi più noiosi del mondo.
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Di tutti i gruppi che suonavano gli unici che avrei visto volentieri erano i Messa. E comunque Close era decisamente meglio dell’ ultimo IMHO.
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